Il 1° ottobre si terrà la “festa” del Comune Unico con una definizione che trovo poco rispettosa, da un lato, delle grandi problematiche sul tavolo e dall’altro di una parte di Elba che non si sentirà invitata ad un’iniziativa che non parla di coesione e solidarietà a tutto il territorio, ma parla ancora ai pochi che da tempo attuano indirizzi maturati altrove. Non metto in discussione la buona fede di molti che lo ritengono una risposta nella mancanza di risposte, ma ritengo che proprio nel rispetto di questi propositi ci corra l’obbligo morale di lavorare con convinzione alla soluzione dei problemi a prescindere dall’unità amministrativa di questo territorio. Da questo punto di vista persone alle quali va tutta la mia stima e collaborazione come Maurizio Serini, stiano certi che il mio contributo non mancherà, magari in una dialettica serena e costruttiva che ponga in luce i motivi di un’Elba che spesso non parla abbastanza per capirsi e che deve invece valorizzare invece i punti di condivisione e la passione di chi ancora crede nella politica. Tutto ciò non avrebbe niente di “inopportuno” se non ci fosse una grave incoerenza tra una presunta richiesta di partecipazione alle decisioni ed un meccanismo amministrativo che batte il tempo a fronte di un territorio posto davanti a scelte vitali e consegnate alla responsabilità politica di altri. Ecco dunque la necessità di chiarire che c’è una visione alternativa a quella di chi festeggia che ritiene che qualunque cosa imposta sarebbe non un rimedio ma un’altra malattia di questo territorio. La storia passata e recente ci impone di considerare che laddove, nell’assenza di solidarietà istituzionale, si intraprendesse un percorso non abbracciato spontaneamente ne sarebbe certo fin dall’inizio il fallimento, mentre al contrario, se si rafforzasse la solidarietà istituzionale, dovremmo porci la domanda se il Comune Unico serva ancora a qualche cosa. L’amico Orsini , oggi incaricato dalla chiusura dell’Unione dei Comuni, saprà nella sua competenza valutare carte e motivazioni tecniche e politiche tra le quali non avrà difficoltà a leggere che il principale motivo di fallimento di questa realtà è stata la forzatura operata da alcuni comuni con la sirena ammaliatrice di benefici immediati, mai diventati strutturali. Per questo il mio invito è quello di fermarsi , mettere alla prova le capacità di collaborazione di ciascuno e verificare se ognuno di questi territori non abbia ancora autonomamente la sua da dire … nell’interesse unico dell’Elba.
Paola Mancuso