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Per i parchi non ci sono cortei, ma rogne sì

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 01 settembre 2011

In questi giorni abbiamo visto sindaci, presidenti di provincia e di regione sfilare, manifestare, protestare e fare proposte per non restare stritolati da una manovra e da politiche di macelleria non solo sociale ma anche istituzionale. Ma gli effetti diretti e indiretti di questa politica pesano e non poco anche su altri soggetti istituzionali come i parchi e non solo. Allo Stelvio Lombardia, Trento e Bolzano stentano a trovare la quadra dopo le poco responsabili decisioni del governo e di un suo decreto ‘elettorale’. Al Vesuvio le cose non vanno peggio e sono anche più maleodoranti. Al Circeo come in altre situazioni il parco è sempre sotto tiro. Ma anche vecchi parchi regionali dal Ticino a quelli del Veneto insieme a molti altri non se la passano bene e c’è anche chi vuole abrogarli e comunque farli fuori, ad esempio, da qualsiasi responsabilità sulle aree protette marine come prevede la legge attualmente in discussione al Senato che non sembra interessare molti e neppure quelli che quei parchi li hanno istituiti con successo un bel po’ d’anni fa. Non ci sono cortei, striscioni, raccolta di firme e c’è anche poca discussione e neppure sempre informata e seria perché spesso abbondano le bischerate. Tra pochi giorni a Pisa i parchi europei si riuniranno e non da soli perché ci saranno anche sindaci, amministratori provinciali e regionali che torneranno ad occuparsene insieme come non avviene da troppo tempo e cioè da quando il ministero se ne è infischiato di convocare la terza conferenza nazionale dei parchi dove appunto parchi, comuni, province, regioni (che il Senato tranquillamente snobba) avrebbero dovuto insieme decidere il da farsi. E siccome sembra ormai in omaggio allo smemorato di Collegno che anche gli impegni assunti più o meno solennemente siano dimenticati senza colpo ferire, tra i molti persi per strada vorrei ricordare che nel 2004 in forza anche della II conferenza nazionale si riuscì ad istituire con apposito decreto di Matteoli un tavolo di controllo e di raccordo tecnico politico sulle aree protette a latere della Conferenza Stato Regioni con rappresentanze dei Ministeri (beni culturali, politiche agricole e ambiente) delle Regioni, delle Province, dei Comuni, delle Comunità Montane e dei Parchi. Si voleva in sostanza evitare il vuoto derivante dalla soppressione delle Consulta tecnica e prevenire i conflitti nascenti tra Stato e regioni sui parchi nazionali e individuare un terreno di coordinamento tra aree protette regionali e nazionali e Rete Natura 2000, tutte cose introdotte per altro dalla legge 426 del 98. C’è da scommetterci che nessuno al ministero ( e anche al Senato) ne sa qualcosa tanto è vero nel testo della legge in discussione di parla di un Comitato di programmazione in cui c’è solo lo stato. Pisa non può naturalmente sostituire la mancata conferenza e rinfrescare su tutto questo la memoria dei troppo smemorati, ma dare la sveglia sì.


punta nera pomonte panorama

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