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Giglio: Migliaia di tonnellate di acciaio ed idrocarburi e pochi chilogrami di bambina Trovati nella nave i corpi di altri 5 naufraghi, numero delle vittime accertate sale a 11

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 17 gennaio 2012

Continua a tenere banco, e chissà per quanti giorni ancora così sarà, la "crisi gigliese", con l'Isola che mai nella sua storia ha "goduto" di tanta attenzione da parte della comunità nazionale ed internazionale, e siamo di nuovo al pacciugo delle notizie su tutti i fronti che hanno martellato le ultime ore. Dalla più terribilmente certa: il ritrovamento della sesta vittima, all'ansiogeno balletto delle cifre, ancora incredibilmente indefinite dei dispersi, con la tragedia nella tragedia di una bimba di cinque anni che non si trova, pochi chilogrammi di bambina persi in un mare di centinaia di migliaia di tonnellate di orgoglioso acciaio da rottamare, in un mare di generosità, altruismi ed umane imbecillità e viltà, con i miti della presuzione gigantistica, ipertecnologica, ormai messi con il culo per terra da madre natura: dalla corrente che blocca le ricerche per uno scivolamento del mastodonte di qualche centimetro, dal bollettino meteo di un giorno invernale qualsiasi, con un metro d'onda che diventa una fonte di straordinaria preoccupazione, dalla perturbazione più consistente, in calendario per mezza settimana, che fa accapponare la pelle perché se il relitto assassino decidesse di assestarsi diversamente, scivolando più in profondità nessuno, al di là delle dichiarazioni del partito dei "tranquillizzatori" (si forma sempre anche nelle peggiori occasioni), può prevedere quanto ciò inciderà in ordine: a) sulla ricerca dei naufraghi mancanti all'indefinito appello, b) sulla messa sicurezza sul fronte del disinnesco di una bomba ecologica da 2400 tonnellate di idrocarburi (e Legambiente ricorda che in Nuova Zelanda ne sono bastate 350 per provocare sciagure su 70 chilometri di costa, c) sulla rimozione definitiva del vinto "vanto" della marineria festaiola italiana. Non si sta con le mani in mano, si susseguono un'ora dopo l'altra gli incontri operativi, tra Governo Regione enti tecnici e locali, come a Livorno dove si è ragionato sul da fare al Giglio, ma anche Gorgona, sui cui fondali un cargo volpinamente salpato da Catania con la peggior mareggiata dell'anno ha seminato centinaia di bidoni di schifezze che ora dovranno essere costosamente recuperati (e noi paghiamo); un'altra assurda vicenda di inaudita gravità, messa in ombra dal disastro del Giglio. Tutti fatti che, a parte suggerirci di vietare quanto prima la pratica (consolidata) delle coreagrafiche stronzate come gli "inchini" sottocosta, ci ripropone drammaticamente la constatazione che quanto più i manufatti dell'uomo si allontanano dalle sue fisiche dimensioni,tanto più si rischia a carico dell'umanità vivente e di quella futura. Basta poco, pochissimo: è bastata la ferocia oscurantistica di un manipolo di pazzi per far crollare le più alte e popolate torri della terra, facendo d'un colpo 3000 vittime, è bastata la leggerezza incosciente di "un uomo solo al comando" per mettere a repentaglio l'esistenza di 4.200 persone alloggiate nel più gigantesco degli "alberghi galleggianti" d'Italia, e per farci temere ancora uno smisurato flagello ambientale che - ha parlato chiaro il Ministro - non è stato ancora affatto scongiurato. Se gli uomini non comprenderanno da mille lezioni che, o vanno verso una "decrescita felice" o vanno verso il disastro planetario, se non inizieranno a ripensarsi a misura umana la storia consegnerà alle future generazioni un mondo sempre meno facile e bello da essere vissuto, almeno dall'Homo sapiens sapiens, se questo scellerata scimmia nuda e bipede non imparerà ad usare e non farsi usare dalla sua stessa tecnologia. La cronaca per chiudere ci racconta della massima onorificenza al valor civile che sarà concessa ai cittadini del Giglio e dell'Argentario per il loro umano, solidale, a trati eroico comportamento. Sono riconoscimenti meritati e doverosi, ma non può non tornarci alla mente quel verso di Brecht che recita: "Beato quel paese che non ha bisogno di eroi".


concordia affondata ultima

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