Egr. Direttore Ho avuto il piacere di discutere più volte con lei del problema idropotabile elbano trovandola dissenziente nei riguardi della mia soluzione definiva ma anche in quella di prima fase che prevede di risolvere il problema attuale con una solo chilometro di galleria-serbatoio da scavare sotto il M. Capanne. Non parlerò quindi di detta soluzione ma mi permetta di criticare quello che realmente è in programma o in attuazione all’Elba. Prima di tutto le vorrei precisare come, negli anni in cui chi scrive aveva responsabilità reale nella alimentazione idropotabile dei cittadini, doveva inderogabilmente adottare il seguente provvedimento: una volta messa per qualsivoglia motivo fuori servizio una condotta dell’acquedotto, prima di rimetterla in servizio era necessario procedere ad abbondanti lavaggi e alla sua disinfezione. La motivazione è chiara: una tubazione in pressione rende impossibile l’ingresso di materiali inquinanti perché dalle inevitabili fessure esce acqua a forte velocità. Tutto è invece possibile quando viene tolta pressione. Ora le farei presente il grande pericolo che corrono le tubazioni colabrodo dell’Elba ora che debbono ad ore alterne essere chiuse per alternare l’alimentazione da una zona all’altra. Ritengo questo un pericolo che all’Elba viene normalmente sottovalutato. In secondo luogo vorrei farle notare come anche negli anni scorsi l’Elba abbia corso gli stessi rischi di oggi ma come i rischi siano sempre stati fugati da abbondanti piogge intervenute a tempo opportuno, piogge che sicuramente non mancheranno anche in questo frangente. Le chiedo: se non dovesse essere così e magari si andasse incontro ad una quindicina di giorni di bel tempo secco, tanto utile ai fini turistici, che ne sarebbe dell’economia elbana? Non faccio che un timido cenno alla possibilità di rottura della obsoleta condotta sottomarina e delle difficoltà obbiettive che si incontrerebbero nella riparazione. Infine indico la precarietà della Val di Cornia cui viene affidato un compito superiore alle sue forze cioè quello di alimentare un territorio la cui richiesta idrica supera la disponibilità effettiva. Tale fatto provoca la necessità di ricorrere a prelievi oltre il linite di sicurezza con tutti i problemi che ciò comporta in fatto di qualità dell’acqua (sono ben noti le presenze di sostanze varie non ammesse dalle norme comunitarie), di danni al suolo ecc.. Un’altro appunto lo farei alla soluzione scelta da ASA per rendere l’Elba autonoma ed indipendente e cioè la creazione di una ventina di piccoli laghetti superficiali disseminati in tutta l’Isola, trattandosi di una soluzione a mio avviso pessima e che, fin dalla sua prima attuazione pratica darà ampia prova di inadeguatezza... Ed ecco la mia conclusione. Ritengo che, stando alle mie conoscenze, la situazione del rifornimento idrico dell’Elba non potrebbe trovarsi in una situazione peggiore di quella effettiva, reale. e penso che tutta la stampa locale, ivi compresa la sua pregiata “Elbareport”, dovrebbe richiede in maniera sentita una svolta radicale nelle modalità di alimentazione idrica dell’Isola, svolta che a mio avviso non può che fare affidamento sulla autonomia e autosufficienza idrica completa dell’Isola mantenendo il collegamento con il continente solo come una alimentazione sussidiaria di sicurezza. Ci sono ampie documentazioni atte a dimostrare che le piogge che annualmente cadono in Isola fornirebbero acqua in quantitativi più che sufficienti allo scopo..
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