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Dibattito sul Comune Unico: Fronte degli Scettici e dei Contrari

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 09 ottobre 2011

On. Pino Lucchesi: "Attenti al pifferaio" So fin da ora che verrò immediatamente accusato di immotivato regresso su posizioni reazionarie, ma sinceramente non me la sento di rimanere silente sulla infuocata polemica, puntualmente esplosa con il finire della stagione turistica e col dilatarsi del tempo da dedicare a mettere in fila parole, qualche volta senza senso né motivazione se non quella della polemica politica. Dico subito, quindi, che le mie non sono motivazioni da schieramento, anche perché mi riesce davvero difficile inquadrarmi in qualcuno degli attuali, quanto piuttosto di richiamo a quello che ancora sopravvive della vecchia tradizione moderata della nostra Isola, interpretata – lo si voglia o non lo si voglia- dalla Democrazia Cristiana, dalla sua Storia, dai suoi Uomini. Non sono neanche motivazioni da “laudator temporis acti” in quanto non vedo quello spirito di rinascita, prima morale che materiale, che ci ha portato a superare la tragedia della guerra e le difficoltà conseguenti, nè –per la verità- vedo all’orizzonte un nucleo di persone forte e coeso in grado di interpretarlo. Tuttalpiù dei piccoli predatori di modeste convenienze e prebende, pronti a seguire l’ultimo pifferaio Il campanilismo ed il personalismo la fanno da padroni, senza alcuna mitigazione e contrappeso e cosi si finisce quasi sempre per dare ragione a chi strilla o fa la voce grossa. Mi si dirà: allora Lucchesi è per Comune unico, panacea per i molti mali che ci affliggono e per ricondurre i più dissennati alla ragione. Niente affatto! Io non credo che il Comune unico sia la risposta e penso che la cancellazione della nostra Storia, nel contempo plurima e, per ovvie ragioni geografiche, anche unitaria, rappresenti un indebolimento irrecuperabile. Per la verità non vedo neanche un gioco “sporco” della Regione (come a suo tempo lo fu quello della Provincia) per colonizzare questi testardi di elbani, gelosi del loro suolo, e poco disponibili ad omologarsi e contaminarsi con la lontanissima Firenze. Anche a Portoferraio non c’è una maggioranza di sinistra, come artificiosamente si vuol far credere, e l’attuale situazione amministrativa è dovuta solo alla stupidità (politica) di Partiti incapaci di fare un passo indietro e riconoscere gli elementi di novità presenti sul territorio. Non è qui la risposta perché, con tutta probabilità, anche con il Comune unico, la testardaggine elbana avrebbe il sopravvento, soprattutto se si subodorasse la presenza di una manovra politica alla base del polverone. Ho gran rispetto per i sostenitori in buona fede di questa grande novità, ma anche il sospetto che vadano dietro ad una moda e che il loro atteggiamento appartenga alla sfera dell’antipolitica, così presente oggi nel Paese. Un po’ come quei cittadini che hanno sottoscritto il recente referendum immaginandolo come un modo per restituire all’elettore capacità di scelta ed indicazione senza sapere, da questo punto di vista, che il referendum, se non corretto da una nuova improbabile legge, porta ad un sistema del tutto analogo a quello che viene cancellato, solo che le Segreterie dei Partiti, invece di comporre i Listoni Regionali, indicano, collegio per collegio i candidati da votare. Un po’ più faticoso ma neanche troppo. Nel concreto riavremo il Collegio Piombino- Elba. Difficile pensare ad un elbano davvero “eleggibile” al Parlamento. Altra storia, invece, quella dei servizi comuni, di regole unificanti (come quella recente per i vigili urbani del Lazio), di voci (tante) su cui risparmiare. Ma non mi venite a raccontare che, dal punto di vista dei cittadini, un sistema diffuso sul territorio non sia migliore di uno centralizzato e vissuto come estraneo. Stiamo piuttosto a guardare cosa succede con la storia del Tribunale o con le idee che circolano sulla Sanità! Brutte sorprese in arrivo? Pino Coluccia (Consigliere Provinciale PD): Il Comune unico non mi convince Meglio otto Comuni uniti che uno diviso e lontano dai cittadini. Il Comune Unico non farà pesare di più gli elbani nelle decisioni che riguarderanno questo territorio. Solo una maggiore unità politica potrà far contare di più la popolazione ed i cittadini elbani. E una più alta unità politica la si raggiunge solo con più democrazia, con più partecipazione. Il proposito del Comitato promotore, in nome dell’antipolitica, della lotta alla casta politica locale, (“cito Orsini: tagliando 7 sindaci e 126 consiglieri comunali e assessori si risparmierebbero annualmente 450 mila €), azzera tutto ed invoca una soluzione “rivoluzionaria”, una redutio ad unum istituzionale, che spazza via la politica con le sue lungaggini mediatorie e partecipatorie, portando ad una centralizzazione del potere decisionale, nelle mani di un Sindaco solo ( ancora Orsini: per coordinare meglio le politiche