“Per l’alluvione del 2002 che aveva sconvolto l’Elba erano stati stanziati in totale 92 milioni di euro per opere di messa in sicurezza del territorio. Solo per Campo nell’Elba erano stati destinati qualcosa come 20 milioni. Ebbene di questi alla fine ci sono arrivati solo 3 milioni di euro da Regione e Governo, e altri 700mila dal Ministero dell’Ambiente. Cifre che abbiamo completamente speso in lavori fondamentali per il nostro territorio. Servivano più fondi, ma non sono mai arrivati quelli che ci erano stati promessi”. Lo afferma Sandra Maltinti, responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Campo nell’Elba intervenuta durante la riunione operativa che si è tenuta nella sede dell’amministrazione campese stamane alla presenza del sindaco, Vanno Segnini, del prefetto di Livorno e di tutte le forze dell’ordine che stanno collaborando ininterrottamente ormai da cinque giorni di fronte a un’emergenza che sembra lontana dal rientrare. “Da oggi possiamo spendere quei fondi di somma urgenza deliberati dalla Regione Toscana, quei 500 mila euro che possono servire per tamponare situazioni di strettissimo carattere emergenziale”. Gli interventi restano centinaia a Marina di Campo. Strade, marciapiedi, garage, cantine, alberghi, piazze e ponti risultano gravemente se non totalmente danneggiati. Una stima dei danni è ancora impossibile tale è la mole di criticità che resta da fronteggiare. Al vertice in Comune ha partecipato anche l’ingegnere idraulico Paolo Barsotti, dal 2002 tecnico incaricato della messa in sicurezza del bacino idrogeologico del campese che ha ricostruito le dinamiche che hanno portato all’alluvione. “Come si è da più parti detto si è trattato di una vera e propria bomba d’acqua, un evento meteorologico che sta divenendo sempre più frequente sul nostro territorio e che per molti aspetti lega l’Elba ai drammatici fatti di Genova e della Lunigiana. Possiamo però dire che quanto accaduto il 7 novembre è del tutto eccezionale, da una prima ricostruzione dei dati storici in nostro possesso possiamo affermare che una tale mole d’acqua non investiva questo stesso territorio da più di 200 anni”. Dai sopralluoghi effettuati in questi giorni risulta come i fossi abbiano nel loro complesso retto a questa onda di fango e acqua che si è abbattuta in quelle terribili ore. “Per il resto si può dire – continua Barsotti – che una volta allagata l’intera piana, l’alveo complessivo dei fossi era come divenuto uno solo, di una ampiezza di decine di metri. L’acqua proveniva da ogni direzione e si riversava nei fossi non solo da valle, ma anche dai lati, scavalcando le spallette degli argini. Si pensi che nel momento di massima intensità dell’alluvione la stessa Piazza di Chiesa a San Piero era completamente allagata, sebbene si trovi ad un’altezza di circa 300 metri sul mare”. “L’analisi dell’evento ci lascia ancora sconvolti” – commenta il sindaco Segnini che ha riassunto quanto fin qui realizzato e assicurato dal Comune nella gestione dell’emergenza: dalla somministrazione di migliaia di pasti, alla prima conta degli sfollati (al momento risultano ancora un centinaio le famiglie senza casa, una trentina delle quali ospitate presso l’albergo Aviotel, le altre alloggiate da amici e parenti), dall’istituzione del punto d’ascolto fino all’avvio del primo censimento dei danni. Senza contare il primo parziale ripristino dei servizi base: luce, telefonia, poste e prestazioni socio-sanitarie. “Il nostro impegno è continuo – va oltre il sindaco – senza sosta, grazie anche agli sforzi delle forze dell’ordine e dei volontari che non ringrazieremo mai abbastanza. Ora è il momento di poter investire i primi fondi di somma urgenza”.
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