LEGAMBIENTE è fortemente preoccupata per le scelte che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano sta facendo riguardo l’emergenza cinghiali all’isola d’Elba. I cosiddetti abbattimenti selettivi si stanno ormai trasformando in una incontrollata attività di caccia all’interno dell’Area Protetta, addirittura con scadenze che seguono il normale calendario venatorio. I cacciatori, che hanno introdotto il cinghiale all’Elba ed hanno causato l’enorme proliferazione della specie non possono essere chiamati a risolvere il problema perchè non hanno nessun interesse a veder diminuire la popolazione di suini selvatici. Infatti l’esplosione demografica dei cinghiali, che sta fortemente danneggiando agricoltura, flora e fauna, non può continuare ad essere affrontata dentro il Parco con una gestione venatoria che si sta assumendo caratteri di ordinarietà ed esercitata con braccate che non hanno niente di selettivo e che sono chiaramente insufficienti. Intanto sono in continuo aumento i danneggiamenti delle trappole del Parco (chiusini) per impedire la cattura dei cinghiali che si sta rivelando, insieme agli abbattimenti operati dalla Polizia Provinciale, una validissima alternativa alle vere e proprie battute di caccia consentite in un Parco Nazionale. Di fronte a questa grave situazione, Antonio Nicoletti, Coordinatore Aree Protette e Territorio Legambiente Nazionale, ha inviato la seguente lettera al Dr. Aldo Cosentino Direttore Generale Direzione per la Protezione della Natura, al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio On. Altero Matteoli ed al Commissario del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Dr. Ruggero Barbetti. Ecco il testo: "In riferimento all’assenza di un’efficace e seria gestione della popolazione di cinghiale presente nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, chiediamo alla S.V. un intervento urgente per verificare la coerenza dei metodi di gestione utilizzati nel Parco con le indicazioni della Direzione da Lei diretta e con la normativa vigente. Il Parco, nei fatti, sta rinunciando al rispetto delle quote di prelievo stabilite dall’Ente Parco e dalla Direzione per la Protezione della Natura per il periodo dicembre 2002 – ottobre 2003 nell’ambito del piano siglato con cacciatori e agricoltori. Tale piano non è stato realizzato dal Parco per molti aspetti, tra cui in particolare la campagna di trappolamento; questa è stata attivata con notevole ritardo, escludendo il periodo (marzo-maggio) in cui è più efficace ed inficiando così le condizioni per il raggiungimento della quota di catture prevista. A ciò si deve aggiungere che, nel corso degli ultimi tre anni, sono avvenuti danneggiamenti su oltre 100 chiusini (le strutture atte alla cattura dei cinghiali) da parte di “ignoti”. Soltanto nel corso del presente anno sono state danneggiate quasi 40 strutture: si impone un intervento urgente e deciso per ripristinare uno stato di legalità nel Parco. Inoltre, l’attuale gestione del cinghiale è caratterizzata da azioni in palese contrasto con le specifiche linee guida pubblicate dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. La scelta del Parco di non ridurre drasticamente la popolazione di cinghiali impedisce un’efficace protezione della flora, della piccola fauna e delle colture agricole dai consistenti danni causati da questi ungulati. Non deve trarre in inganno la maggiore quantità (anche se inferiore a quella prefissata) di cinghiali prelevati quest’anno rispetto agli anni passati (circa 600 capi nel Parco, quasi 1100 in tutta l’isola); infatti, la quasi totalità degli ungulati è stata catturata e/o abbattuta nel periodo dicembre 2002 – gennaio 2003, evitando i prelievi nel periodo riproduttivo e di svezzamento della prole e mantenendo alto il potenziale riproduttivo della popolazione, inficiando il risultato finale. Un aspetto tutt’altro che secondario è l’autorizzazione del Parco all’uso della braccata, nonostante questo sia fortemente sconsigliato dall’INFS e non ci risulta sia autorizzato dalla DPN per le Aree Protette. E’ inaccettabile e pericoloso che ciò avvenga nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, sia per i possibili fenomeni emulativi negativi, sia per l’assenza di alcuna valutazione oggettiva degli effetti sulle altre specie protette (sono stati utilizzati anche 80 cani contemporaneamente in una braccata). Infine vogliamo evidenziare l’aumento, nel corso della scorsa estate, delle richieste di cittadini e agricoltori per l’abbattimento di cinghiali rispetto l’anno precedente (quasi 100 richieste) e che pertanto l’emergenza cinghiali all’Isola d’Elba permane inalterata. Questa situazione frutto di una gestione “venatoria” del cinghiale, oltre a causare notevoli danni ambientali e in alcuni casi pericolo per la sicurezza pubblica, è fonte di un vero e proprio spreco di denaro per le ingenti spese legate alla fornitura di recinzioni e al risarcimento danni, che continueranno a gravare sulle casse del Parco all’infinito. Sicuri di un sollecito urgente riscontro, si porgono distinti saluti."
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