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Un riordinanamento socio-amministrativo dell'Elba che guardi alla storia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 28 ottobre 2003

Pare che ”mutatis mutandis” persista ancora oggi quel carattere isolano turbolento e campanilista frutto di un' affrettata acculturazione protoilluminista, preunitaria e prerazionalista denunciato dal FIORENTINI, primo Console del Regno di Sardegna a Portoferraio dal 1815 al 1819. (Memorie e Progetto-Fondazione Giovanni Agnelli 1994 p.37). Andrebbe anche ripensato ad una più efficace ed efficiente articolazione amministrativa che superasse l’antico assetto del ”motu proprio” Leopoldino del 1772 configurante magari tre soli centri di autonomia amministrativa in corrispondenza delle aree socioeconomiche e culturali storicamente più omogenee. Non si può infatti dimenticare che l’Elba è stata per secoli divisa politicamente in tre domini prima dell’unificazione napoleonica: Principato di Piombino nel versante occidentale, Stato dei Presidi in quello orientale ed i Medici a Portoferraio. Orbene in un ottica di programmazione concertata, tanto meglio se promossa dai programmi elettorali dei Sindaci, si potrebbe pensare a tre Comuni Elbani, con delegazioni e/o di consigli di frazione, e segnatamente: nel versante occidentale l’Unione dei Comuni di Marciana, Campo nell’Elba, Marciana Marina, e perché no anche Capraia Isola, con Capoluogo Marciana, antica Zecca del Principato di Piombino, nel versante orientale l’Unione dei Comuni di Rio nell’Elba, Rio Marina, Porto Azzurro e Capoliveri ed infine Portoferraio, capitale Napoleonica e di fatto centro dell’Isola d’Elba. Tre del resto è un numero perfetto anche in una democrazia di numeri! Inefficienza ed inefficacia nelle infrastrutture e nei servizi elbani sono in gran parte conseguenza del frastagliato assetto attuale che difetta di coordinamento unitario, a differenza di come era stata unificata l’Isola da Napoleone nel 1814. Allo stato vi è un’incapacità del governo locale di fare esperienze comuni e quindi dei buoni programmi che sono i principali fattori socioeconomici di un equilibrato sviluppo. D’altra parte una politica di indiscriminata concentrazione di persone ed automezzi estivi dà luogo ad una condotta aggressiva al sistema delle vacanze con evidenti incompatibilità ambientali, ecologiche e caratteriali che alla lunga non producono effetti di sviluppo bensì di regresso. Credo, pertanto, che l’attuale malessere elbano sia in primo luogo da ricondurre al difetto di autonomia politica ed amministrativa del governo locale, peraltro non sempre ben rappresentato, che non sa trarre tutte le suscettibilità che il sistema delle autonomie può offrire all’Isola d’Elba. L’Elba, d’altra parte, non può sperare in una forte rappresentanza politica efficace per l’esiguo numero di voti che può portare nel Parlamento Regionale, Nazionale ed Europeo. Appare necessario perciò conformare gli istinti più stabilizzatori della personalità, freudianamente quelli dell’io, al super-io del mercato e della politica locale entro i vincoli e con i limiti strutturali della tutela dell’ecosistema, ossia nell’ambito di uno dei tanti modi legittimi di sviluppo compatibile (per un' articolata analisi delle criticità e delle prospettive di sviluppo elbano cfr. Raffaele Sandolo apparso su LISOLA 17-21 ottobre ”La situazione del turismo all’Isola d’Elba con i primi critici risultati del 2003 e le prospettive”. Inoltre l’articolo è associato a “Il Piano del Parco va raccordato ai piani strutturali”che troviamo su internet NOVE da Firenze , cronaca del 14 ottobre 2003). Anche l’Elba deve orientarsi verso la società di liberi mercati nell’ambito di principi di democrazia politica che, oggi, pare essere l’unico sistema di produzione di regole civili dopo il crollo della pianificazione comunista e dell’imprenditoria più o meno assistita, purché vengano rispettati appunto i valori di solidarietà ambientali ed umani in un concerto sociopolitico e culturale a tre.


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