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L’edilizia elbana d.o.c. è pulita

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 29 ottobre 2003

Si è tenuta nei giorni scorsi una riunione del comitato direttivo della CNA dell’Elba per discutere degli aspetti più rilevanti della situazione dell’isola. In particolare, si ritiene che, partendo dalle singole ipotesi di presunto illecito nel settore dell’edilizia – sulle quali ci sono ancora indagini in corso che peraltro vedono coinvolti soprattutto personaggi che non svolgono prevalentemente la loro attività sull’isola – non si possono effettuare generalizzazioni che colpevolizzano un intero ceto imprenditoriale e un’intera comunità. L’attività edilizia continua ad essere una delle più rilevanti dell’isola per numero di imprese e per occupanti stabili diretti e dell’indotto, tanto da assicurare una parte non secondaria del benessere locale. Inoltre l’isola d’Elba è molto meno edificata sia rispetto ad altre isole simili che alla stessa costa continentale della provincia di Livorno. L’equazione, quantomeno qualunquista, che assimila sempre più frequentemente soprattutto gli imprenditori edili a deturpatori dell’ambiente e a veri e propri malfattori, non tiene conto di queste realtà. Anche gli imprenditori hanno piena consapevolezza che le condizioni per la crescita dell’Elba stanno anche nella sostenibilità, nella cura del patrimonio naturale e degli assetti idrogeologici. Tutte cose di cui le istituzioni per prime devono farsi carico. Sembra progressivamente evidenziarsi, inoltre, un atteggiamento con venature che paiono discriminatorie da parte di provincia e regione, la pervasività dei controlli e delle limitazioni delle quali sugli indirizzi delle amministrazioni locali non ha paragoni altrove. Conseguenza di questo stato di cose può essere il declino per impossibilità procurata ad operare, di un intero settore che all’Elba conta alcune centinaia di imprese. D’altra parte le otto municipalità e la Comunità montana non si mostrano sempre all’altezza delle esigenze di dinamismo delle imprese. Esigenze che probabilmente non conoscono neppure a fondo, vista la saltuarietà dei rapporti con le associazioni di rappresentanza. La lentezza con cui si affrontano i problemi legati alla viabilità, allo smaltimento dei rifiuti e all’approvvigionamento idrico sono frutto di quella medesima distanza dalle primarie esigenze del sistema economico. La stessa costituzione del Parco Nazionale non ha portato probabilmente neppure per responsabilità dell’attuale gestione commissariale impegnata ultimamente a riavviare le attività di programmazione, alle promesse occasioni di lavoro prospettate attraverso la sottoscrizione di protocolli d’intesa locali e nazionali. Anche dagli operatori del turismo ci si attende un cambiamento di atteggiamento ed uno sforzo nel senso della qualificazione dell’offerta e del contenimento dei prezzi in modo da uscire da una situazione di incertezza, che ha caratterizzato le ultime due stagioni, le cui cause sono tutte esterne. Su queste questioni siamo pronti al confronto innanzitutto con le altre associazioni di categoria e con le istituzioni. Non escludiamo incontri anche con i partiti locali per offrire alla riflessione politica le istanze per lo sviluppo dell’impresa.


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