Se l’Ambito Territoriale di Caccia (Atc 10) e i cacciatori elbani intendono arrivare all’incontro istituzionale convocato dal vice-Prefetto per il 14 settembre con le strampalate proposte lette in questi giorni sulla stampa locale, vuol dire che non vogliono tentare nemmeno di risolvere il problema e che il loro unico obiettivo è quello di tenere in piedi una polemica artificiale contro il Parco, che dura da una ventina di anni e che non ha portato a nulla. Vediamo perché: 1) Il cambiamento di regole che si chiede all’Ente Parco non dipende dal Parco: la caccia nelle aree protette è vietata da due leggi nazionali: la 394/91 sui Parchi e la 157/92 sulla caccia e dal Decreto del Presidente della Repubblica che istituisce il Parco. Si vuole chiedere all’Ente Parco di violare le leggi? E si pretende che la Prefettura chieda all’Ente Parco di violare le leggi? Sarebbero questi gli “atteggiamenti rigidi” del Parco? Se quella legge “va modificata” deve farlo il Parlamento (non il Parco, i comuni elbani o la Provincia di Livorno) ma i cacciatori resteranno probabilmente delusi: nelle proposte di emendamenti alla legge 394/91 presentate dal relatore di Maggioranza alla commissione ambiente in Senato, il senatore Pdl Franco Orsi (che non nasconde le sue simpatie per i cacciatori più estremisti), la caccia nei parchi resta vietata e non abbiamo notizie di (impossibili) emendamenti per consentire la caccia nelle aree protette, d’altronde in passato già respinti con ignominia da questo stesso governo. 2) L’eradicazione dei cinghiali dall’Elba è possibile e lo dimostra proprio quello che dicono i cacciatori: l’ultimo cinghiale “maremmano” è stato ucciso all’Elba nel 1802 e quella prima eradicazione la fecero i contadini senza fucile, non i cacciatori, allora praticamente inesistenti. I cinghiali, o meglio gli attuali “manghiali”, cinghiali di origine centro-europea incrociati con i maiali e con una fortissima variabilità genetica, li hanno importati i cacciatori più di un secolo e mezzo dopo, a puro scopo venatorio, in un mutato contesto ambientale e socio-economico, e non hanno nulla a che vedere con il cinghiale già eradicato 210 anni fa: sono animali alloctoni, ibridati, distruttori della biodiversità e dell’agricoltura elbana. Seguendo il “ragionamento” dei cacciatori bisognerebbe reimportare all’Elba gli orsi, gli ippopotami e gli elefanti nani perché sono stati ritrovati dei fossili di queste specie. 3) La “gestione” venatoria delle specie da parte dei cacciatori all’Elba si è rivelata una vera e propria catastrofe: estinzione della sottospecie elbana di lepre italica (Lepus corsicanus) per l’importazione a scopo venatorio della lepre europea (Lepus europaeus); ibridazione di uno dei pochi ceppi puri di pernice rossa (Alectoris rufa) rimasti in Europa per l’introduzione di pernici ibridate e di Chukar (Alectoris chukar); introduzione di mufloni (Ovis musimon), i cacciatori elbani non sembrano certo poter presentare esperienze positive per dire ad altri, soprattutto agli scienziati dell’Infs/Ispra, come si gestisce una specie invasiva, visto che gli invasori che hanno distrutto e stanno distruggendo la fauna autoctona dell’Elba li hanno portati e fatti prosperare loro. 4) Il problema dei cinghiali è in gran parte fuori dal Parco e fuori dal Parco ci sono 600 cacciatori che prendono molti meno cinghiali di una quarantina di gabbie dentro il Parco. I cacciatori dicono che l’Area Protetta (dove il Parco elimina 1.300 capi) è un serbatoio di cinghiali, peccato che questo serbatoio venga tenuto pieno dai continui sabotaggi alle trappole del Parco e che i cacciatori organizzino punti di pasturazione autorizzati per attirare i cinghiali fuori dal Parco, ai quali se ne aggiungono decine non autorizzati, con pane avanzato di forni e supermercati e scarti dei ristoranti. Non si può foraggiare i cinghiali e portarli fuori parco e poi continuare a dire che la colpa dei danni che fanno è del Parco, che ogni anno elimina il triplo dei cinghiali uccisi dai cacciatori con le battute fuori parco. 