Alcuni anni fa un magistrato mi incaricò di effettuare una consulenza tecnica su reperti antichi trafugati da un abile ladro. L’ispettore di polizia che si occupò del furto, evidentemente più scaltro e preparato del furfante, scoprì che quei manufatti erano stati nascosti in un cimitero, dentro una tomba. Il malvivente forse non sapeva che espedienti del genere erano stati in uso molti secoli prima che lui li sperimentasse. Le cronache raccontano, per esempio, di un fatto simile avvenuto agli inizi del XV secolo. Durante l’assedio di una città toscana, che stava per concludersi in favore degli aggressori, un notabile individuò astutamente l’interno del sepolcro di famiglia come rifugio sicuro per il suo gruzzolo di monete d’oro. Non aveva messo nel conto che avrebbe potuto perdere la vita, come successe, ma salvò il malloppo. Che fu trovato casualmente cinquecento anni dopo, con gaudio dei becchini, quando il cimitero fu dismesso e trasferito. L’aspirazione degli uomini a difendere nel modo migliore le loro ‘gioie’ mobili risale a tempi remoti e implica di per sé una verità quasi lapalissiana, ossia che ladri e razziatori sono sempre esistiti. Tre millenni anni fa all’Elba, come nel resto d’Italia, si usava affidare preziosi manufatti bronzei alla custodia della madre terra, ritenuta la cassaforte più sicura. Ripostigli interrati contenenti attrezzi vari e monili di bronzo, ai quali molti studiosi attribuiscono valore monetale, furono scoperti nel 1860 circa a S. Martino (fibule, coltello, braccialetto, pugnale, catenelle, asce, pezzi di aes rude; data di deposizione: IX secolo a. C.), nella montagna di Campo (spada, punta di lancia, puntale, tre fibule: IX secolo a. C.), a Colle Reciso ( punte di lancia, asce, pennato, verghetta, chiodo, aes rude: VIII secolo a. C.), a Pomonte (pennato e due asce: VIII secolo a. C.) e, nel 1930, in valle Gneccarina di Chiessi ( cinque asce ad alette: VIII secolo a. C.). Anche in epoca romana piccoli o grandi accumuli di ricchezza furono sotterrati con intenti non dissimili. All’Elba il ritrovamento di monete più significativo è quello effettuato a S. Marco. Alle falde occidentali del promontorio su cui sorge la villa delle Grotte nel 1650 emersero, durante lavori di sterro, “due vettine da olio piene di monete antiche d’argento”. Una scoperta analoga avvenne nel 1889 allorché, nello stesso campo, venne in luce un vaso pieno di oltre 400 denari, i più recenti dei quali si datano all’epoca dell’imperatore Augusto. Di recente Silvestre Ferruzzi, con il suo incessante e lodevole impegno di ricerca bibliografica, ha documentato che anche la zona occidentale dell’isola è stata teatro del rinvenimento di un tesoretto monetale. Infatti il «Journal of the Society of Arts» (vol. VIII, 1860) riporta che “Esattamente a nord del Monte Perone, sulla costa, ci sono i Bagni di Marciana. Nel fare la strada da Marciana a Portoferraio, nel 1810, furono scavate molte monete di Cesare Augusto ai Bagni…”. Si tratta di una notizia di grande rilievo perché, come giustamente sottolinea Silvestre, il tesoretto, il toponimo e altri indizi fanno supporre che la zona oggi chiamata Bagno possa nascondere architetture termali di duemila anni fa.
Augusto moneta imperiale