Sento la necessità di intervenire sulla questione “Comune unico”, per l'esigenza di rivolgere alcune domande ai membri del Comitato del SI’. Sono stato da sempre abituato, per la professione che ho svolto, ad assumere iniziative - e pertanto decisioni - solo dopo aver svolto un’analisi approfondita sulle questioni che mi venivano sottoposte. Questo accadeva quando mi si sottoponeva un “progetto” con obiettivi, costi, possibilità di sviluppo, modalità di attuazione, un’esaustiva elencazione dei possibili vantaggi e dei probabili oneri. Oneri che necessariamente non possono essere soltanto considerati quali mancati apporti di ricchezza, ma vanno intesi più ampiamente in termini di disagio organizzativo, di risultati mancati che vengono trasferiti sul sistema nel suo complesso. Con queste mie considerazioni non voglio solo concentrare la mia attenzione sulla proposta che viene presentata agli elbani, ma analizzare il problema nel suo complesso. In merito alle modalità tutti dobbiamo convenire che è vergognoso richiedere all'intero popolo toscano di pronunciarsi sul futuro dell'Elba, con una firma che produrrà effetti irreversibili e con efficacia solo e soltanto sul nostro territorio. Si tratta di un presupposto talmente irrazionale che può essere difeso, sotto il profilo giuridico, solo se si è allineati o in mala fede. Ma non è finita qui, veniamo al voto: tutti si aspetterebbero che le regole fossero identiche a quelle applicate nel resto del territorio nazionale, quelle che valgono in presenza di un referendum. La nostra consultazione, di contro, non sconterà necessità particolari. Basterà che qualcuno si rechi a votare, che si arrivi a un risultato, poi tutto passerà alla Regione che interpreterà i dati mantenendo autonomia di comportamento. Niente quorum. La Regione tanto sa cosa fare. Detto questo, è opportuno valutare cosa propone il Comitato. Si dice che se ci sarà il Comune unico avremo vantaggi quali l'autorevolezza e lo spessore istituzionale del futuro sindaco in ragione dei numeri che rappresenterà. Godremo in sintesi di una snella attività amministrativa e ovviamente i costi dell'operazione saranno ridotti rispetto agli attuali. In mancanza di qualsiasi progetto bisogna necessariamente andare di fantasia. Il “sindaco unico” rappresenterà in Regione quello 0,8% che altro non è che la percentuale della popolazione elbana sul totale toscano. Non credo che sia una entità esaltante, sicuramente quando arriverà a Firenze nessuno tremerà. Per quanto riguarda il resto e cioè potenzialità amministrativa e costi, la fantasia dovrà essere ancora più marcata in assoluta assenza di qualsiasi progetto. Quale sarà l'organizzazione di questa nuova entità? Ricondurremo tutti i dipendenti comunali dalle attuali sedi delle amministrazione elbane a Portoferraio o svilupperemo una ripartizione per materia con attuazione territorializzata, del tipo che le attività produttive si faranno per esempio a Rio Marina, l'edilizia a Capoliveri, la contabilità a Marciana, l'anagrafe e stato civile a Porto Azzurro, la polizia urbana non so dove e così via? Ciò richiederà una completa riorganizzazione contrattuale e sindacale, senza contare le difficoltà nel dover riformulare le diverse professionalità del personale, territorio per territorio, con tempi che saranno lunghissimi. Ma non è tutto. Dal giorno successivo all'attuazione del Comune unico, prima nella fase commissariale e poi in quella post-elettorale, quali saranno le regole del sistema? Ricordo a tutti che attualmente in ciascun comune sono operanti regolamenti, tariffe e modulistica tutte diverse una dall'altra, che dovranno ovviamente essere unificate. Come avverrà l'unificazione? Dopo quanto tempo si verificherà? Basteranno 5 anni o sarà necessario un tempo maggiore? In questo periodo c’è il rischio che la macchina amministrativa sia completamente dedicata a questa attività a scapito del resto che passerà in secondo ordine. Sono state considerate le differenziazioni che presentano attualmente le basi informatiche per ogni singola materia presenti negli attuali Comuni? Lo stato dei singoli archivi cartacei e la loro eventuale riconduzione in spazi condivisi? La pianificazione territoriale - e tutta quella che in genere risulta sviluppata su diverse modalità Comune per Comune - come potrà essere governata in maniera omogenea? I contratti in corso differenziati per area territoriale, i rapporti finanziari, i debiti e i crediti come saranno gestiti? Quali oneri si porranno a carico dei cittadini? Dovranno vagare da paese a paese per avere risposte o tutti saranno ricondotti su Portoferraio? Quali saranno i costi dei loro trasferimenti? Cosa conterranno queste cosiddette municipalità, sempre se verranno istituite? Ma finiamo con le domande sull'organizzazione per le quali attendiamo risposte che sarebbe opportuno arrivassero con la presentazione di uno di quei progetti a cui facevo riferimento. Ancora più complessa è l'analisi dei costi derivanti da questa nuova entità. Certamente potranno essere ottenute nel tempo economie di scala. Ma prima che la macchina avvii, quali costi dovremo sostenere? Non è che alla fine la classe politica costerà più di quanto non faccia oggi? Quanto ci costerà la nuova e unica informatizzazione del sistema? E quanto le necessarie attività di formazione del personale dipendente? Quali oneri saranno trasferiti sui cittadini e quanti sulle imprese? Ci attendiamo davvero che il Comune unico comporterà maggiore efficienza nei risultati, migliore capacità di presenza sul territorio, più sensibilità nella lettura degli interessi della nostra popolazione, maggior capacità di percezione delle esigenze della collettività? Gli elbani pensano davvero che esportare il “modello Portoferraio” su tutto il territorio elbano sia il percorso vincente per la nostra realtà territoriale? Oppure si può ritenere che una sana, seppur modesta, competizione interna potrà essere foriera di maggiori risultati in termini di crescita economica e culturale per le nostre comunità? Conosco un proverbio che recita così: “chi è più vicino al fuoco si scalda di più”. Ed è maledettamente vero. Ritenete che in presenza del Comune unico la capacità di lettura del territorio sarà pari all'attuale? Sarà ancora possibile ripetere iniziative di valorizzazione e riqualificazione per tutto il territorio elbano, così come sono state attuate fino a oggi? Non è che la visione unitaria dei problemi produrrà solo iniziative per soddisfare domande dominanti, di maggiore spessore, che escluderanno interventi su obiettivi minori? Saranno mantenute le nostre tradizioni, i momenti di aggregazione che sono fortemente presenti nelle nostre realtà, le feste patronali e quanto altro è motivo di interesse per noi e i nostri ospiti? Riceveranno la necessaria attenzione e valorizzazione le nostre attuali “vocazioni“ territoriali, o tutto verrà ricondotto a una visione unitaria? Probabilmente non riceverò risposte a queste domande, il Comitato è tutto dedicato a raccogliere firme in tutta la Toscana, ma comunque sappiate che il mio parere è “No, grazie”.
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