Lo aveva già anticipato greenreeport.it qualche giorno fa, ma ora c’è la conferma che nella bozza delle liberalizzazioni (che a quanto pare, e fortunatamente, su questo punto troverebbe la nette opposizione del ministro dell’ambiente Corrado Clini) è previsto un nuovo via libera alle trivellazioni petrolifere e gasiere selvagge nei mari italiani. La bozza del decreto sulle liberalizzazioni, incompleta ma che domani dovrebbe arrivare al Consiglio dei ministri, all’articolo 20 prevede incentivi per i territori dove vengono trovati giacimenti di gas e petrolio, poi, all’articolo 22 si ripropone esplicitamente di favorire la ricerca di idrocarburi nelle acque territoriali italiane. Il comma 2 dell’articolo 21 dice che il limite spaziale per le perforazioni off shore passa da 12 a 5 miglia marine, praticamente sottocosta. Si tornerebbe indietro addirittura rispetto al timido ripensamento dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo, che dopo le proteste nell’Arcipelago Toscano, alle Tremiti e nelle isole minori siciliane, decise nel 2010 di spostare il limite di divieto di trivellazioni di 5 miglia dalla costa a 12 miglia dalle aree protette e di vietare ogni attività di ricerca petrolifera nel Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos. La cosa incredibile, come riferisce oggi anche “Il Manifesto” è che questa scelta del governo tecnico venga giustificata con la richiesta di agenzie che lo stesso governo e le forze politiche in coro definiscono inaffidabili e rappresentanti della finanza di rapina che ha distrutto intere economie. Infatti nel testo della bozza si legge: «Lo sviluppo delle attività di prospezione e coltivazione di idrocarburi sia tra i parametri oggetto di valutazione da parte delle Agenzie di rating per la stima della solidità economica degli Stati. A titolo esemplificativo, si rileva che tra le ragioni che hanno indotto, lo scorso 9 settembre, Standard & Poor's ad alzare il rating di Israele ad "A+" da "A", c'è stata proprio la decisione del governo israeliano di sviluppare le attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi nelle proprie acque territoriali». La bozza delle liberalizzazioni dice che L’attività di prospezione di idrocarburi è libera nel territorio nazionale e nelle zone del mare territoriale», fatti salvi i vincoli ambientali che però non servono certo a proteggere da uno sversamento petrolifero che avviene vicino ad un’area protetta. Quindi si passa ad un regime concessorio unico «Che prevede una fase di ricerca al termine della quale, in caso di esito negativo, il titolo cessa, mentre in caso di ritrovamento minerario prosegue l’attività attraverso le fasi di sviluppo, produzione, ripristino finale». Più che una strada un tappeto rosso sotto i piedi delle Big Oil: basterà ottenere una Valutazione d’impatto ambientale positiva. Così si darebbe il via libera alle attività di una miriadi di multinazionali, spesso piccole e poco “sicure”, spesso senza il bagaglio tecnico e le risorse per affrontare disastri come quello della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, che vogliono trivellare il Mediterraneo, , anche ad altissime profondità, da Pianosa e Montecristo alla Sicilia, passando per le Tremiti e il Molise. Restando al settore energetico, l'articolo 30 prevede di accelerare la dismissione delle vecchie centrali nucleari italiane, ma non dice do ve andranno a finire scorie e rifiuti. Per il gas è prevista la separazione della rete Snam dall'Eni.
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