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Michele Rampini: Rispondo a Federico Mazzei sull'accorpamento delle province

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 13 luglio 2011

Volevo rispondere a Federico Mazzei in merito allo scarso coraggio dimostrato dal Partito Democratico sul voto relativo alla proposta di legge dell’Italia dei Valori riguardante l’abolizione delle Provincie. Ha ben ragione Federico quando afferma la necessità urgente di ridurre i costi della politica, non solo per un risparmio squisitamente economico, ma anche per dare risposte convincenti alla questione morale di berlingueriana memoria. E’ inevitabile dover mettere mano una buona volta alle caratteristiche strutturali della nostra spesa pubblica da subito, e non solo in maniera significativa nel 2013 o nel 2014, pena un nostro default solamente rimandato nel tempo. Nel momento in cui si chiedendo sacrifici agli italiani, è moralmente doveroso che tutti indistintamente si sottopongano a tali restrizioni ed in particolar modo chi ha maggiore capacità reddituale e dunque soffre di meno a seguito di tutti quei provvedimenti che inneschino imposizioni indirette e che quindi sarebbe più conveniente che contribuiscano alla riduzione del debito con imposizioni a titolo diretto più cospicue. Fra questi cittadini vi sono quelli che rappresentano la classe politica, la nostra classe dirigente la cui responsabilità nel condurre la cosa pubblica deve essere senza dubbio adeguatamente retribuita, ma anche essere altamente produttiva secondo le legittime aspettative dei cittadini, accompagnata quindi da una diminuzione consistente del loro numero. Fra i costi strutturali della politica vi sono tantissimi Enti del tutto inutili, spesso tenuti in piedi da contributi dello stato; se fossero sciolti, come dovrebbero, i loro dipendenti, pochi o molti che siano, andrebbero o ad aumentare il già eccessivo numero dei disoccupati e dei precari o sarebbero assorbiti da altri Enti. In quest’ultimo caso, che ci pare doveroso ed inevitabile, sarebbe viepiù necessario che tali lavoratori siano realmente produttivi, assorbiti in Amministrazioni che servano veramente, che abbiano la necessità di maggiore personale per essere efficienti, capaci per questo di fornire una maggiore produttività con una conseguente diminuzione dei costi. Fra questi Enti inutili vi sono tantissime provincie istituite anche da pochissimo tempo che aumentano a dismisura le spese della politica e sembrano essere state istituite apposta più per soddisfare esigenze di partito ed assegnazione di poltrone che per la necessità di gestire politiche comprensoriali su territori più o meno vasti. Simili politiche comprensoriali non sempre possono esser convenientemente condotte da consorzi, unioni, accorpamenti di comuni, soprattutto là dove le caratteristiche territoriali sono radicalmente diverse anche in località limitrofe. Ha fatto bene dunque il Partito Democratico ad astenersi su un voto di abrogazione tout court dell’Enti provinciali, essendo viceversa necessaria una loro abrogazione mirata, mantenendo in vita solo quelle Entità Amministrative più vaste, del tutto indispensabili per condurre politiche comprensoriali di gestione unitaria che comprendono diversi aspetti della vita pubblica, come viabilità, scuole ecc. non sempre da poter ricondurre ad Entità comunali. Sarebbe, invece opportuno che alcune competenze delle Amministrazioni provinciali fossero trasferite per loro natura ai Comuni, per aumentare quella produttività della politica spesso frenata proprio da una gestione impropria da parte di Enti che non ne hanno un interesse diretto, con il conseguente fondato rischio di divenire improduttive per ritardi ed inadempienze. Esempio eclatante per noi i lavori della “Gattaia”.


Michele Rampini

Michele Rampini