Due raccolte di firme finalizzate a due diversi referendum caratterizzano questo fine di stagione meteorologico e, forse, di legislatura. La prima, che si conclude il prossimo venerdì 30, è finalizzata al referendum richiesto per cassare l’attuale legge elettorale, definita dal suo stesso estensore una porcata. Una porcata tuttavia talmente congeniale al ferreo controllo del Parlamento da essere diventata difficilissima da eliminare. Chi non lo ha già fatto ha tempo altri 3 giorni per firmare presso i rispettivi Comuni. La seconda, che comincia il giorno successivo alla chiusura della prima, è finalizzata a chiedere il referendum per il comune unico dell’Elba. Un aspetto lega i due referendum, l’uno nazionale e l’altro locale, costituito dal tentativo di ridare fiato e voce ai cittadini, ammutoliti nel primo caso dal dover votare candidati scelti dai gruppi dirigenti dei partiti, nel secondo dal non aver rappresentanti in grado, appunto, di rappresentarli in modo accettabilmente efficace. Il fiorire di comitati, comitatini e comitatoni è, credo, la spia del deficit di credibilità dei nostri amministratori. E’ possibile supporre che i problemi mai risolti accompagnati da quelli sopravvenuti comincino a pesare oltre il sopportabile sulla vita, non solo economica, degli elbani. L’inerzia e soprattutto l’intrinseca debolezza, dovuta a frammentarietà, delle amministrazioni locali – otto, di segno politico variegato e incapaci di elaborare una visione comune del futuro cominciando a risolvere le questioni del presente (evito la lista) - il successo del comitato sui tralicci e la scarsa incisività delle forze politiche locali stanno forse convincendo gli elbani che è necessario organizzarsi, per così dire, in proprio per rappresentare al meglio le necessità comuni. Il problema nasce nel momento in cui questi comitati cercano l’interlocutore al quale rivolgersi. La marginalità numerica di un comitato elbano difficilmente può coinvolgere istuzioni , quali la regione e la stessa provincia, deputate ad occuparsi, particolarmente in periodi difficili come l’attuale, di altri ordini di grandezze; la voce di un comitato locale corre dunque seri rischi di rimanere inascoltata e, in ogni caso, di non produrre effetti concreti. E’ tangibile d’altro canto come il sistema di rappresentanza istituzionale degli abitanti dell’Elba risulti oramai afono e incapace di sostenerne in modo convincente gli interessi nel senso più ampio della parola. Il comune unico non è la soluzione preconfezionata ad una situazione cristallizzata ma piuttosto un passaggio necessario per rendere credibili e difendibili le richieste degli elbani e degli stessi comitati che essi esprimono oltre a costituire, per definizione, lo strumento principe dell’amministrazione unitaria di un territorio naturalmente e oramai anche socialmente omogeneo come l’isola d’Elba. Credo che ognuno di noi debba essere cosciente che l’occasione di passare dagli otto attuali microcomuni ad uno soltanto non si ripresenterà facilmente nei prossimi anni se il treno che parte il prossimo 1 ottobre non verrà preso al volo dagli elbani. In bocca al lupo.
firma