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A Sciambere Nero: Barletta e la faccia tosta degli editori

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 10 ottobre 2011

I migliori editorialisti della carta stampata hanno denunciato all’opinione pubblica senza peli sulla lingua la “sciagura inaccettabile (parole del presidente Napolitano)” di Barletta che ha provocato la morte di quattro operaie vittime del crollo di una palazzina. Sepolte sotto le macerie di un laboratorio tessile dove lavoravano fino a 14 ore al giorno per meno di quattro euro l’ora. Come sempre i giornalisti commentatori, come peraltro i cronisti, hanno adempiuto al loro sacrosanto dovere di raccontare tragedie e misfatti del Paese, interpretare la rabbia e l’indignazione della gente, ma anche di spiegare il perché esistono nel nostro Paese sacche di schiavitù contrabbandate per lavoro. Purtroppo, la nota stonata è rappresentata dal comportamento ipocrita di quasi tutti i loro giornali che predicano bene sulla testa degli altri e razzolano male in casa propria. Anche se sembrano ingiusti a caldo confronti tra la causa di quelle povere innocenti operaie e la diffusa mala pianta dello sfruttamento del lavoro, del precariato ricattato e sottopagato e del caporalato più vergognoso, non si può ignorare e fingere di ignorare che il sistema editoriale gioca le sue fortune sul lavoro nero e sul precariato. Agli occhi della gente, il giornalista è considerato un professionista privilegiato rispetto alla massa dei lavoratori. Quello che non sa, anche per la miopia del sindacato di categoria, che costui ormai appartiene a una minoranza di dinosauri in via di estinzione, mentre nelle redazioni dilagano incontrollati l’abusivismo e lo sfruttamento più ignobile, con articoli di collaboratori reclutati con lo specchietto per le allodole, e che si sono spezzati la schiena per scriverli ricavandone persino l’incredibile elemosina di 2 euro e 50 ciascuno. Oggi molti, troppi si illudono di potersi avventurare in un mestiere che, con l’avvento del digitale, ha subito una mutazione genetica. Se nessuno apre loro gli occhi sui rischi che corrono, e se i giornalisti d’esperienza non avranno il coraggio di mettere in piazza i panni sporchi dei loro giornali, prolifererà il mercato degli schiavi con la soddisfazione dei padroni del vapore e della casta che aspira a sbarazzarsi dei giornalisti e a imbavagliare l’informazione.


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