Ci sono reati, come quelli violenti che quotidianamente si verificano tra le mura domestiche di molte case italiane, difficili da perseguire perché sommersi sotto l’istintiva e comprensibile omertà delle stesse vittime, ma stavolta, a Rio Marina è andata diversamente e la giustizia ha cominciato a fare il suo corso. In un nucleo familiare numeroso, residente nel comune piaggese, infatti, un padre di 45 anni e un figlio 23enne, a sua volta capo famiglia, sono stati distintamente denunciati per comportamenti abitualmente violenti, rivolti nei confronti delle rispettive consorti e per questo, su ordine della magistratura, alle prime ore di lunedì 11, il primo arrestato e l’altro allontanato dall’isola col divieto di riaccedervi e di contattare la propria convivente. Provvedimenti senza dubbio duri, quelli emessi dall’Autorità Giudiziaria labronica che nascono dall’esigenza di tutelare conviventi e nel primo caso prole in tenera età, per troppo tempo, stando alle indagini, costretti a patire comportamenti fisicamente e verbalmente violenti, prepotenti, vessatori, umilianti. Con pervicacia i carabinieri di via Principe Amedeo hanno raccolto informazioni, testimonianze, annotazioni sui numerosi interventi delle pattuglie dell’Arma che nel tempo (i maltrattamenti perpetrati dal 45enne si sono protratti dal giugno 2008 al novembre 2010, quelli commessi da suo figlio dal giugno 2010 all’aprile 2011) si sono susseguiti nei vari episodi di aggressioni, talvolta culminate con lesioni, offrendo alla magistratura livornese un quadro indiziario grave che ha portato il GIP a considerare effettivamente pericoloso il protrarsi delle convivenze e a decidere che per uno dei due indagati poteva bastare il divieto di dimorare nei comuni elbani, ma che per l’altro, di evidente personalità e trascorsi, anche specifici, di minore garanzia, era necessaria la custodia in carcere. Numerosissimi gli episodi di minacce, ingiurie e percosse ricostruiti per entrambi i casi dai carabinieri che hanno riferito un quadro di convivenze mai serene e costellate di liti spesso sfociate in pestaggi, per lo più neanche seguiti da cure mediche ufficiali. Per gli investigatori, la maggiore difficoltà è stata quella di andare oltre quella tipica e distorta reticenza delle vittime che poggia, per questi reati, tra quel sentimento del quieto vivere, di chi pensa che il proprio compagno, solo perché tale, vada non solo sopportato ma anche subito e che fa apparire normale una situazione assolutamente fuori regola e quello, ben più grave, del timore della ritorsione che trasforma l’agognato quieto vivere in una sopravvivenza, giammai quieta.
Carabinieri Rio Marina Stazione