di un territorio di 30 mila abitanti sia più opportuno disporre di un centro decisionale unico..”). Quindi il Comune Unico è ritenuto una forma di governo più efficiente perché potrà decidere senza mediazione, senza troppi confronti con le rappresentanze istituzionali, sociali e politiche delle otto comunità, degli interessi sociali da esse rappresentati, troppo pressanti ed esigenti, ritenuti un impedimento alla decisione tempestiva. Ci sarà perciò un ulteriore distacco e lontananza dei cittadini dalla cosa pubblica e dalla politica più di quanto lo siano oggi. Riducendo i Comuni, sarà penalizzata la democrazia e con essa saranno penalizzati non solo i ceti ed i cittadini più deboli, donne, giovani, anziani, disoccupati, immigrati ecc., l’ambiente, ma anche le attività economiche locali, private delle forme dell’autonomia decisionale e di tutela sulle proprie condizioni produttive e di vita. I municipi, come contentino, non hanno certo la forza, l’autorevolezza, le risorse finanziarie ed i poteri che hanno i Comuni.C’è un’analogia tra le motivazioni della proposta del Comune unico e quelle che ormai da due decenni, contraddistinguono, un sistema politico nazionale affermatosi come modello istituzionale decisionista e autoritario di governo, definito berlusconismo e che in nome di una sovranità popolare espressasi maggioritariamente, rivendica il diritto di governare e decidere senza sottostare alle regole, alle istituzioni, in poche parole alla dialettica democratica e politica espressa dai partiti, dalle assemblee elettive, dalle istituzioni ai vari livelli e dalle articolazioni autonome della società civile, sindacati, categorie ecc,. Il successo della raccolta di firme per il referendum contro l’attuale legge elettorale suona come campana a morte per questo sistema politico. Non credo quindi che questa sia la strada giusta per l’Elba. Gli otto comuni elbani, nel loro insieme istituzionale e politico, non sono stati campanilismo, rappresentano una forma di governo basata sulla “democrazia politica partecipata” (vi invito a leggere su questo argomento la bella intervista di Ermanno Olmi che presenta il suo ultimo film alla trasmissione “Che tempo fa”). L’Elba non è un marchio aziendale, per rispondere al sig. Mantovani, e le sue comunità sono ricchezze culturali e valori attuali e moderni che trovano rappresentazione effettiva nei propri Comuni. I Comuni hanno garantito, attraverso il costituirsi e l’alternarsi delle loro maggioranze e delle rappresentanze politiche l’insieme degli interessi del territorio, senza escluderne nessuno: i Comuni hanno realizzato lo stato sociale: casa, sanità, istruzione, lavoro, assetto del territorio. In essi si è espresso pienamente il pluralismo sociale e politico, si sono selezionate classi di amministratori di buona qualità e molto legate e attente agli interessi delle proprie comunità e del territorio, si e espresso un buon governo, condiviso perché partecipato, Anche nei difficili anni della ricostruzione post bellica, del bum economico e della riconversione turistica, dopo l’abbandono dell’economia industriale. In poche parole l’Elba in questo sistema istituzionale è cresciuta, risollevandosi dai momenti difficili della sua storia, non è arretrata e lo dimostra ancora oggi. Non è che si vuol fare un salto nel buio con questo Comune Unico? Che si rischi di lasciare il sicuro per l’incerto? Si ritiene che questo sistema istituzionale e politico non sia più adeguato? Ma i risultati ci dicono il contrario. E poi se gli attuali amministratori non si dimostrano all’altezza si cambino, si propongano alternative credibili e affidabili, i cittadini elbani hanno la maturità per valutare e scegliere. Non vorrei che si cadesse dalla padella nella brace. Oggi per continuare a crescere e svilupparci con equilibrio e equità, garantendo una qualità dei servizi e degli stand ars di vita adeguati e migliori degli attuali abbiamo bisogno di una nuova politica che sappia unire, partecipare, dialogare, collaborare. Quella del Comune Unico è una proposta che non unisce, ma divide l’Elba. Le istituzioni, quando nascono devono essere condivise largamente, altrimenti rischiano di non rappresentare con forza ed autorevolezza un territorio e quindi sono più deboli nel confronto con le altre istituzioni continentali. Una delle colpe che imputo all’attuale stagione dell’antipolitica è questo continuo agitare contro tutto e tutti ad di là del canale: la Regione, la Provincia, forse perché amministrate dal centrosinistra. E’ un pregiudizio sul quale si è cercato di costruire una separazione ed un isolazionismo che ha ulteriormente indebolito l’Elba e le sue istituzioni. E’ consigliabile riprendere il cammino dell’Unione dei Comuni: è un invito che rivolgo innanzitutto ai Sindaci. Stefano Martinenghi: Oscurate dai media le ragioni dei contrari al Comune Unico Ho assistito ieri ad un evento eccezionale: l’imponente manifestazione per l’ospedale di Portoferraio che ha mobilitato l’Elba