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Ortopedia ridotta ad ambulatorio, siamo allo sfascio completo della sanità elbana.

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 24 agosto 2011

Fin dalla sua nascita il Comitato Elba Sanità ha condiviso sia la nuova organizzazione delle prestazioni sanitarie per intensità di cure, sia la creazione dei Dipartimenti centralizzati nell’ipotesi che un tale organigramma fosse funzionale ad un miglioramento della qualità delle performance di tutta la nostra azienda sanitaria intesa come una rete di presidi ospedalieri e strutture territoriali che potessero garantire una assistenza di livello elevato a tutti i cittadini della provincia di Livorno, compresi gli utenti elbani. Le operazioni di accorpamento e riorganizzazione del nosocomio elbano non hanno viceversa sortito l’effetto che tutti speravamo anzi il contrario, nemmeno sostenute dalla creazione di nuove strutture territoriali che potessero correttamente sopperire alle prestazioni ritenute improprie per un ospedale che deve essere dedicato solo alle acuzie. Abbiamo anche condiviso l’idea che i migliori risultati fossero garantiti solo da equipe mediche e strutture che affrontassero nell’arco di un anno un numero adeguato di interventi che presso il nosocomio elbano non è possibile obiettivamente avere. Abbiamo, però, anche ripetutamente affermato che il centro ispiratore di qualsiasi riforma in campo sanitario debba essere la persona non soltanto intesa come paziente da dover essere sottoposto a diagnosi, cure ed interventi di qualità, ma anche in considerazione della sua condizione di abitante di un territorio insulare da tutti ormai considerato indiscutibilmente come disagiato, e stante simile condizione, in considerazione della sua situazione economica e familiare, della sua età; in sintesi avendo riguardo delle migliori condizioni psicologiche e materiali con cui poter affrontare un comprensibile e forte disagio personale. In questa ottica abbiamo anche approvato l’ipotesi che fosse il personale medico ed infermieristico a spostarsi sul nostro territorio piuttosto che i nostri cittadini, ma una simile ipotesi è più facile a dirsi che a realizzarsi, scontrandosi inevitabilmente con le condizioni contrattuali, la realtà logistica elbana, con le condizione personali e familiari di ciascun operatore, con le carenti strutture a disposizione nel nostro ospedale, con la mancanza di una equipe anestesiologica adeguata, condizioni che non possono essere giustamente più sostituite da semplici incentivi economici una tantum seppur cospicui, pena una condizione della sanità elbana sempre precaria e non organicamente strutturata. E’ indiscutibile che una simile operazione richieda tempo e risorse ben indirizzate, ma purtroppo ancora non ne vediamo neppure i prodromi, mentre chi soffre ha necessità di risposte rapide ed efficaci. E’ più di un anno che il Comitato ribadisce queste affermazioni, ma l’unico risultato è stato quello di veder ridurre sempre di più le prestazioni non nella logica che ci aspettavamo, bensì in quella di diminuire sempre più anche le prestazioni fondamentali fino a renderle del tutto impossibile da assicurare se non al prezzo di un infernale super lavoro per i pochi medici ed infermieri rimasti. Non sono garantiti dunque nemmeno i così detti livelli essenziali di assistenza che devono essere comunque mantenuti se si intende davvero tenere aperto un ospedale che non sia solo luogo di transito in attesa dell’elisoccorso. Dunque lotteremo perché Medicina abbia un organico di almeno dieci medici con un Responsabile di secondo livello, perché Ortopedia abbia a disposizione almeno tre specialisti con la possibilità di effettuare le più semplici operazioni chirurgiche di routine, con l’apporto di specialisti del continente in occasione di interventi di maggiore impegno, rigettando del tutto l’ipotesi di ridurla ad ambulatorio, con la necessità, quindi, di doversi trasferire in continente anche per le prestazioni più elementari. Immaginiamo, ad esempio, il ricovero di un adulto affetto, a seguito di infortunio, da una lesione alla spalla o all’anca o di un bimbo che ha subito una frattura ossea, i dolori inevitabilmente saranno lancinanti in più, se non rapidamente contrastate, tali patologie potrebbero ragionevolmente produrre lesioni permanenti ad altri organi ; se ciò accadesse nella situazione prevista dalla Direzione aziendale, il paziente dovrà attendere il trasferimento in continente con qualsiasi mezzo a disposizione, se sarà possibile, mentre una operazione in loco impiegherebbe al massimo mezz’ora per risolvere una patologia di facile risoluzione, ma dolorosissima e non priva di possibili e deleteri effetti collaterali se non immediatamente affrontata. Continueremo a batterci affinché, nonostante le note difficoltà a reperirli, il numero degli anestesisti venga portato almeno a cinque unità proprio per garantire sia ai pazienti che agli altri medici ospedalieri la sicurezza di una minima assistenza anestesiologica in h 24, affinché la prima sistemazione logistica degli operatori sanitari trasferiti all’Elba sia adeguata, dignitosa ed economicamente affrontabile. Si è ripetutamente affermato l’importanza delle strutture territoriali, della realizzazione dello Ospedale di comunità e dell’Hospice non solo come importante conquista per chi soffre di malattie croniche o terminali, ma anche come conseguimento di importanti prestazioni sociali; anche su questo come sulla medicina di iniziativa e sulla maggiore responsabilizzazione dei medici di famiglia ne abbiamo condiviso pienamente l’ispirazione, ma se non si pone mano subito alle fondamentali prestazioni ospedaliere, per assurdo, sarebbe come parlare di educazione alimentare a chi sta morendo di fame. Su tutto questo chiediamo un forte coinvolgimento e maggiore impegno da parte delle istituzioni elbane, in particolare da parte della Conferenza dei Sindaci e del suo Presidente con azioni più incisive verso la Direzione aziendale e il Governo regionale, nonché con la doverosa informazione, fino ad ora mancata, delle iniziative già intraprese a favore dei cittadini e di chi quotidianamente lotta per ottenere il soddisfacimento di fondamentali e inalienabili diritti.


ospedale insegna striscia

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