«All’Elba non si è costruito troppo, si è costruito male, così affermò, durante un dibattito alla Festa dell’Unità di Portoferraio nell’agosto del 2004, l’urbanista di fama internazionale Giuseppe Campos Venuti. L’esempio, sciaguratamente, lo abbiamo toccato con mano a Marina di Campo dove si dice che la maggiore criticità si è avuta nell’area chiamata dai vecchi “Lo Stagnone”, un mini lago che per anni ha funzionato da scolmatore delle acque piovane che raggiungevano la piana. Errori di questo tipo, dagli anni “70 in avanti, ne sono stati commessi tanti altri. Non c’è paese che non abbia forti problemi idrogeologici o, purtroppo, sfoggi un torrente tombato, o comunque ridotto nella sezione. Altrettanto si può scrivere sui tanti smottamenti che si manifestano a ogni acquazzone. Il buon senso, risolta l’emergenza campese, suggerisce di effettuare a una ricognizione complessiva dell’intero territorio insulare per procedere, là dove necessario, a opere di ingegneria naturalistica. Nel frattempo occorre incentivare la pulizia del bosco e dei terreni agricoli abbandonati, nonché la manutenzione anche dei piccoli fossi, lasciando libero sfogo ai corsi d’acqua». Lorenzo Marchetti Caro Lorenzo Consentimi di dissentire; a mio opinabilissimo parere (con il dovuto rispetto tanto a te che a Campos Venuti) all'Elba non si è costruito "male" ma "orrendamente" e "follemente" invece che "troppo" per quanto riguarda la quantità del costruito. E quello che è peggio, non solo ciò è riferibile al recente o remoto passato, ma pure al presente ed alle medie intenzioni future degli 8 pollai che ci ostiniamo a chiamare comuni (tacendo pure il non indifferente fatto che dall'affermazione dell'urbanista ai nostri giorni è passato quasi un decennio, nel quale le betoniere hanno girato allo spasimo). Chiaro, palmare, incontestabile che si è rivelato demenziale mettere mutande cementizie e/o bituminose alle valli elbane, ed a quantità sempre maggiori di superficie, perché l'effetto ultimo è quello di concentrare e velocizzare le acque meteoriche, che arrivano poi a valle come delle autentiche devastanti "bombe idriche", ugualmente condivisibile il ruolo negativo giocato dal trascurare il reticolo idrogeologico minore e dall'eliminazione delle aree di naturale ristagno ed espansione dei fossi in piena, ma pure la quantità di queste scellerati interventi ha giocato (e purtroppo giocherà) un ruolo negativo, micidiale. All'Elba il numero delle seconde seconde (e terze, quarte etc.) case ha, non solo a mio parere, già superato il numero degli effettivi residenti (altra piaga questa delle residenze fittizie su cui sarebbero opportuni più puntuali controlli). Ora la cosa decisamente più politicamente imbecille è che non solo si continua a bruciare costa e territorio, costruendo ed aumentando in un processo automatico il rischio delle future disgrazie, ma lo si fa anche mandando bellamente a quel paese le leggi del mercato. Ti faccio uno dei tanti possibili esempi: nel centro storico della ormai Mortoferraio, dove fino a non molti anni fa trovare un buco, un magazzino era una (costosa) impresa, su fondi e appartamenti chiusi si moltiplicano i cartelli VENDESI e AFFITTASI che ormai stazionano da mesi se non da anni. Gli stessi proprietari di immobili dovrebbero rendersi conto che ormai all'Elba l'offerta sta surclassando la domanda, il che in parole povere significa che ad ogni nuovo metro cubo di cemento, "residenziale" o meno, che si getta, le proprietà esistenti perdono una parte del loro valore, e per arrivarci non occorre essere premi Nobel dell'economia. All'Elba non c'è più alcun bisogno - a mio parere - di costruire ex-novo, c'è bisogno di ristrutturare, restaurare, mettere in sicurezza, coltivare, ripristinare sistemi idrogeologici, rinaturalizzare alvei di corsi d'acqua(che può anche voler dire demolire l'esistente) tutti fronti di attività che possono generare occupazione quanto e più numerosa del costruire, oltre che più qualificata. A margine c'è da ragionare anche sulla pericolosità indotta delle bizzarre teorie bosiane della "moltiplicazione degli elbani" però religiosamente ascoltate e financo riverite dai maggiorenti elbani alla De Laugier ove si restarono ammirati siccome i fedeli assisterono alla moltiplicazione dei pani e dei pesci del Cristo. Appare chiaro come il giorno, che un territorio ulteriormente violentato anche dalle sole "infrastrutture" necessarie a reggere un raddoppio di popolazione residente, si avvierebbe ad un (triste) destino ischitano (isola dove disgrazie peggiori di quella campese sono gia occorse ed è ampiamente prevedibile che si ripetano) ma che dirti? in proposito mi viene da citare Alfonso Mariannucci buonanima: "Bravo Professore hai fatto proprio un bel discorso, che se lo facevo io dicevano che ero briaco!". Comunque e concludendo, se in questi giorni gli elbani, in particolare i giovani, stanno dando il meglio di loro stessi portando aiuto a chi è stato tanto duramente colpito, passata la fase dell'emergenza, i giovani dovranno dare il meglio di loro stessi nel progettare e realizzare il futuro di un'isola meno avida di guadagni, più attenta ai bisogni della collettività che al tornaconto individuale, e di conseguenza più vivibile e soprattutto più sicura.
elba da satellite nuova