Sbagliare è umano, perseverare, si dice, è diabolico e così un 21enne di Rio nell’Elba, che già nell’estate del 2010 aveva avuto e realizzato l’infelicissimo proposito di sparare con una carabina ad aria compressa al gatto del vicino, ferendolo leggermente, ci ha voluto riprovare questa estate e stavolta ha provocato al povero animale un’ invalidità da cui non guarirà più. “Leone”, un esemplare di gatto europeo di 6 anni, ha una lesione al midollo spinale e non deambulerà più come prima ma, almeno, i carabinieri di Rio Marina, agli ordini del Maresciallo Capo Luigi Iodice, hanno scoperto l’autore degli scellerati e ripetuti gesti ponendo fine ai maltrattamenti. L’indagine dell’estate 2011, infatti, ha consentito non solo di scoprire l’ignoto autore del ferimento più recente e grave ma ha permesso anche di attribuire un fatto analogo, dell’estate 2010, che era rimasto impunito. L’attività investigativa ha avuto esito positivo grazie all’esame del pallino di piombo rimasto conficcato nella schiena di “Leone” nell’ultimo episodio, che ha consentito di puntare l’attenzione sui possessori di determinate armi ad aria compressa del comune riese, abitanti nei pressi della casa dei proprietari del gatto. I militari di via Principe Amedeo hanno raccolto elementi indiziari e quindi perquisito l’abitazione di un 21enne, rinvenendo, a conferma dei fondati sospetti avanzati, l’arma del delitto: una carabina calibro 4,5 mm regolarmente detenuta e diversi pallini identici a quello che aveva ferito l’animale. Nell’occasione i carabinieri, non potendo escludere ulteriori utilizzi impropri delle armi detenute dal ragazzo, hanno cautelativamente sequestrato al giovane, oltre alla carabina e al suo munizionamento, 5 fucili da caccia, legalmente posseduti, sulla cui autorizzazione alla detenzione si esprimerà la Prefettura labronica. Non sarà invece l’Autorità Prefettizia ma quella Giudiziaria a doversi esprimere sulla condotta del giovane che dovrà rispondere ai giudici livornesi di esplosioni pericolose e maltrattamento di animali e se una condanna adeguata al delitto commesso basterà a fare giustizia, probabilmente non servirà a capire la motivazione di un gesto così gratuitamente violento.
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