per un “altolà” alla Regione. Poiché sono in continente c’ero grazie alla diretta TV via internet dell’unica TV locale elbana, che ha assicurato un importante servizio pubblico, assolvendo quel diritto di informazione e di libera manifestazione del pensiero senza censure che l’Art. 21 della Costituzione tutela, non senza difficoltà. Il denunciato dall’emittente Tv oscuramento del proprio sito sui PC della ASL pare esserne una conferma, ma non è l’unica. Prendiamo il caso dell’informazione sul Comune unico offerta dai media locali dopo la mobilitazione della Regione e la costituzione del Comitato Promotore: è un continuo pubblicare su giornali stampati ed internet di dichiarazioni di esponenti politici o ad essa collegati “a favore” ma, per una ragione o per l’altra, non “contro”. E’ evidente che così non può formarsi una corretta informazione ed una pubblica opinione consapevole. A me è capitato nei giorni scorsi di inviare alla maggioranza dei media locali un intervento che spiega le ragioni concrete che sconsigliano il Comune unico e le sconcertanti possibilità consentite dal percorso legislativo scelto dal Comitato promotore per indire il referendum. Hanno pubblicato l’intervento solo due blog realmente indipendenti, ma almeno ciò ha consentito ad un partito politico di riprenderne i contenuti per una dichiarazione; meglio che nulla. Eppure la questione non è né di poco conto né di scarso interesse per il futuro dell’Elba. Perché oggi grazie all’art.74 dello Statuto della regione Toscana ed alla Legge Regionale n°62 del 2007 il Comitato promotore può raccogliere 5.000 firme in qualsiasi parte della Regione per un referendum che riguarda solo l’Elba(!) la Regione può non consultare i Comuni interessati alla loro fusione(!!); il referendum può essere validamente svolto senza alcun quorum di partecipanti(!!!) In Italia ed Europa per la validità dei referendum è imposto un quorum minimo di affluenza alle urne del 50%+1 degli aventi diritto al voto, in Toscana no, basta qualunque percentuale. Per paradosso basterebbero Cecco e Beppe con amici e famigli a favore per istituire il Comune unico. Si consideri che nel caso dell’Elba gli aventi diritto al voto sono 25.508 ed il quorum del 50%+1 fisserebbe a 12.755 il numero di coloro che dovrebbero recarsi alle urne affinchè un referendum fosse dichiarato valido, a prescindere dall’esito del voto. Il referendum nazionale dello scorso giugno fu dichiarato non valido per mancanza del quorum del 50%+1 degli affluenti alle urne, che all’Elba oscillò tra il 10,4% di Rio Marine ed il 14% di Rio Elba (!!!!). Pare dunque evidente la ragione per cui l’art. 67 della L.62/2007 ha “tagliato” ogni quorum con dubbia costituzionalità ed il sottoscritto ha parlato di “golpe legalizzato”. Queste informazioni è vitale siano pubblicate dai media locali per informare la pubblica opinione elbana, che solo allora sarà consapevole ed incentivata a RECARSI ALLE URNE IN MASSA per evitare che una minoranza organizzata si imponga sulla maggioranza - il quorum del 50%+1 è imposto ovunque proprio per evitare questa eventualità non democratica. Allora e solo allora il risultato del referendum sarà veritiero, vincano i SI al Comune unico oppure i NO, diversamente sarà falsato e contro la reale volontà degli elbani. Fausto Martorella: Barbetti sul Comune unico non parla per conto di tutta Capoliveri Il primo di ottobre è iniziata la campagna per la raccolta delle firme necessaria per l'istituzione di un referendum sul Comune Unico. Alla sala De Laugier oltre a esponenti del comitato a favore del comune unico c'era anche il sindaco Ruggero Barbetti. Quel sindaco che ha vinto le ultime elezioni capoliveresi proclamandosi "il sindaco di TUTTI" e promettendo consulte anche per piantare un fiore o tagliare un albero,consulte che Capoliveri sta ancora aspettando, si è permesso , a prescindere, di essere il portavoce di oltre 3000 cittadini ,che niente hanno potuto esprimere a riguardo del comune unico. Come membri dell'opposizione ci teniamo a sottolineare il fatto, che sarebbe stato più opportuno agire in nome di una democrazia partecipata per cui, giusto il referendum, ma promosso e sostenuto dai vari comitati o esponenti pro comune unico, e non sponsorizzato da un primo cittadino che non può certo rappresentare le idee e i desideri dell'intera comunità, e in questo caso neanche di tutti coloro che lo hanno voluto sindaco. Per quanto ancora Barbetti si crederà il Deus ex machina, senza che nessuno gli ricordi che è un uomo come tutti ,e come tutti libero delle proprie scelte, lasciando però ai cittadini capoliveriesi la possibilità di fare lo stesso. Questo mio intervento era necessario per chiarire che il sindaco Barbetti quando parla del comune unico ,non parla sicuramente a nome mio e non credo neanche a nome della giunta, ne tantomeno rappresenta l’intero consiglio capoliverese, almeno fino a chè l’Italia rimarrà una democrazia.


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