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Controcopertina: Caro amico sindaco ti racconto una storia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 04 luglio 2011

Signore mi aiuta per cortesia? - queste le parole che un diversamente abile mi ha rivolto questa mattina in Viale Manzoni. Il giovane in evidente stato di difficoltà doveva scender dalla sua auto con la carrozzella per disabili, ma il parcheggio era talmente precario che lo sportello dell’auto non si apriva completamente rendendo ancora più difficoltoso per il ragazzo scendere dall’auto e quindi accedere al portellone posteriore per prendere la sua carrozzella, unico mezzo motorio a sua disposizione visto che il destino gli aveva vigliaccamente tolto l’uso degli arti inferiori , mi sono guardato attorno ma purtroppo i parcheggi riservati ai disabili erano occupati da due auto senza contrassegno che probabilmente occupavano quei posti abusivamente. Ho aiutato volentieri il giovane e dopo molte peripezie ce l’abbiamo fatta, lui sulla sua carrozzina, ed io che me ne andavo con il pensiero di come avrebbe potuto risalirvi dopo aver fatto le sue commissioni. Ecco Caro Sindaco, questa è una delle tante storie probabilmente a te sconosciute , infatti nella nostra supertecnica -turistica città di Cosmopoli intenta al rilancio della sua immagine, non si è mai pensato in maniera risolutiva ad un controllo capillare dei posti auto riservati ai diversamente abili e cosa ancora più grave al totale abbattimento delle barriere architettoniche. Vedi caro amico Roberto, quando si parla di barriere architettoniche il pensiero corre veloce agli accessi al mare, oppure a scale troppo ripide per le ruote di una carrozzina, piccoli esempi che nascondono, una complessità problematica molto più articolata e radicata nella nostra cultura cittadina. Ho detto proprio culturale, perché di questo si tratta: di una abitudine mentale che porta gli amministratori a snobbare l’esistenza di tali ostacoli, impedimenti reali della tanto inneggiata integrazione. Caro Roberto , le barriere architettoniche, per rimuoverle non servono le belle parole o quella legge mai osservata che ne obbliga l’abbattimento. Serve educazione ed amore per il prossimo e nel loro caso specifico un grande rispetto per quel ceto di persone che hanno più diritto di noi a vivere la propria vita in maniera decorosa senza ricorrere a pietismi umilianti. Amico sindaco lascia un attimo la tua auto e facciamo isieme , se vuoi, una passeggiata per la città immedesimandoci in uno di questi amici sfortunati(ricordi? io l'ho fatto per Teletirreno). Ci accorgeremo insieme di come sia difficile percorre i nostri marciapiedi di Via Carducci, Via manganaro, le calate a mare con tavoli merci ed ombrelloni che occupano lo spazio pedonale, e dove persino entrare in un esercizio commerciale, per acquistare una oggetto o per prendersi un caffè, sia in alcuni casi un’impresa. Eppure gli scivoli costano soltanto poche centinaia di euro ma ad averceli sono davvero in pochi. “Non ci abbiamo mai pensato” mi disse tempo indietro imbarazzato un commerciante, rispondendo alla provocazione sul perché non avesse rimosso le barriere, mentre un altro sorridendo sbottò quasi scocciato “Non ce n’è bisogno, se un disabile vuole entrare nel mio negozio sono io ad aiutarlo.” Come se l’accessibilità fosse una concessione, un privilegio e non un diritto. Le contraddizioni più lampanti Roberto, si raccolgono in quegli esercizi che esercitano funzioni sociali centrali, come alcune farmacie, banche o uffici comunali . “Si parla spesso dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Ma la nostra è solo una falsa indipendenza.” Così mi diceva stamani quel ragazzo in carrozzina raccontandomi d’aver perso il conto delle troppe discriminazioni e umiliazioni subite, ecco Roberto questa è la summa di una verità, tragicamente culturale e tutta elbana . Fabrizio Prianti Caro Fabrizio non credo ci sia molto da commentare, piuttosto c'è da fare una riflessione che deriva dal rimato assunto fratiniano: "tutto ciò che è mega - con l'Elba non c'entra una sega". Mi spiego: su questo come su altri fronti l'Elba ed i suoi agglomerati urbani più che delle grandi opere, hanno bisogno di essere riqualificati con interventi minimi tesi a migliorare la qualità della vita di chi ci abita e li ospita diversamente abile o pienamente abile che sia. Se le future generazioni sapranno investire sul confortevole, sul bello, sull'ambiente e sulla "democrazia della fruizione" non solo trasformeranno quest'isola in una entità più civile, ma faranno, sono convinto, pure un buon affare economico, perché sempre più, passata la sbornia consumistica, i popoli cercheranno di vivere e visitare i "posti di qualità". Non è un affare da tre lire, si tratta di mutare un modello culturale, si tratta di far maturare coscienze nuove per questo ritengo che ci vorrà un intera generazione per giungere all'isola pulita, ordinata, armoniosa e "consumabile" sia dalle fasce forti che da quelle deboli della popolazione. Ma il fatto che il traguardo sia lontano non ci autorizza a smettere di pedalare.


Fabrizio Prianti

Fabrizio Prianti