Gentile Dottoressa, chi scrive è un turista che frequenta con assiduità e per lunghi periodi l’Isola d’Elba e quindi ha interesse affinché la situazione sanitaria dell’Isola sia la migliore possibile. Tale interesse è motivato sia da considerazioni di carattere personale, come detto, sia perché condivido le ragioni d’interesse collettivo che si stanno manifestando in questo periodo nelle piazze di Portoferraio. Avvio le mie riflessioni leggendo e condividendo la “dichiarazione di princìpi” riportata sul sito della Regione: “ In Toscana la salute è un diritto per ogni cittadino e un dovere della collettività e il Servizio Sanitario Regionale mette in atto tutte le azioni di sua competenza per mantenere i cittadini in salute, prevenire l'insorgere di malattie e fornire le migliori cure, sia sul territorio che in ospedale”. A causa di un serio incidente occorso a mia moglie, ho avuto modo di sperimentare sia il servizio di pronto intervento prestato dalla Pubblica Assistenza di Porto Azzurro e dalla Misericordia di Portoferraio, sia l’Ospedale di Portoferraio, segnatamente il “Pronto Soccorso” e il “Reparto di Ortopedia e Chirurgia” (!). In estrema sintesi, le valutazioni che questa esperienza mi consente di fare sono le seguenti: I servizi di pronto intervento garantiti dai Volontari della P.A. di Porto Azzurro e dalla Misericordia di Portoferraio sono efficaci, pronti, professionali, attenti al paziente; Il Personale dell’Ospedale di Portoferraio, sia sanitario (medici e infermieri) sia amministrativo è altrettanto professionale, cortese e disponibile a venire incontro alle esigenze del paziente; L’organizzazione del Pronto Soccorso è carente mentre disastrosa è la situazione del Reparto di Ortopedia (o quel che rimane di esso) fuso in totale promiscuità fra uomini e donne, con il reparto di Chirurgia; in particolare, ho verificato che è presente stabilmente un solo medico ortopedico, che da solo non può gestire efficientemente tutto il carico di lavoro; Così stando le cose, la diagnosi di “frattura da scoppio di una vertebra” e la necessità di sottoporre mia moglie ad intervento chirurgico, normalmente diagnosticabili in poche ore in un Pronto Soccorso bene organizzato e meno stressato di quello di Portoferraio, è stata effettuata in più fasi; per giungere alla diagnosi finale sono stati necessari dieci giorni di attesa, passati attraverso pronunciamenti dapprima tranquillizzanti, poi sempre più preoccupanti mano a mano che differenti medici provenienti da Piombino esaminavano il caso; infine è stata formulata la diagnosi definitiva all’Ospedale di Livorno, dove sono presenti Neurochirurghi e l’attrezzatura per effettuare la Risonanza Magnetica. Dopo una esperienza simile, ovvia è stata la nostra decisione di tornare a Roma, ove mia moglie è stata operata d’urgenza il giorno successivo al ricovero. Sulla decisione di effettuare l’intervento a Roma, città ove risiediamo anziché a Livorno, sono prevalse considerazione d’ordine logistico e non di merito. Dopo i fatti, qualche considerazione che desidero presentare alla Sua attenzione, gentile Assessore: così le cose non possono andare, bisogna cambiare rotta; anche se mi rendo conto che la regione Toscana ha subito riduzioni di risorse finanziarie da parte dello Stato, territori geograficamente più isolati ma pur sempre densamente popolati per lunghi periodi dell’anno quali l’Elba debbono essere tutelati in materia di sanità; l’Elba ha altrettanti abitanti di Cecina d’estate le presenze superano gli abitanti di Livorno, conseguentemente i livelli dei servizi della sanità dell’Elba devono essere completamente ripensati al fine di garantire ai cittadini e ai molti turisti livelli di assistenza ben diversi dagli attuali; non sta a me entrare nel dettaglio degli interventi da effettuare, ma sulla base dell’esperienza negativa vissuta mi sento di affermare che le urgenze dovranno essere realmente trattate come tali; che il Pronto Soccorso (ma non solo) si possa avvalere di una diagnostica strumentale completa e all’avanguardia in grado di assicurare qualità, efficacia ed efficienza al percorso in urgenza del paziente; che i reparti non siano promiscui per genere e specialità; che gli operatori non siano costretti a turni stressanti che mettono a rischio la certezza delle diagnosi e quindi la salute dei pazienti; che i pazienti per fare una diagnosi (magari neppure complessa) non siano costretti a peregrinare di ospedale in ospedale per nave o in elicottero perché manca lo specialista o non si dispone dello strumento diagnostico (la risonanza magnetica nel caso di mia moglie, ma non solo nel suo caso). Tanto Le dovevo gentile Assessore, per farLe comprendere la realtà delle cose e il malcontento delle persone. Distinti saluti
ospedale totale nuova