Apprendiamo dalla stampa locale che proprio in questi giorni è partita l’indagine della commissione regionale Territorio e Ambiente per fare luce sull’urbanistica elbana e acquisire dati sui piani strutturali dell’Elba. L’obiettivo, da quando l’anno scorso il Presidente della Regione Claudio Martini auspicò il riallineamento dei Piani al Pit (Piano di indirizzo territoriale della Regione) e al Ptc (Piano territoriale di coordinamento), sarebbe quello di arrivare ad un piano strutturale unico per tutta l’Elba. Per ora, la Regione ha dovuto accontentarsi di qualcosa di meno. Ha dovuto accontentarsi del protocollo sottoscritto il 1° ottobre scorso insieme agli otto comuni elbani, alla Provincia, al Parco nazionale e alla Comunità Montana. Un protocollo elaborato con l’obiettivo di favorire “l’uso razionale del territorio e delle risorse dell’isola”, attraverso il coordinamento delle politiche urbanistiche. Ma, in realtà, l’accordo, raggiunto faticosamente dopo un braccio di ferro con i Comuni di centro-destra, ha toccato solo alcuni punti (sia pure importanti), come il dissesto idrogeologico e la sicurezza del territorio, il ciclo delle acque e della depurazione, lo smaltimento dei rifiuti, ecc.. L’obiettivo di approntare un piano regolatore unico per tutta l’Elba è senz’altro lodevole, ma difficilmente realizzabile, secondo noi, perché presuppone che si arrivi finalmente all’istituzione di un unico Comune elbano. L’istituzione di un unico Comune ci troverebbe d’accordo, ma nutriamo molti dubbi sulla fattibilità di un percorso di questo tipo. In effetti, solo un Comune unico potrebbe realizzare un piano unico. Perché ha ragione l’assessore regionale Conti, quando dice che “anche all’isola d’Elba le leggi regionali” devono essere “fatte rispettare comunque”. Non solo le leggi regionali, aggiungiamo noi, ma pure quelle dello Stato, comprese le leggi in materia urbanistica, che assegnano ai Comuni competenze di primaria importanza riguardo alla programmazione e all’uso del territorio. Quindi, finché all’Elba ci saranno otto Comuni, avremo otto Piani. Non è infatti nemmeno lontanamente ipotizzabile che la Regione e la Provincia si sostituiscano al Comune nella pianificazione territoriale. Secondo le leggi vigenti, tale funzione ricade sulla testa degli amministratori comunali, eletti direttamente e democraticamente dai cittadini, che devono farlo in base alle linee guida stabilite dalla Regione e dalla Provincia con i loro Piani (Pit e Ptc). Il coordinamento delle politiche urbanistiche dei vari Comuni sarebbe senza dubbio facilitato se, come qualcuno ha già auspicato, si arrivasse ad un accorpamento dei Comuni e il loro numero scendesse, ad esempio, da otto a tre. Sarebbe già un passo in avanti, ma anche questo obiettivo non ci pare facilmente raggiungibile. Un ruolo di primaria importanza nel coordinamento delle politiche urbanistiche comunali potrebbe giocarlo il Parco nazionale, al cui interno ricade quasi il 50% del territorio elbano. La discussione intorno al Piano e al Regolamento del Parco e al Piano Pluriennale socio-economico (quest’ultimo di competenza della Comunità del Parco, di cui fanno parte tutti i Sindaci elbani) potrebbe essere l’occasione per tentare un coordinamento della pianificazione territoriale isolana. Anche perché ci sono Comuni il cui territorio ricade per oltre il 50% all’interno del Parco. E un tentativo di coordinamento di questo tipo, attraverso un accordo tra Parco e Comuni, sarebbe ampiamente giustificato pure dal fatto che, in effetti, lo sviluppo urbanistico, nel dopoguerra, non è stato lo stesso in tutte le zone dell’Elba: tutti sappiamo che ci sono zone in cui si è costruito troppo ed altre in cui si è costruito troppo poco. Ed ora si rischia di produrre un’ulteriore dicotomia tra un Elba, nel Parco, in cui è assolutamente proibito costruire, ed un’altra Elba, al di fuori del Parco, dove finiscono con l’essere concentrate tutte le richieste di nuove edificazioni ed i terreni, come del resto le case, raggiungono prezzi da capogiro. Non va nemmeno dimenticato che ci sono aziende,come le nostre (specie quelle all’interno del Parco), che hanno assolutamente e urgentemente bisogno di riqualificarsi e ristrutturarsi, per adeguarsi alle nuove normative e alle nuove richieste del mercato, così come fanno le aziende nostre concorrenti, sia a livello nazionale che all’estero. Soprattutto in un momento di congiuntura negativa come quello che stiamo attraversando. E una fase di caos come quella attuale, con ritardi nell’approvazione di certi strumenti urbanistici e con i ricorsi o le minacce di ricorsi che incombono su altri, rischia di farci perdere dei treni molto importanti.
cartello parco grotte