Raramente il dibattito culturale si sviluppa, i media amano dibattere ampiamente di politica o altre cronache che di solito scatenano la polemica . Mi avventuro lo stesso in questi ragionamenti nell'intento spassionato di contribuire alla riflessione avviata da importanti personaggi. Mi ha colpito la dichiarazione dell'amico Emerico Giachery fatta alla tv locale: “Il Premio Elba deve essere sempre più a carattere popolare”- Il discorso del professore e scrittore romano, un personaggio di grande valore, a quanto pare conforta le scelte che a suo tempo abbiamo fatto nel Comitato promotore del concorso elbano, una linea nata intorno al 2005, durante i miei anni di impegno volontario all'interno del sodalizio. Inseguivo tali idee da tempo e trovai sostegno da Icilio Disperati e dall'attuale presidente Barsotti, e le novità concrete furono attuate dal 2007. Un modo per dare impulso al concorso, creato nel lontano 1962 da Rodolfo Doni, che oggi purtroppo non è in buono stato di salute per via dell'età avanzata. E quindi le proposte furono accettate dal Comitato e realizzammo una raccolta stampata delle varie edizioni del premio, poi gli incontri con gli autori, un sito internet attivo e dettagliato, andammo nelle scuole ad incontrare studenti e insegnanti, talune classi furono inserite nella giuria popolare e nacquero anche manifestazioni culturali collaterali al concorso letterario. Una strada appunto per rendere più popolare l'evento, un rinnovamento, un potenziamento che può certo favorire la produttività dell'iniziativa, e in questo modo può crescere ulteriormente la voglia di leggere buoni libri. Può anche stimolare qualcuno a scrivere un buon libro. E sono oltre 2000 i concorsi letterari in Italia, ha detto Brandani, il presidente della giuria del Brignetti. Quale giro di soldi per dare il compenso ai trionfatori? La testa dei vincitori, nell'antichità, nello sport, ma forse anche in altre occasioni culturali, era cinta con ramoscelli di ulivo, l'importante era l'onore ricevuto per la vittoria. Chissà che non sia il caso di tornare indietro a tali concetti e usanze e combattere l'aspetto economico dei concorsi, ma oggi il denaro è sempre più la meta ambita irrinunciabile. E da qualche parte senza dubbio c'è chi si impegna nel settore culturale, senza premi e finalisti, per lavorare soprattutto col gettare le basi di una società in cui la cultura sia il più possibile divulgata e scompaiano le enormi distanze tra le varie classi sociali. Dunque certe innovazioni possono essere determinanti nei premi letterari, dice Giachery e possono evitare di andare a far parte di quei concorsi criticati, di cui ha detto il giurato del Brignetti Giuseppe Neri, alla conferenza stampa che ha premiato il vincitore del 2011. Neri ha additato noti premi letterari rei di essere succubi delle case editrici nell'individuare i vincitori. Ed anche Brandani si è fatto sentire per rispondere ad una forte critica di Ernesto Ferrero, apparsa sul Corriere della Sera. L'autore di “N”, vincitore del Brignetti nel 2003, è stato netto : ha messo in dubbio l'utilità dei premi letterari. Non ha tutti i torti, non ha fatto dichiarazioni nuove, sono idee condivise da molti. Ecco che assume ancora più valore l'intervento di Giachery, sul bisogno di avere un premio a carattere popolare, per ottenere una promozione culturale più radicata e diffusa. In oltre 30 anni di insegnamento ho visto crescere giovani dalle capacità non comuni, direi soprattutto grazie all'impegno che nasce dal settore, tanto criticato, della scuola, dall'associazionismo, dal mondo del lavoro e familiare. Ecco che Marco Manca sta crescendo come attore, Senio Bonini e Francesco Guidara vanno avanti nel mondo del giornalismo, Alessia Bulleri, Baluganti e altri brillano nello sport, Jacopo Taddei si distingue nella musica classica e poi altri, e vari laureati o non, che si battono per farsi una posizione, senza riflettori, utile ad affrontare una vita difficile, che di solito è priva di strumenti che favoriscono il cammino alle nuove generazioni. Quanto incidono i concorsi letterari, o di altro genere, in tutto ciò? Pare più importante favorire la partecipazione agli impegni culturali, che produrre vincitori? E in fatto di giovani, quanto i Comuni di ogni parte d'Italia mettono in campo azioni di sostegno? Di solito non c'è grande capacità di avere attenzione ai ragazzi, lasciati in balia della tv e con riferimenti caotici e di dubbio valore che il mondo attuale propone. Poca attenzione anche alle associazioni che promuovono vari aspetti culturali e il territorio; gli adulti in genere, spinti da esempi fortemente negativi che vengono dall'alto, sono presi da tutt'altro. Il mio amico Castells sta dicendo da tempo, che siamo dominati dai signori della politica, dell'industria, della finanza che non sono affatto "Signori". Il Brignetti popolare può andare nella direzione di una promozione culturale non di élite e può favorire la sensibilizzazione su tutto quanto c'è di buono nel settore letterario. Ottima la scelta di Federico Barbiellini Amidei che ha creato il premio giornalistico in memoria di Gaspare, suo padre, una colonna portante anche del Brignetti, rivolto ai giornalisti under 35. Concorsi per i giovani possono essere più opportuni. Ma anche il circolo Pertini e le scuole sono caduti nella tentazione di fare un concorso e lo hanno promosso tra i ragazzi, rivolto alla poesia e prosa, per evidenti scopi formativi e di stimolo all'espressione. Il premio Adami-Roccella, senza classifiche, consistito in una medaglia al collo, dei libri e i premi in denaro, offerti da sponsor, sono stati dati in beneficenza alla Croce Rossa, all'Aido e alla Pubblica Assistenza. Non c'è da vincere denaro in nome dell'arte, occorre avere sempre più progetti per farla praticare, occorre fare investimenti su tutto questo rubando i soldi a qualche missione di guerra.
stefano bramanti