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Il Parco sulla eradicazione dei cinghiali sconfessa il suo il V.Presidente Banfi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 13 agosto 2011

Stupisce davvero la posizione del vicesindaco di Porto Azzurro, uscita su Tenews oggi,che si adira e si meraviglia per la posizione espressa dal presidente del Parco per risolvere il problema della presenza dei cinghiali e mufloni. Prima di tutto perché il vicepresidente del Parco dimentica un po’ cose … Vediamo di ricordarle per tutti 1. La delibera di eradicazione del cinghiale nel Parco Nazionale è stata assunta nel 2002 quando Banfi era già collaboratore del Parco in mobilità. 2. Non è mai stata annullata dai Consigli Direttivi che sono succeduti e Banfi, come facente funzione di direttore, per diversi anni, non ha mai espresso pareri tecnici contro quell’atto. 3. Quando sono state effettuate le braccate nel Parco, nel periodo di commissariamento del Parco, come risulta dai dati numerici, sono stati presi pochi animali. Tale pratica illegittima, perché contravviene non solo alla Legge 394/91 sui parchi ma anche alla Legge 157/92 sulla caccia, è stata bocciata dalla direzione del Ministero Ambiente, sia dai ministri dell’ambiente di centro sinistra che di centro destra. 4. Il Parco Nazionale ha perciò dovuto abbandonare la pratica illegittima e inefficiente delle braccate nel Parco e lo stesso Banfi, nelle sue funzioni di facente funzione di Direttore, ha perciò dovuto affrontare il problema attuando catture con gabbie e rivendendo gli animali catturati. 5. Ultimamente ha raccolto le impressioni negative della popolazione e le ha riportate più volte come problema da affrontare, ma senza mai mettere in discussione la precedente delibera del Consiglio Direttivo che indicava nell’eradicazione dei cinghiali l’unica soluzione davvero praticabile. 6. Il problema del disagio provocato dai cinghiali e ora anche dal muflone è stato molto rappresentato sulla stampa da numerosi cittadini che si aspettano di venire considerati da chi li amministra. Banfi conosce la situazione e sa quali sono le criticità di rendere efficace il contenimento dell’enorme successo riproduttivo. 7. Il Vice Prefetto ha chiesto di intervenire per affrontare l’emergenza e Banfi è conscio che non si può tradire la fiducia dichiarando di voler agire e poi tirandosi indietro per timore di venire punito dal mondo filo venatorio. 8. Il richiamo all’eradicazione esplicitato nella comunicazione effettuata a mezzo stampa ha l’obiettivo prioritario di affrontare consapevolmente e in modo efficace questo problema dell’interferenza molto negativa provocata dalla presenza di questi ungulati. 9. Chiedere la collaborazione dei Comuni e degli Enti che hanno competenza è significativo perché si punta a stimolare una organizzazione efficace per contenere fin da subito le presenza. La proposta di eradicazione non significa che intanto non si deve far nulla. Il Parco lo sta facendo da tempo, ma può operare entro i confini con i mezzi che ha, ed è ovvio che, al di fuori di questi limiti, la palla passa alla Provincia, ai Comuni , alla Regione e alla gestione faunistico venatoria. 10. Indurre coloro che hanno responsabilità nei confronti dei cittadini ad uno sforzo collaborativo è una richiesta più che ragionevole da parte del Parco e ci si aspetta una risposta positiva per valutare come affrontare la questione. Il Parco ha il dovere, secondo la legge 394/91, il Decreto istitutivo del Presidente della Repubblica, il Piano del Parco, le Direttive europee Habitat e Uccelli, la legge regionale 56/2000, di proteggere le specie autoctone e l’agricoltura elbana. L’introduzione dei cinghiali, avvenuta ad esclusivo scopo venatorio, e dei mufloni, introdotti con decisioni di altri Enti prima dell’istituzione del Parco Nazionale, stanno producendo gravissimi danni ad una flora e ad una fauna uniche e ad un’agricoltura che ancora resiste e che è essenziale per il mantenimento di alcune specie animali di grande valore e per l’equilibrio ambientale ed economico dell’Elba. Il Parco, intende farlo con il conforto della Direzione generale per la protezione della natura e del mare del Ministero dell’Ambiente. Chi dirige il Parco crede che la delibera presa dal Direttivo dell’Ente Parco sia una buona base per avviare un’opera di eradicazione che ha bisogno di risorse e responsabilità politiche ed amministrative anche da parte di tutti gli altri Enti pubblici che sono interessati al governo del territorio elbano e dell’Arcipelago. Il tempo dei giochini politici, dello scaricare sul Parco e il Ministero dell’Ambiente le responsabilità di scelte sbagliate fatte da altri, è finito. Così come non si può chiedere al Parco Nazionale Arcipelago Toscano, al suo Direttivo ed al suo Presidente di violare le leggi dello Stato e le indicazioni scientifiche di Infs/Ispra. Ognuno ora deve fare la sua parte, dicendo chiaramente se vuole o no l’eradicazione del cinghiale dall’Elba, oppure se è favorevole, come sembra per alcuni, al mantenimento di una cospicua popolazione di ungulati a scopo venatorio. Lo devono sapere i cittadini e gli agricoltori elbani ed anche il Parco che altrimenti dovrà adeguare le sue azioni di contenimento del cinghiale e dei mufloni che attualmente sono praticamente tutte a suo carico (e quindi dei contribuenti elbani ed italiani). Ben vengano proposte alternative ma rispettose delle leggi e delle indicazioni scientifiche altrimenti potrebbero essere viste solo come l’ennesimo tentativo di mettere in difficoltà il Parco Nazionale.


cinghiale più stretto

cinghiale più stretto