Nel corso dell’incontro svoltosi il 4 novembre scorso su iniziativa del Vice Prefetto per gli Affari dell’Elba, Dott. DAVETI (che faceva seguito a quello del 14 settembre, nell’ambito del quale il medesimo Dott. DAVETI aveva istituito un tavolo tecnico al fine di elaborare un progetto condiviso diretto a ridurre la presenza di cinghiali e mufloni all’Isola d’Elba), è risultata confermata l’impossibilità (in gran parte già emersa in occasione di una precedente riunione del tavolo tecnico, svoltasi nel mese di ottobre) di addivenire ad un lavoro comune che si ponesse quale vero obiettivo l’adozione di strategie efficaci e tempestive per il controllo ed il contenimento delle popolazioni di ungulati. Dalla riunione è apparsa chiara la volontà del Parco a non collaborare con gli altri Enti (Provincia e ATC) per mettere in atto, almeno in questa eccezionale situazione di emergenza, “tutte” le iniziative possibili e plausibili idonee a perseguire tale risultato, trincerandosi dietro il falso obiettivo dell’eradicazione delle specie (difficile e per di più ottenibile in tempi lunghi, se non lunghissimi) e richiamando normative nazionali e pareri dell’ISPRA che impedirebbero il coinvolgimento diretto dei cacciatori nell’attuazione di iniziative all’interno dell’area protetta, chiaramente più efficaci di altre, almeno nell’immediato. La proposta avanzata dalla Direzione del Parco propugna ulteriori investimenti finanziari (che andrebbero a raggiungere così una importo complessivo annuo di poco inferiore ai duecentomila euro), destinati ad incrementare il numero di cinghiali catturati mediante il posizionamento di nuove trappole e abbattuti con gli interventi diretti di agenti e cacciatori-selecontrollori (questi ultimi in possesso di specifica abilitazione rilasciata dallo stesso Parco). L’ATC, da parte sua, ha proposto un piano di interventi articolato e con effetti immediati, che, senza prevedere l’impegno di risorse finanziarie aggiuntive, può dare una risposta immediata ed efficace per fronteggiare lo stato di emergenza da tutti denunciato. Il programma dell’ATC, esposto nella riunione con il Vice-Prefetto, si articola nei seguenti punti: - Organizzazione di braccate, in una fascia inclusa all’interno dell’area protetta, adiacente il territorio a caccia programmata in gestione all’ATC, realizzate con la collaborazione delle quattro squadre per la caccia al cinghiale in battuta operanti all’Elba. Si tratta di personale esperto, dotato di mute di cani appositamente addestrate e che vantano un’elevata esperienza ed efficienza, peraltro confermata dall’elevato numero medio di abbattimenti attuati per squadra e per giornata di caccia (4 cinghiali circa); - Coinvolgimento, per gli abbattimenti all’interno dell’area protetta, dell’intero contingente di cacciatori di selezione operanti nel Distretto per la caccia al Muflone dell’ATC LI10, abilitati a tale attività a seguito di corso organizzato dalla Provincia di Livorno, su parere positivo dell’ISPRA per i profili tecnici (al momento, sono invece autorizzati ad operare all’interno dell’area protetta solamente agenti di polizia e cacciatori-selecontrollori abilitati direttamente dal Parco); - Assegnazione a scalare del piano di prelievo annuale del Muflone fra tutti i cacciatori di selezione iscritti al Distretto, operanti sia all’interno che all’esterno dell’Area Protetta. Ciò agevola il compito dei cacciatori di selezione, che non devono tenere conto di classi di sesso ed età nel corso degli abbattimenti programmati: assegnare ai cacciatori di selezione capi specifici condiziona considerevolmente il completamento del piano. L’ATC ha proposto anche l’organizzazione di un programma di monitoraggio, su tutto il territorio elbano (dentro e fuori l’area protetta), al fine di determinare l’effettiva consistenza delle popolazioni di ungulati presenti e disporre così di dati attendibili circa le potenzialità riproduttive annuali delle due specie: tali informazioni appaiono indispensabili per individuare e fissare un adeguato contingente minimo di prelievo annuale, da realizzare per mantenere la densità delle specie nei limiti della sostenibilità territoriale. Le misure di prelievo proposte dall’ATC possono risultare in buona misura complementari rispetto a quelle già messe in atto dal PNAT, anche perché si svilupperebbero in un arco temporale (ottobre-gennaio) nel quale le attività di quest’ultimo (catture e controlli con personale di vigilanza e/o selecontrollori) sono sospese o, in ogni caso, di fatto poco incisive. Non possiamo non sottolineare che quanto proposto dall’ATC non implica il sostenimento di alcun significativo costo aggiuntivo per la collettività e le finanze pubbliche (né per il Parco, né per la Provincia e tanto meno per l’ATC). Il documento contenente la proposta elaborata dall’ATC, inspirata al buon senso ed alla reciproca collaborazione con tutte le forze in campo, è stato anche trasmesso agli Assessorati alla Caccia ed all’Ambiente di Provincia e Regione, con l’auspicio che i medesimi mostrino sensibilità verso le problematiche del territorio elbano e si adoperino per dare piena attuazione alle iniziative necessarie per riportare queste popolazioni di ungulati negli alvei di densità sostenibili. 23.11.2011
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