Gentile Redazione, leggo le sacrosante proteste delle famiglie che vedono negato, in base a una sconcertante politica di “tagli” da parte delle pubbliche amministrazioni, il Diritto all’istruzione, alla socializzazione e, in buona sostanza, al poter condurre una vita il più possibile “normale” a tanti ragazzi che già devono sopportare senza alcuna colpa disagi purtroppo congeniti. Sabato scorso ho accompagnato a Pianosa una trentina di studenti delle scuole medie, per una “gita scolastica” ormai tradizionale che riunisce in un’unica iniziativa valori quali la partecipazione attiva, il gioco di squadra, l’educazione ambientale e la conoscenza del proprio territorio. Splendida giornata, splendida collaborazione da parte di tutti coloro che hanno consentito che l’organizzazione e lo svolgimento dell’iniziativa seguissero ritmi ottimali. I ragazzi erano ovviamente seguiti, in primis, dai loro Insegnanti. Due professori per trenta studenti. Poi, c’era “Mario”. Nome di fantasia, ovviamente: Mario è infatti un ragazzo un po’ particolare, con tante doti che necessitano solo di un po’ più di attenzione per esprimersi. Lo seguivo spesso con lo sguardo: accompagnato dalla “sua” Insegnante di sostegno, che riusciva a non perderlo d’occhio un solo secondo senza essere mai invadente, che lo sosteneva o lo stimolava con un’attenzione alla “particolarità del momento” incredibile… mi trasmetteva, non so bene come dirlo, “valori positivi” e armonici. E i suoi compagni, esuberanti e gioiosi come si deve essere a tredici anni, potevano anche comportarsi in modo “diverso”, ma tutti noi siamo in fondo “diversi” gli uni dagli altri… Senza Mario non sarebbe stata la stessa cosa. Non solo lui, ma tutti noi avremmo perso molto, moltissimo. Perché Mario non è solo importante per sé o per la sua famiglia: Mario è importante per i suoi compagni, Mario è importante per noi adulti, Mario è importante per tutta la nostra Società. E’ un Valore aggiunto, e non possiamo permettere che in nome di chissà quale “risparmio” questo Valore ci venga scippato. Gli Insegnanti di sostegno non “sostengono” solo dei singoli ragazzi: sostengono il Diritto a considerarci “civili”. Venerdì sarò, spero in compagnia di tutti voi che leggete, a manifestare per il diritto di tutti a una sanità efficiente e funzionale. E’ facile indignarsi, quando sappiamo che a ciascuno di noi può succedere di rompersi una gamba o di dover fronteggiare un’appendicite acuta. Vorrei però che non considerassimo i problemi di Mario e di tutti gli altri “nostri” ragazzi che come lui hanno solo bisogno di un po’ del nostro aiuto come se fossero “secondari” in quanto pensiamo non riguardino che una minoranza: è il momento di combattere, e di vincere, anche su questo fronte.
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