Ore 16, 15 nel parcheggio del Porto si contavano ancora più auto che persone, qualche preoccupazione nelle facce degli organizzatori, il sole spazzava via le nuvole di una qualsiasi giustificazione meteorologica, ma ci sono già gli striscioni di Legambiente e alcune bandiere della pace a fare da segnalibro al raduno dei partecipanti. Ore 16, 30 il gruppo prende consistenza come quando la neve “attacca” e si comincia a vedere, ci sono le persone della volta precedente, ci sono anche volti nuovi. Si attende perché il quarto d’ora accademico è buona regola tra gli elbani, sì, iniziano ad arrivare, ad occhio e croce si riempirebbe due volte la sala della Provincia. Tirato il sospiro di sollievo per una partecipazione che risponde, inizia a prendere forma la disposizione del corteo: davanti il camioncino colorato che trasporta la musica che di lì a poco esploderà in Piazza Cavour, più indietro lo slogan principe “Noi su la testa, voi giù le mani”, dietro il Cigno Verde becca: “più legalità per un’isola di qualità”. Oltre le altre bandiere svettano più in alto di tutti un paio di luride mutande “I panni sporchi vanno lavati”. Invece di scendere direttamente lungo il mare, il corteo si addentra verso l’interno, lungo il Viale Elba, dove si fa una prima, silenziosa ma significativa, sosta davanti al Palazzo della Prefettura elbana. Il Serpentone, che intanto snodandosi lungo la via mostra la sua robusta costituzione, giunge poi sotto la Caserma dei Carabinieri dove ancora una volta si ferma, con un silenzio diverso dal precedente. Si immette nella via Manganaro ed segue la linea retta fin verso il centro storico. All’interno del corteo tante facce diverse, più o meno giovani, soprattutto singoli cittadini che hanno tenuto “su la testa” per tutto il percorso, chiacchierando tranquillamente con il vicino di sfilata, ritrovando gli amici di tutti giorni o qualcuno perso di vista. Gli striscioni di testa pesano un po’ o costringono a posizioni scomode, ci si avvicenda per tenerli bene in alto, anche Bubu si presta e ne raccoglie un angolo continuando a camminare. Bubu di strada ne ha già fatta tanta, viene dal Senegal e abita a Pontedera. E’ all’Elba per qualche giorno per fare visita ad un amico, e ha trovato due ore di tempo per manifestare con gli elbani. Si occupa dei diritti degli immigrati, parla bene l’italiano e va a fare i colloqui con i datori di lavoro per conto dei dipendenti extracomunitari. “Manifesto per il rispetto dei diritti, oggi qui all’Elba o dovunque mi ritrovi”. Il Corteo imbocca la Calata Mazzini, la occupa quasi tutta, la passeggiata del sabato sera è un fiume di cittadini a testa alta. Qualcuno dà i numeri, 250 partecipanti. Manca una tappa, quella più silenziosa, del Palazzo Comunale, il Sindaco non c’è, non si è visto nonostante la sua adesione annunciata alla manifestazione. Poi nella Piazza Cavour il silenzio diventa il ringraziamento della presidente del comitato organizzatore, Marilena Sangalli, l'intervento del consigliere della Comunità Montana Maria Grazia Mazzei, musica, satira, poesia. Alcuni degli artisti elbani, Beneforti, Regini, Regini F., Gaudenzi, Ria, hanno cantato e scherzato e sferzato il malcostume elbano dell’ostentazione, dell’impunità, della improvvisazione politica, dell’interessato saccheggio del territorio.
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