Attorno al progetto del Comune dell’Isola Elba si sta sviluppando un dibattito che a tratti sembra accendersi di pura tifoseria. Come riferito recentemente dalla stampa locale su Facebook si sta coagulando un blog “Senza comune unico si può”, sottoscritto da tre sindaci ed altri esponenti politici elbani, oltre a vari cittadini. Pur apprezzando il dibattito in sé, che è il sale della democrazia, dobbiamo far rilevare ai lettori importanti differenze fra le posizioni. Il comitato del Comune Unico non è "contro" nulla e nessuno, ed è nato col solo scopo di proporre alla società elbana una innovazione amministrativa nella netta convinzione che apporti sicuramente del bene all’Isola. Si chiede agli elbani di apporre una firma (nota bene: siano essi pro o contro il progetto) per attivare l’uso del massimo strumento di democrazia a disposizione del cittadino – il referendum popolare – tramite il quale chiederemo agli elbani tutti che forma di amministrazione preferiscono: se otto comuni od uno solo. La scelta è lasciata esclusivamente alla volontà degli elbani nel rispetto del libero arbitrio. All’opposto questo nuovo comitato in pectore (se vedrà la luce) nasce già con il piede sbagliato: è "contro" l’attivazione di un’iniziativa che non impone niente a nessuno, ponendosi per questo in una posizione autoritaristica. E ciò la dice lunga sullo spirito che anima il comitato del no: annichilire questa opportunità senza spiegarne loro il motivo. Perché in buona sostanza di questo si tratta. Di ben altro coerenza sarebbe stata l’opposizione al Comune Unico svolta nella corretta sede dello svolgimento referendario, durante il quale le opposte posizioni dovranno spiegare dettagliatamente ai cittadini i pro ed i contro delle rispettive sponde; ma il no avrebbe maggiori difficoltà a convincere i cittadini e per questo motivo preferisce non arrivarci. Il comitato del no vuole esercitare l’aborto preventivo nel fondato timore che il progetto del Comune Isola d’Elba possa vedere la luce rivelandosi molto più bello ed attraente della situazione preesistente agli occhi della maggioranza degli elbani. No, non mi piace. Preferisco spingere la democrazia partecipativa ed è per questo che appoggerò il referendum, sottolineando che la firma che chiederemo agli elbani nei prossimi mesi – anche quando raggiungeremo le 5.000 – non fa nascere d’imperio niente, ma sarà l’atto che metterà la comunità elbana tutta in grado di decidere sul suo futuro, liberi da sudditanze d'opinione verso i sindaci o politici. Parafrasando Voltaire: ho il massimo rispetto per tutte le opinioni, ma mi opporrò tenacemente per evitare che agli elbani venga impedito di esercitare questo fondamentale diritto.
Mappa Comune unico