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Il Parco (con il Ministero) si prefigge di ERADICARE i cinghiali dall'Elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 09 agosto 2011

Eradicare, vale a dire ridurre a livello zero la presenza di una specie nociva ed invasiva su un determinato territorio, così come si strappano le erbacce dalle buone colture, occorre far piazza pulita dei "maiali da bersaglio" che grosso modo da mezzo secolo creano devastazioni all'agricoltura, sfasciano muri a secco e terrazzamenti, danneggiano irreparabilmente il micro-sistema idrologico, predano indebitamente altre specie autoctone, causano incidenti stradali, spaventano turisti e locali, danneggiano la viabilità maggiore e minore dell'Elba. Debbono sparire da un'Isola che non li tollera, con buona pace di qualche centinaio di appassionati sparacchiatori che portano la responsabilità, non solo morale, della scellerata introduzione dei "cinghiali" da parte dei loro predecessori e di enti complici, e contemporaneamente la stessa drastica cura va applicata ai "pecori-abhart", ai mufloni che saranno pure più decorativi, ma anche loro fanno più danno della grandine all'Isola. Una ricetta che per prima aveva formulato Legambiente, facendo cadere anche l'immagine caricaturale degli ambientalisti disposti a tutto per di non far abbattere un solo capo, ma che ripresa dal Parco e soprattutto ora sposata dal Ministero dell'Ambiente acquista probabilità di essere somministrata al territorio malato prima che la piaga diventi insanabile" In merito a quanto apparso sugli organi di informazione relativamente al problema della presenza del cinghiale all’isola d’Elba, il Parco Nazionale Arcipelago Toscano ha infatti emesso il seguente comunicato: “ Premesso che i cinghiali sono stati introdotti all’isola d’Elba dalle associazioni venatorie negli anni ’60 - ’70, come affermano gli stessi cacciatori, e che tale introduzione ha causato e causa danni all’agricoltura e al patrimonio naturale dell’isola, il Parco evidenzia i seguenti aspetti: 1. Nonostante che il Parco abbia eliminato 7396 cinghiali dal ’97 ad oggi, di cui oltre 3000 negli ultimi 3 anni (tramite l’utilizzo di gabbie), l’azione non è sufficiente in quanto il tasso riproduttivo di questi ungulati (all’Elba come in tutta la Toscana e in Italia, indipendentemente dalla presenza o meno di un Parco) è superiore al prelievo poiché si tratta di esemplari provenienti dal centro Europa e incrociati con maiali (dati Università di Pisa, conosciuti dal 2002). 2. La proposta di “aprire la caccia nel Parco” prospettata dall’ATC, braccando con mute di cani, non avrebbe l’effetto sperato in quanto permetterebbe, come dimostrato dagli anni passati, l’abbattimento solo di poche centinaia di animali (non migliaia!) facendo certo divertire i cacciatori ma provocando una cattura ridotta e favorendo la dispersione degli animali. Inoltre questo metodo, quando fu “straordinariamente consentito” ha portato i cacciatori ad utilizzare il Parco solo come riserva venatoria. 3. La tecnica più efficace nel Parco non è quella di inseguirli (i numeri di prelievo effettuato con battute negli anni 2002 e 2003 furono di 197 e 394 capi!). E’ evidente la maggior resa delle gabbie ma la tecnica non piace proprio per questo! Proprio per questo le gabbie vengono boicottate. Incidentalmente, si fa presente che la Provincia di Livorno, per affrontare lo stesso problema fuori aree protette, nell’ATC 10 continentale, ha deciso di posizionare gabbie per aiutare gli agricoltori a difendere le coltivazioni. Fuori Elba sì e sull’isola no? Forse l’agricoltura elbana è meno importante? 4. La difesa della biodiversità dell’isola e delle persone che operano nel turismo e nell’orticoltura famigliare non può essere sottoposta alle necessità del mondo venatorio di “voler mantenere uno stock di animali sufficientemente numeroso per consentire una maggiore facilità e soddisfazione nella caccia”. Tale condizione, in un ambiente chiuso e senza predatori non si risolverà veramente se non si procede all’eradicazione dei cinghiali di tutto il territorio elbano. 5. Il Parco propone, come ebbe già a deliberare nel 2000, non il contenimento dei cinghiali con cui è sempre più evidente è impossibile convivere ma l’eradicazione completa di tutti i cinghiali dell’isola d’Elba in quanto animali estranei alla fauna locale e la cui presenza, come dimostrato, è in crescita indipendentemente dall’area protetta. L’impatto del cinghiale sulle specie di fauna e flora autoctone che il Parco ha il compito di tutelare è ormai insostenibile. 6. Il Parco pertanto, con il consenso della direzione del Ministero dell’Ambiente, chiederà la collaborazione di Comuni, Province e Regione per procedere in stretto accordo con le associazioni di categoria e, se possibile, con il coinvolgimento del mondo venatorio, all’eliminazione dei cinghiali dall’isola d’Elba. 7. Stesso obiettivo dovrà essere raggiunto all’Elba per il muflone. Questi animali furono immessi nel 1976 sempre per iniziativa dei cacciatori e dal Comune di Marciana. La popolazione ha avuto un’impennata dopo un periodo iniziale di crescita ridotta e oggi è diventata fortemente problematica. Il Parco ritiene che dovranno essere adottate analoghe misure di eradicazione anche a Capraia e al Giglio prima che sia troppo tardi. 8. La collaborazione di tutte le amministrazioni pubbliche è necessaria per superare il boicottaggio e il vandalismo che finora hanno ridotto lo sforzo di cattura per cui i numeri di prelievo potevano già essere maggiori. Il Parco si rivolge ai cittadini e alle associazioni di categoria e ambientaliste perché sollecitino l’impegno degli amministratori a prendere posizione condividendo la proposta del Parco. “


cinghiale

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