Avete presente quelle donnette livornesi delle commedie in vernacolo che si recano pendolarmente al Monte di Pietà ad impegnare gli orecchini o i lenzuoli del corredo della bimba per acquistare il becchime necessario alla ribotta o il ponci? Somigliano in maniera impressionante a quelle “signore” i membri del governo della Repubblica Italiana, anzi con qualche piccolo tocco è facile immaginarsi Silvia La Berluscona del quartiere Shangai tutta truccata con un chilo di biacca sul muso che sembra mamma Franca la pellicciaia a consulto con la cugina Giulia la Tremonta dell’Ardenza (co’ la ghigna a Paperoga e la voce poco testosteronica). “Deh ..Giulia un ci s’ha vaini e quei bui di ‘ulo dell’opposizione ci gonfieno la potta! Fatti veni’ quarche idea assennò siamo del gatto” “Oh Silvia echennesò .. i cucchiaini d’argento l’abbiamo impegnati, l’anello del mi’ marito Umberto (Bossi) e farso come lui, nato da ‘n cane. E se ci si vendesse Pianosa?” Siamo a questi livelli, il copione di questo governo sembra che l’abbia scritto il compianto Gino Lena, ci sarebbe da pisciarsi in collo dalle risate se questa banda di cialtroni non determinasse il futuro nostro e più ancora quello dei nostri figli. Ora siamo qui ad aspettare al balzello i grandi autonomisti, quelli che contribuiscono da queste isole a tenere questo governo in sella e che pensano alla “Provincia dell’Elba”. Anni fa scandivano contro il Parco: “L’Elba e nostra..” E Pianosa di chi era? Ma quale autonomia credono di ottenere da un governo che senza consultare neanche i suoi locali grandi elettori (speriamo davvero che non li abbiano consultati) per turare le falle di una gestione dilettantesca e bancarottiera dell’economia nazionale, si vende un pezzo dell’Arcipelago Toscano, un pezzo di casa loro?