LETTERA APERTA ALLA: Provincia di Livorno, Ufficio Agricoltura Provincia di Livorno, Ufficio caccia e Pesca Parco nazionale Dell’Arcipelago Toscano Amministrazioni Comunali dell’Isola D’Elba A tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra amata Isola. Quand’ero bambino, spesso andavo per i boschi di Vallebuia a raccogliere funghi, erbe selvatiche, legna per il camino, fieno per le bestie domestiche, frutta di stagione. Gli unici animali di una certa consistenza che abitavano la macchia, erano lepri e fagiani che si allontanavano alla presenza degli esseri umani. Ogni tanto una martora affamata, assaltava un pollaio, facendo mattanza di galline e conigli. In quel caso il problema si risolveva con qualche tagliola messa opportunamente in luoghi strategici. Tutto era in equilibrio e vivevamo in un ambiente crudo ma fiabesco e ogni particolare aveva una connotazione ben precisa, senza nessuna forzatura. Quest’equilibrio è saltato quando alcune associazioni venatorie hanno introdotto, alla fine degli anni ’50 alcuni cinghiali maremmani con lo scopo di cacciarli. Dopo qualche anno i cinghiali maremmani sono stati incrociati con quelli bulgari, molto più prolifici e affamati. Il risultato è stato che, una volta consumato il cibo sulle montagne, le bestie allo stato brado, si sono avvicinate alle campagne coltivate iniziando a distruggere viti, piante da frutto e ortaggi. Quindi, già a metà degli anni ’80, esisteva una situazione di emergenza agricola causata dalla presenza di questi animali, scarsamente controllati dai cacciatori. Nel 1976 con una delibera del comune di Marciana e con l’appoggio di alcune associazioni venatorie furono introdotti anche i mufloni, nel territorio marcianese. Fino a quel momento gli unici ovini presenti nella zona erano le capre e le pecore custodite da qualche raro pastore. Proprio in questo periodo la pastorizia fu disincentivata in quanto si sosteneva che gli ovini danneggiavano il patrimonio forestale. In breve tempo i mufloni sono diventati , insieme ai cinghiali, i veri padroni dell’Isola e hanno causato danni ambientali difficilmente recuperabili. Tutti gli agricoltori sono stati costretti a recintare i loro terreni a spese proprie andando contro anche alla cultura elbana che , in segno di ospitalità, non prevede la recinzione dei terreni agricoli o delimitanti un’abitazione privata. I mufloni e i cinghiali danneggiano totalmente ogni tipo di pianta da frutta , le viti atte alla coltivazione e tutti gli ortaggi. I cinghiali scavano con le loro zanne alla ricerca di radici e tuberi, i mufloni mangiano le foglie delle piante e delle viti “ scarnificandole” e riducendole in fin di vita. Questa storia dura ormai da molti anni e le campagne, conseguentemente, sono state abbandonate o, in rari casi, recintate con palizzate , trincee, scavi e reti , manco fossimo nella prima linea di una guerra di posizione. Gli enti preposti al controllo, nessuno escluso, si sono dimostrati incapaci di affrontare e risolvere il problema. Sono risultati totalmente inefficienti gli abbattimenti mirati, dentro e fuori il Parco dell’Arcipelago. Anche la cattura per mezzo di gabbie predisposte , invece che risolvere il problema , lo ha aggravato. Le gabbie possono risultare utili sono se vengono predisposte in zone lontane dai centri abitati, altrimenti rischiano di portare ancor più gli animali selvatici , ingolositi dalle pasturazioni,a contatto con la popolazione e con le colture degli agricoltori. A questo punto, io mi sento disarmato e disperato. Nella mia stessa situazione e con lo stesso stato d’animo, ci sono altre centinaia di agricoltori e tutti quelli che traggono sostentamento dalla vigna e dall’orto. Eppure l’agricoltura elbana è essenziale per il movimento turistico e fa parte della storia e delle tradizioni del luogo. Dovrebbe essere incentivata e difesa e non vessata come in questo periodo. Chi decide cosa si deve fare sul territorio dovrebbe avere un’idea d’amore, per il luogo in cui vive e opera. Dovrebbe migliorarlo e non peggiorarlo. Dovrebbe seguire i consigli dettati dalla storia e dall’esperienza e non seguire mode e idee senza un briciolo di progettualità. Per questo io chiedo aiuto agli enti preposti, che siano il Parco, I Comuni e le altre Istituzioni. Faccio appello agli operatori turistici e a tutti coloro ai quali interessa l’ecosistema. Chiedo interventi mirati e concreti. Chiedo che il problema causato dai mufloni e dai cinghiali sia risolto. Chiedo che il territorio elbano ritorni ad essere quel nido di armonia che era all’inizio degli anni ’60. Chiedo di uscire dall’emergenza, caso mai mi venisse voglia di fare un’ultima passeggiata, ora che sono vecchio, tra le ginestre e i cisti, senza più vedere gli scavi provocati dai cinghiali e i terreni “zappati” dalle zanne, senza più provare lo sgomento davanti ai “ resti” di un limone o di un arancio spogliato totalmente dai mufloni.
Moncione 5 branco di mufloni