L’àmbito semantico di Aithále, il più antico nome dell’Elba, e delle varianti Aithalía, Aitháleia, è quello di scintilla, fuliggine. E’ quanto mi è stato insegnato al Liceo Foresi da quello straordinario docente che era Alfonso Preziosi e dopo, all’Università di Pisa, dal linguista Riccardo Ambrosini, insuperato traduttore di lirici e prosatori greci, classici ed ellenistici, con il quale a partire dal 1980 ho condiviso una serie di ricerche pluridisciplinari. Il toponimo Aithále compare già in Ecateo di Mileto verso la fine del VI secolo avanti Cristo; Stefano Bizantino, che ne riporta il relativo frammento nel VI secolo dopo Cristo, pensa che derivasse dalla lavorazione del ferro che circondava di fumo i numerosi luoghi in cui avvenivano i trattamenti del minerale. Il concetto era già stato espresso nel I secolo a. C. da Diodoro Siculo, il quale così narra nella sua ‘Biblioteca Storica’ (V, 13, 1-2 ): “ Dell’ Etruria, infatti, fa parte un’isola di fronte alla città chiamata Populonia, che chiamano Aitháleia. Questa, che dista circa cento stadi dalla costa, ha ricevuto quella denominazione dall’abbondanza del fumo (o della fuliggine) che c’è lungo di essa. Come minerale ha, infatti, molta siderite, che tagliano per la fusione e per la preparazione del ferro, perché hanno molta abbondanza di quel metallo”. Di recente (si veda la pagina 254 del volume “Elba. Territorio e civiltà di un’isola”, Genova 2001) ha tentato di farsi strada una nuova ipotesi, secondo la quale sarebbe possibile spiegare il nome greco dell’Elba non tanto sulla scorta dell’attività siderurgica quanto in base alle caratteristiche fisiche, che avrebbero consentito ai naviganti di identificare immediatamente l’isola color fuliggine grazie alle spiagge scure della zona orientale. Sorge spontanea un’obiezione, che di per sé rende tale teoria poco fondata: com’è possibile che le spiagge, brevi distese orizzontali che già a qualche chilometro di distanza si confondono, specie se scure, con il blu del mare, possano essere state considerate dagli antichi navigatori quali elementi discriminanti per riconoscere un luogo da un altro? Se ci si allontana una decina di miglia dalla costa, l’Elba – è vero – assume un profilo dalle tonalità scure, ma ciò vale in generale, per la stragrande maggioranza dei litorali, insulari e non. Qualche anno dopo (si confrontino, in particolare, le pagine 125-127 di “Archaeologica Pisana”, Pisa 2004) l’ipotesi coloristica ‘orizzontale’ (spiagge), è stata integrata con le emergenze cromatiche ‘verticali’ (pareti rocciose). In altre parole, toponimi come Punta Nera, presenti alle estremità orientale e occidentale, dimostrerebbero che almeno in origine il toponimo Aithále avrebbe indicato un’isola connotata da rocce scure. A parte il fatto che, nemmeno a farlo apposta, vicino alla Punta Nera di Capoliveri c’è una Punta Bianca, e accanto alla Punta Nera di Chiessi esiste la località Pietre Albe (cioè bianche), oggettivamente non mi sembra che il perimetro costiero dell’Elba abbia una prevalenza coloristica nerastra. Anzi. Insomma: ognuno continui pure a tenersi strette le proprie opinioni, ma allo stato attuale delle conoscenze, a mio avviso, non ci sono dati né concreti né convincenti per modificare l’esegesi tradizionale. No, Aithále ‘la nera’ proprio non va, tanto più che quando gli scrittori greci hanno voluto usare una qualificazione cromatica hanno utilizzato attributi come argós o leukós (bianco, splendente), che insieme al blu del mare e al verde della vegetazione sono i colori che caratterizzano l’Elba. La bontà dell’interpretazione proposta da Diodoro e da Stefano Bizantino, da Preziosi e da Ambrosini (ma anche da una pletora di studiosi di rango fra i quali Minto, Colonna, Cristofani, Grant, Torelli), resta piena e inalterata: Aithále/Aithalía/ Aitháleia continua a essere l’isola delle scintille e della fuliggine, del fuoco e del fumo che si levavano dalle centinaia di forni per la riduzione del ferro. Anche perché i Greci, se davvero avessero avuto l’intenzione di basarsi sul colore nero per identificarla, senza tante contorsioni linguistiche avrebbero usato aggettivi (o sostantivi) più diretti e puntuali, come mélas o amaurós.
costa elba verticale