«Tutti, giustamente, implorano responsabilità, chiarezza e decisioni veloci, ma lo fanno senza tenere conto di un’ennesima manovra finanziaria che non sostiene lo sviluppo e fa pagare ai soliti noti: lavoratori dipendenti, pensionati e giovani precari o disoccupati, cioè coloro che hanno già pagato! Strano che nemmeno uno distingua le colpe evidenti del governo. Prevale, invece, il pregiudizio dell’anti-politica, e nessuno si sogna di guardare più in là del proprio condominio. Eppure, sia nella finanziaria 2010, sia nella manovra di tre mesi fa, nonché in quella di oggi, gli enti locali subiscono un taglio complessivo del 25%. La spesa delle regioni rappresenta il 25% di quella totale, con la manovra il taglio è del 55%. La spesa dei comuni non supera il 15% dell’esborso complessivo, ma hanno subito tagli tre volte superiori. Insomma, siamo arrivati a un punto in cui si mettono regioni, province e comuni nell’impossibilità di erogare prestazioni e servizi fondamentali per la qualità della vita dei cittadini».
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