C’era comprensibile attesa per il ventennale della legge sui parchi visto come vanno le cose e da tempo. Era -ed è- infatti una occasione per fare finalmente il punto sui guai che affliggono i nostri parchi e i rischi anche peggiori che si profilano all’orizzonte. Innanzitutto c’era -e resta- da capire cosa sta bollendo in alcune pentole a partire dal Senato e poi giù giù il governo, le regioni, gli enti locali. Perché questi sono i fondamentali protagonisti e i titolari della gestione dei parchi e più in generale dell’ambiente. E’ bastato un decreto sulle province per accendere le polveri della polemica di cui si capiscono le ragioni costituzionali e istituzionali. Invece che al Senato la tanto chiacchierata legge in discussione di cui si è tornati a parlare in un recente e bizzarro appuntamento di Federparchi preveda l’abrogazione dei parchi regionali a mare nessuno lo ha ricordato e lo ricorda. E per evitare che qualcuno lo ricordi e denunci il misfatto le regioni sono state puntualmente snobbate e ignorate al Senato e se non bastasse anche i rappresentanti dei parchi ignorano questo particolare e nel ventennale chiacchierano d’altro. Ricapitoliamo per l’ennesima volta come stanno le cose sperando che Federparchi anziché incavolarsi di nuovo con me esca dal suo omertoso silenzio. Dunque al Senato la legge sui parchi di cui si è parlato anche nel recente incontro romano con relatori scelti perché non disturbassero dice che i parchi regionali continueranno ad operare a terra, sui fiumi ma non più sui ‘tratti di mare prospicenti’ delle varie regioni. Insomma i parchi regionali a mare sono abrogati e chi li aveva istituiti ne sarà espropriato dal ministero che deciderà cosa farne. La legge che ha preso le mosse dalla crisi soprattutto delle aree protette marine anziché integrare di più e meglio di quanto si sia riusciti a fare in 20 anni le aree protette marine e le altre aree protette terrestri come l ‘Unione Europea’ non si stanca di chiederci e raccomandarci anche con salate multe, manda così a spigare regioni ed enti locali. C’è qualcuno che ne ha parlato qualche giorno fa Roma, nel direttivo di Federparchi, al Senato, in qualche documento? Se c’è alzi una mano. Ma non dica e ripeta per favore che si sta facendo solo un po’ di manutenzione ad una legge che dopo 20 anni qualche acciacco ce l’ha. Gli acciacchi e anche peggio ce l’hanno coloro stanno zitti e fanno gli gnorri come hanno fatto quando l’UPI chiedeva l’abrogazione dei parchi regionali. Ora sono le province ad essere sotto schiaffo ma il silenzio continua sui parchi regionali a mare. L’UPI ora legittimamente protesta e altrettanto fanno i comuni e le regioni per i loro guai. L’associazione dei parchi invece cosa fa? Sulle aree protette marine regionali tace e quindi acconsente. Ma le cose non vanno molto meglio neppure per i parchi nazionali. Anche lì nella pentola del senato bolle uno strano minestrone che prevede finalità diverse rispetto a quelle fissate chiaramente dalla legge quadro e cioè la tutela ambientale. Si parla, infatti, di attività economiche –certo sostenibili ci mancherebbe! – che del parco farebbero un’altra cosa tipo una comunità montana (anch’essa peraltro impallinata prima delle province). Tanto è vero che i portatori di interessi dovrebbe essere rappresentati nell’ente di gestione. Ma le finalità ambientali di un parco non riguardano specifici interessi riconducibili a categorie più o meno produttive ma beni comuni, un ambiente sano, pulito, bello e così via che riguarda le comunità del luogo e non del luogo che devono essere –non a caso- rappresentate dalle istituzioni nel loro complesso stato,regioni, enti locali e mondo della ricerca. C’è non a caso la Comunità del parco che affianca l’ente di gestione. Per questo in tutti i paesi del mondo dei parchi si fanno carico le istituzioni. Se poi biglietti d’ingresso e altri proventi grazie alle attività proprie del parco si aggiungono sarà tutto grasso che cola. Invece al Senato si prevede un parco che dovrebbe fare un altro mestiere. E meno male che volevano fare solo un pò di maquillage. Come è facile capire – comunque non difficile- che le difficoltà di bilancio sono chiaramente prese a pretesto per stravolgere la legge in alcuni dei suoi punti decisivi. Il che è confermato peraltro dal più totale silenzio su come dopo un decennio di colpevole inerzia e inadempienza dovrebbe funzionare un sistema nazionale di parchi e aree protette tanto più oggi che a quelle di matrice nazionale, regionale e locale si sono aggiunte quelle comunitarie. Con quali strumenti e in quali sedi si dovrebbe gestire una programmazione del sistema come diceva il Decreto Bassanini. Difficile d’altronde sorprendersi visto che particolarmente impegnati a far imboccare ai parchi questo nuovo rovinoso binario sono parchi commissariati da tempo. Insomma i commissari fanno quello che legittimamente dovrebbero fare i presidenti. Qualche tempo fa mi è stato duramente contestato con tanto di raccolta di firme censorie di vedere tra i parchi disagi inesistenti. Vorrei sapere se anche queste sono fisime e allucinazioni. Finora tra un brindisi e l’altro su quel che di grave bolle in pentola non ho visto e letto niente. Ed è grave. Anche per questo il Gruppo di San Rossore cercherà di fare la sua parte per il rilancio dei parchi a partire proprio dal dire come stanno le cose. E voglio aggiungere come avevo scritto a Federparchi che il nostro Gruppo aveva deciso di rinviare anche un suo appuntamento nazionale perché volevamo impegnarci con tutti gli altri che oggi sono chiamati a farsi sentire per evitare il peggio. A questo impegno credevamo e crediamo perché c’è troppo silenzio anche in sedi regionali e locali che dovrebbe anche per dovere istituzionale farsi valere. Dispiace che finora questo nostro impegno e disponibilità siano stati ignorati al punto che tra gli invitati non abbiamo visto neppure Gianluigi Ceruti. Ma non ci faremo scoraggiare perché la partita è troppo importante.
Capoliveri verso le miniere (bella)