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Cosa aspetta parchi, enti locali e regioni

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 09 luglio 2011

Il dopo estate stando a quel che bolle in pentola riserva poco di buono per tutti i soggetti istituzionali locali, le regioni e con loro i parchi, le autorità di bacino. Doveva essere l’anno del federalismo e dopo i referendum del rilancio di politiche pubbliche a sostegno dei beni comuni acqua, ambiente, cultura ma come sappiamo le manovre in corso vanno in tutt’altra direzione. Su un punto almeno non è più possibile, per nessuno, sostenere che per uscirne basta buttare qualche zavorra. I tentativi che non sono mancati di accreditare l’idea fasulla che bastava rifarsela ora con i parchi, ora con le comunità montane, ora –e di nuovo- con le province per salvare la baracca stanno finendo- come non potevano non finire- rovinosamente. E’ stata una scelta irresponsabile alimentare zizzannie istituzionali nella speranza –illusoria- che così avremmo avuto via libera. L’unico tangibile risultato è che il paese non aveva mai vissuto nella sua storia unitaria una fase, una stagione centralistica tanto arrogante e paralizzante. Per il dopo estate non basterà dunque chiudere gli ombrelloni per ripartire. Certo se ci fossero stati dubbi sul fatto che la crisi dei parchi rientra con le scarpe e tutto in quella più generale del governo del territorio, che non uscirà certo rafforzato da questa sorta di tiro al bersaglio istituzionale –naturalmente in nome della lotta agli sprechi!- in corso, anche gli scettici hanno di che ricredersi. Per i parchi negli ultimi tempi si è parlato di grido d’aiuto per le aree protette marine ed anche di stato preagonico. Intanto le cronache abbondano di commissariamenti, conflitti spesso poco nobili che non riguardano soltanto i tagli finanziari. Sono tornato sulla piazza i sostenitori del fuori dalle balle i parchi. Sono in atto respingimenti che preludono ad una crisi seria dei parchi che si abbatterebbe negativamente su quel governo del territorio nelle mani dei Bisignani di turno. Che la confusione regni sovrana è fuori discussione. Qualche mese prese copro l’ipotesi che i parchi –almeno quelli regionali- si potevano sciogliere per passarli alle province o –come qualcuno aveva anche tentato- alle comunità montane. Ora le prime sono state mandate in pensione e per le province si è tornati a parlare di abrogazione. E ora? I parchi -come le corna del toro- a chi le do’? La Prestigiacomo non ha dubbi; si arrangino. E se Roma piange le regioni hanno ben poco da ridere, tanto è vero più d’una ha messo mano ad un ridimensionamento dei suoi parchi; evidentemente per non lasciare solo il ministero dell’ambiente di cui sì è a conoscenza solo delle sue intercettazioni e poco altro. Di certo nessuno in questi ultimi anni si è preso la briga di fare il punto sulla situazione, di ragionare su qualche dato e cifra che neppure al parlamento qualcuno –stranamente- gli ha chiesto. D’altronde chi ti ha escogitato -dopo tanto pensare- l’idea che i parchi potrebbero sostenersi con la vendita dei biglietti ( insomma il gratta e vinci) non ha bisogno di affaticarsi sui dati. Questa è la situazione di cui il Gruppo di San Rossore ha cercato e sta cercando di farsi carico puntando sul rilancio dei parchi. Un rilancio che è condizione indispensabile per qualsiasi politica seria di un governo del territorio che non deluda, innanzitutto, chi ha votato al Referendum in maniera tanto chiara e netta. Un rilancio innanzitutto culturale ma anche istituzionale e costituzionale. Noi ce la metteremo tutta.


prato foto beneforti

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