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Cinghiali: anche il fondatore del WWF Italia Fulco Pratesi è per l'eradicazione

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 20 settembre 2011

Ecco cosa scrive Fulco Pratesi, fondatore e Presidente onorario del WWF Italia sul suo blog sul sito del National Geographic: "Finalmente! Finalmente il tempo sta rendendo giustizia agli ambientalisti, da sempre accusati di danneggiare l’agricoltura (e non solo!) impedendo, giustamente, l’uccisione (ma non la cattura) dei cinghiali nelle aree protette. Il fatto è che i cinghiali, fino a pochi decenni fa presenti solo in pochissime zone della Maremma e in Sardegna, a causa d’improvvide e irresponsabili operazioni di rilascio attuate dai cacciatori in molte località, sono aumentati a dismisura in numero e diffusione. Oltretutto, altro misfatto attribuibile alla categoria dei cacciatori, la maggior parte degli esemplari sono appartenenti a razze provenienti dall’Europa orientale, più grandi e prolifiche a paragone dei cinghiali maremmani nostrani e, in più, spesso addirittura incrociati, per ottenere maggiori dimensioni, con suini domestici tenuti allo stato brado. Così, questi animali, favoriti anche dall’aumento delle superfici forestali, causano gravi e gravissimi danni all’agricoltura e anche alla natura, distruggendo le preziose piante bulbose spontanee come orchidee, tulipani selvaggi, iris e altre, eliminando le covate di uccelli che nidificano al suolo, divorando cuccioli di capriolo e lepre, tartarughe terrestri neonate, piccoli roditori, anfibi e rettili di ogni specie, impedendo- grazie al saccheggio di ghiande, castagne e faggiole- la rinnovazione degli alberi d’alto fusto. Il metodo per ridurne seriemente il numero consiste nel attirarli in grandi recinti di cattura, prelevarli e cederli a strutture che possano venderli a riserve di caccia che ne facciano richiesta o ricavarne salumi e prosciutti da mettere sul mercato. I cacciatori sono fermamente contrari a questi efficaci metodi di controllo perché essi ridurrebbero significativamente le loro prede e il loro opinabile divertimento. E in molti casi intervengono illegalmente distruggendo gli impianti di cattura come è successo in molte aree protette. Il caso più clamoroso del condizionamento dei cacciatori, piccolo settore (1%) della popolazione italiana, ai danni del restante 99% di agricoltori, turisti, amanti della natura e del giardinaggio, è quello dell’Isola d’Elba. In essa, che fa parte del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, le immissioni di cinghiali (e anche di mufloni), specie da sempre assenti nell’isola, stanno provocando guasti tremendi, sia ai vigneti, sia ai muretti a secco, sia a tutte le forme di agricoltura e di giardinaggio e ai paesaggi naturali che, oltretutto, sono alla base del turismo e dell’occupazione. Dopo anni che la popolazione se la prendeva con il Parco, contrario (come dice la legge) all’impiego del fucile nelle aree protette, accusandolo di favorire la diffusione terrificante di questi animali, finalmente è nata una presa di posizione di albergatori, agricoltori e naturalisti che accoglie in pieno (nonostante l’opposizione dei Tartarini locali) il progetto del Parco di eradicare e trasferire altrove, con apposite gabbie di cattura, le due specie, riportando sia l’agricoltura, sia l’ambiente dell’Elba, alla situazione di una cinquantina d’anni fa. Minacciando, altresì, di far pagare ai cacciatori, responsabili delle introduzioni degli anni 60, i gravi danni causati dalle loro prede".


fulco pratesi quadrotta

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