Dopo l’alluvione di Marina di Campo e Procchio stanno riemergendo anche a Portoferraio le preoccupazioni per il rischio idraulico ed i ricordi di quello che accadde nel settembre 2002 quando l’intera area di San Giovanni, a Portoferraio, finì sott’acqua. A Legambiente sono tornate in mente le osservazioni, presentate il 23 agosto 2004 a tutte le Istituzioni interessate, riguardanti i progetti per la realizzazione di un approdo a San Giovanni. Allora scrivevamo che qui progetti naufragati in una Conferenza dei servizi che non si poteva fare, «Prevedono di realizzare una banchina lungo il fronte mare ma non prendono in considerazione gli effetti che la banchina, più alta della strada lungomare avrebbe sul deflusso delle acque.Inoltre non considerano l’esistenza del Fosso del Melo, il trasporto solido generato dal Fosso del Condotto in corrispondenza della cava di Colle Reciso e progetta di intubare e deviare ad angolo retto il Fosso di Fonte Murata che periodicamente esonda nell’abitato di San Giovanni che è soggetto alle misure tutelari delle aree a rischio elevato di esondazione. Il deflusso dei fossi verrebbe certamente ostacolato dagli interventi che prevedono la loro deviazione in area costiera soggetta ad una amplificazione dell’onda marina. L’intervento previsto non può che aumentare la già elevata frequenza delle esondazioni, incrementando il fattore di rischio idrogeologico, generando richieste di risarcimento dei danni provocati al realizzatore dell’opera e alle amministrazioni che le hanno approvate, e il relativo contenzioso; Ci chiediamo se il nuovo “porto turistico” del Water Front terrà conto di queste osservazioni Inoltre scrivevamo che i progetti Sales ed Esaom-Cesa e Marina di San Giovanni «Non tengono conto che il Comitato Tecnico di Bacino “Toscana Costa” della Regione Toscana ha individuato, nell’ambito dell’applicazione della legge n. 167 del 3/8/1998, le aree a pericolosità di inondazione elevata e molto elevata, tra queste anche l’intera zona di San Giovanni che viene ricompressa nella “Pianura di Portoferraio: area a pericolosità idraulica molto elevata estesa a gran parte della pianura connessa con le esondazioni del fosso della Madonnina, del fosso della Concia, del fosso del Bucine e del fosso del Melo. Le situazioni a rischio più elevato si localizzano in corrispondenza degli insediamenti antropici a bordi NW ed E della pianura”. Si fa presente che nella cartografia allegata alla Del.G.R. del 2002 “Aree soggette a misure cautelari” la zona oggetto di richiesta di concessione risulta in piena zona blu (vedi cartografia) e che, già prima del nubifragio del 4/9/2002 che ha pesantemente interessato l’intera zona di San Giovanni, la stessa area era censita e cartografata tra quelle a forte rischio e comprese fra quelle soggette a misure cautelari. Si fa inoltre rilevare che la Delibera n. 1054 del 30/9/002 della Giunta Regionale recita: “Art. 1 - nelle aree di cui alla cartografia allegata, anche qualora le stesse ricadano all’interno di aree vincolate ai sensi della L. 677/96 o vincolate ai sensi del DL. 180/98 convertito con L. 267/98, sono consentiti esclusivamente gli interventi relativi alla mitigazione del rischio idraulico-idrogeologico. Sono altresì consentiti gli interventi di manutenzione su edifici nonché di restauro senza aumenti del carico urbanistico così come definito dalla L.R. 52/99 e, limitatamente alle sistemazioni del terreno quali piazzali ecc., previo parere favorevole dell’Autorità idraulica ai sensi dell’art. 89 comma I punto c) ultimo periodo D.L. 112/98”. Quindi non si considera l’esistenza e la conclamata pericolosità idraulica del Fosso del Melo e del Fosso del Condotto, non vengono indicate opere di regimazione delle acque e di mitigazione del rischio idraulico, al contrario si propongono soluzioni che ostacolerebbero il deflusso naturale dei fossi, con il probabile effetto di aumentare la già elevata pericolosità idraulica ed incrementando il rischio idrogeologico». Ricordavamo anche che «San Giovanni è un’area importante dal punto di vista faunistico, interessata da migrazioni e stazionamento di uccelli acquatici e da un delicato equilibrio che ha dato vita alle attività termali ed è la naturale continuità ed il polmone di salvaguardia della Zona Umida dello Schiopparello-Le Prade compresa nel Sito di Interesse Regionale B07 IT5150101, al quale è esteso l’obbligo di adozione delle necessarie misure di conservazione che è riferito ai siti della rete Natura 2000, aree che gli ambientalisti chiedono da sempre di includere nel Parco Nazionale. San Giovanni è un’area a “pericolosità idraulica molto elevata” e con acquiferi di grande importanza ed altamente vulnerabili, tanto da essere ricca di pozzi la cui acqua viene usata anche per uso domestico, così come ben evidenziano le cartografie allegate al Piano del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Un porto turistico e le altre opere e strutture a terra per rendere economicamente sostenibile la realizzazione di una tale e costosa opera (parcheggi, strutture di servizio, magari un bel villaggio per i diportisti…) stravolgerebbero e distruggerebbero irrimediabilmente tutto questo, mettendo in pericolo la stessa risorsa idrica in una zona che viene definita: “vulnerabile alla maggior parte degli inquinanti in varie condizioni di rilascio nell’ambiente, impatto sull’acquifero praticamente immediato». Dopo l’ennesimo “disastro innaturale” elbano chiediamo a Comune, Regione ed Autorità Portuale: il progetto del Water Front di porto turistico a San Giovanni prende in considerazione tutto questo?
San Giovanni carta del rischio idraulico