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Controcopertina: Tolgo l’acqua, tolgo la vita

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 17 agosto 2011

Quando manca l’acqua, ci manca il respiro, ci manca la sicurezza. È vero che c’è chi sta peggio di noi, ma è anche vero che, se il problema è provocato da negligenza, insensibilità, regolamenti senza una logica, ci sentiamo defraudati di un diritto: avere l’acqua. Ci viene segnalato che un regolamento assurdo ed incredibile costringe dei cittadini a rimanere senza l’acqua per una scelta politica poco chiara. In questi giorni di tubi asciutti e di cisterne vuote, ci sono centinaia di migliaia di metri cubi di acqua inutilizzata sotto i nostri piedi. Centinaia di cittadini si sono visti negare il diritto di raggiungere a spese proprie quest’acqua. Incredibile ma vero! Sono centinaia le domande respinte dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano a cittadini che chiedevano di fare un pozzo per dissetare la propria casa ed i propri orti o giardini. Centinaia di famiglie senza l’acqua perché sono in zona parco ed il parco nega i permessi (ovviamente non a tutti) di fare dei pozzi. Quelle famiglie con il proprio pozzo, non solo non avrebbero problemi per le loro necessità, ma non graverebbero sul circuito ASA e quindi altre famiglie si gioverebbero della maggiore disponibilità d’acqua rimasta nella rete idrica ASA. Chiediamo ai nostri amministratori e all’Ente Parco Arcipelago Toscano di rivedere questa loro posizione e concedere, come è stato fatto fino a qualche anno fa (nonostante il regolamento), di permettere la realizzazione di pozzi a tutti quei cittadini che hanno presentato domanda regolare, completa di relazione geologica che testa la fattibilità idrogeologica del pozzo. Questo porterà ad una maggior autosufficienza idrica dell’isola d’Elba. Diversamente saremo sempre più dipendenti dalla Val di Cornia e con i rubinetti di flusso dell’acqua in mani non elbane che possono assetarci proprio nel momento di maggior afflusso di turisti. Alcune domande a cui come al solito non ci risponderanno: 1. Perché solo il P.N.A.T. ha un proprio regolamento al di là delle leggi nazionali? 2. Perché la carenza di acqua colpisce solo l’Isola d’Elba e non i paesi turistici della costa? 3. Perché si lascia che i tubi versino acqua a cielo aperto per diverso tempo? 4. Perché ci sono depositi pubblici che disperdono l’acqua dal “troppo pieno”? 5. Quando si deciderà di fare un censimento realistico delle sorgenti e delle falde elbane? Tutte queste domande aspettano risposte da tempo come quelle persone che si sono viste negare il permesso di fare un pozzo a casa propria e con il proprio denaro. Florio Pacini Italia dei Valori Isola d’Elba Caro Florio Sono molto spesso d'accordo con le cose che affermi, e ti do atto di metterci sempre la faccia, ma stavolta mi pare tu abbia preso una gigantesca cantonata. Non sono un profondo conoscitore delle vicende idriche insulari, ma una qualche informazione in materia mi deriva dal venire da una famiglia di pozzaioli. L'idea che ciascun possessore di casa (prima seconda o terza) provveda da solo al proprio rifornimento idrico sarà pure suggestiva ma mi pare impraticabile e per certi versi scriteriata. Una volta così si faceva ma: a) non c'era una vera rete idrica; b) i pozzi che si costruivano erano quelli "romani" uno scavo circolare di larghe dimensioni e di non moltissimi metri di profondità che raggiungeva la prima falda e scendeva rispetto a questa, di quel tanto che bastava per creare un deposito. Quella tecnica non consentiva di emungere più di "quanta acqua faceva il pozzo" ed i prelievi dovevano essere comunque contenuti. c) i pozzi artesiani di oggi a cui penso tu ti riferisca captano l'acqua più in profondità e risultano molto più attivi nell'emungimento delle falde, e, caro Florio: "leva e non mette, botte canta", le falde che ci sono, sono quelle che sono e ammettendo che si autorizzassero anche solo "decine" (mi sembra fuori dal mondo che giacciano "centinaia" di domande al Parco) di prelievi privati, senza nessuna possibilità di controllo circa le quantità, quella stessa acqua verrebbe fatalemte a mancare in tutto o in parte all'emungimento pubblico, altro che risolvere i problemi di ASA! In pratica tu che sei dell'IdV dopo aver promosso (e vinto insieme ad altri) un referendum contro la privatizzazione dell'acqua, proponi per l'Elba una ricetta iperliberista di gestione di una risorsa pubblica. Ma l'acqua è un bene comune non è proprietà di qualche signore che abita, o ha casa vacanze, o ancora villa con parco da innaffiare e piscina da riempire, sopra il suo percorso sotterraneo. Tu dici che costoro i pozzi se li farebbero a spese loro (e ci mancherebbe altro!) ma l'acqua emunta sarebbe la loro, per loro espressamente creata e resa potabile da madre natura? Va bene essere "di lotta e di governo" (e l'IdV è al governo ad esempio della regione Toscana contro la quale lanci spesso strali, talvolta sensati, talvolta molto meno) ma mettersi d'accordo con sè medesimi sarebbe il minimo, non si possono sposare tutte le cause. Altra, scusami, castroneria è affermare che il Parco abbia in materia un "regolamento" che travalica le leggi nazionali, è vero l'esatto contrario: la legge (fatta dal Parlamento e che il Parco deve applicare) stabilisce che nelle aree protette è fatto divieto di turbare l'equilibrio idrogeologico esistente, e non occorre essere dei premi Nobel per comprendere la "ratio" della norma. Sul resto, sui probemi gestionali che poni, non entro più di tanto, ma pur essendo convinto che esista una specificità elbana, un approccio meno populista, meno vittimista, meno deteriormente localista, credo rafforzerebbe le ragioni degli isolani. Ad esempio perchè paventare la chiusura dei rubinetti da parte del piombinese cinico e baro proprio mentre (mi risulta) la condotta sottomarina scarica a pieno regime e l'acqua che manca è quella di produzione insulare (che i tuoi amati "pozzi" volente o nolente ridurrebbero ulteriormente)? Mi auguro comunque che chi di compentenza alle tue domande risponda.


filicaie pozzo acquedotto ruotato ridotto

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