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A sciambere del brusco risveglio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 14 ottobre 2011

Dopo un lunghissimo letargo il gong suonato dall’avvio della raccolta delle firme per la proposta di legge sul Comune Unico ha svegliato di soprassalto coloro che non ne vogliono sentir parlare. Seccati per essere stati bruscamente strappati al dormiveglia (nello stato di sonnolenza non si erano accorti che sia la comunità montana che l’unione dei comuni erano serenamente deceduti) i fieri oppositori non hanno trovato di meglio che proporre una tardiva e francamente anche repellente, visto l’avanzato stato di decomposizione, respirazione artificiale all’unione dei comuni (il cadavere della comunità montana risultando scomparso). In mancanza di significative ragioni per opporsi, l’on. ex sindaco è arrivato addirittura a scomodare la buonanima del mascelluto duce del ventennio (quello precedente all’attuale) per ricordare la “coraggiosa” opposizione dei podestà locali di allora, nel maggio 1927, alla proposta di ridurre le amministrazioni isolane. Spiace dirlo ma pure ammettendo che il fetentone avesse, anche in quell’occasione, torto, da allora sono passati un’ottantina d’anni e la stragrande maggioranza degli elbani ha imparato a leggere, scrivere e far di conto. Non solo, ma anche ad usare diavolerie elettroniche atte a comunicare a distanza e sistemi per trasmettere le scritture legali oltre che da Campo a Capoliveri addirittura da una parte all’altra del mondo. Senza dilungarmi troppo, mi permetto anche di ricordare che, d’altra parte, giusto un mese prima di quel fatidico maggio 1927, per la precisione il 21 aprile dello stesso anno, il regime (sempre quello di allora) aveva, per l’appunto, soppresso gli organi democratici dei comuni e i relativi sindaci, sostituendoli con la figura – nominata attraverso un regio decreto – del podestà. Pretendere che, appena nominati, si facessero lo sgambetto da soli mi sembra francamente eccessivo.


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