5) Se i cacciatori vogliono collaborare davvero col Parco facciano funzionare gli abbattimenti con i cacciatori/selettori formati dal Parco, accettino di fare la “girata” (cioè la caccia con due soli cani) dentro l’area protetta (autorizzata dall’Infs/Ispra) e ci dicano che fine hanno fatto le 5 trappole per i cinghiali date loro da Comunità Montana e Provincia e che avrebbero dovuto gestire fuori dal Parco e che non hanno mai preso un cinghiale… Almeno una per certo era stata trasformata in pollaio, un’altra pare in canile per cani da caccia… 6) Accordi e compromessi sono possibili, ma secondo le leggi dello Stato e le regole del Parco che ne derivano. La furbizia di dire che la colpa dell’aumento dei cinghiali non è di chi li ha introdotti, ma di chi vuole eradicarli perché distruggono l’ambiente, è finita. Le associazioni venatorie non hanno nel Parco una controparte: il loro compito è quello di dimostrare che vogliono e possono ridurre fortemente la popolazione di cinghiale fuori dall’Area Protetta, un compito che devono concordare con Comuni, Provincia e Regione, assumendosi tutte le loro responsabilità di aver creato questo disastro faunistico ed ambientale che è diventato anche economico. Cacciatori, Provincia, Comuni dovrebbero intanto impegnarsi ad eliminare fuori dell’Area Protetta almeno quello che il Parco elimina al suo interno: più di 1.000 cinghiali all’anno (i cacciatori dicevano che ce ne erano 800 in tutta l’Elba….), e formare selecontrollori per il muflone e il cinghiale e squadre per il recupero degli animali. Altrimenti tutta questa polemica o è uno scherzo o è il solito giochino politico al quale si prestano i cacciatori da anni per scaricare le colpe e le inefficienze degli altri sul Parco. 7) Vediamo che con la scusa del cinghiale si vorrebbe addirittura andare a cacciare avifauna all’interno del Parco, facendo finta di non sapere che per molto meno (caccia nelle Zone di protezione speciale dell’Ue, che coprono praticamente tutto il territorio del Parco) l’Italia già stata condannate dalla Corte di Giustizia Europea ed ha dovuto subire Procedure di Infrazione dalla Commissione Europea Vorremmo anche sapere finalmente una cosa dai cacciatori: in quale Parco Nazionale dell’Unione Europea è consentita la caccia, che non siano abbattimenti selettivi? 8) La possibilità di un intervento dei cacciatori per ridurre i cinghiali esiste, ma non certo chiedendo impossibili deleghe per le battute al cinghiale dentro il Parco, che hanno dato scarsissimi risultati rispetto alla cattura con gabbie e che sono già state bocciate come illegittime dal Ministero dell’Ambiente al tempo del Ministro Altero Matteoli. I cacciatori (che hanno creato questo disastro quando erano il doppio di ora) possono essere una parte della soluzione del problema ungulati all’Elba, ma è difficile che chi ha portato la malattia sia anche la medicina. Lo dimostrano i fatti che dicono che le popolazioni di cinghiali introdotte dai cacciatori sono esplose in tutta la Toscana, dove i parchi sono solo il 10% del territorio e quelli Nazionali forse il 2%. E’ colpa del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e della legge 394/91 se i “manghiali” da sparo stanno devastando l’agricoltura Toscana dalla Versilia alla Maremma e dalla Val d’Orcia al Mugello?
cinghiale