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Controcopertina: Un ragionamento su "Uliano" che si presenta oggi al De Laugier

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 21 giugno 2011

Caro Sergio, absit iniuria verbis: inizio con questa locuzione, a te cara, per mettere le mani avanti nel caso dicessi stupidaggini. Non ho competenze critico-letterarie ma qualcosa voglio dire sul tuo “Uliano”. 1) Mi è piaciuto prima di tutto perché mi ha fatto divertire. Non c'è che dire: una bella lettura rilassante. 2) Ci ho trovato dentro la passione e gli interessi del Sergio che conosciamo. 3) Per me elbano d'adozione (sull'isola da oltre un quarto di secolo), è stata una immersione nella cultura elbana, scoprendo abitudini e modi di dire nella vita di paese nel decennio successivo alla seconda guerra mondiale. 4) Ho trovato molto belli alcuni elementi: la tenerezza di Uliano (con la progressiva scoperta del mondo in uno stato di innocenza un po' pasoliniana), le speranze di un padre, la tenacia della donna (Virginia con il suo “piano piano tutto si aggiusta”), la testimonianza cristiana di don Silvio (con descrizione-ricordo che sfiora le corde della nostalgia per il 'divino autenticamente umano'). 5) I personaggi che, grazie alle descrizioni molto concrete (scevre da considerazioni e valutazioni filosofiche o morali del narratore), si riescono a vedere e quasi toccare. Una varietà e ricchezza (anche nelle stranezze – ma forse ognuno di noi, a suo modo, è strano agli occhi altrui) che ricorda De André e Spoon River. Tutto frutto delle tue note capacità di osservazione, memoria e affabulazione 6) La lotta di classe (o, più politicamente corretto, il conflitto sociale) emerge da un intreccio di componenti: politica, sesso, cibo, lavoro, uso del tempo libero, personalismi... Una sorta di ampliamento del celebre conflitto fra peppone e don camillo. Sergio, sono queste alcune delle cose che mi sono sentito di dirti. Desidero, però, concludere con un'annotazione che, in questo momento storico, ritengo particolarmente importante e credo che emerga dalle pagine del tuo libro. Mi riferisco alla centralità delle relazioni umane, alla convivialità, all'abitudine di condividere con altri (seppur nei limiti della dignità, del decoro e del pudore) le gioie e i dolori, in una sincerità a volte sconcertante. Insomma, c'è un'umanità (spesso ferita ma, quasi sempre, ricca di speranza e, perciò, di capacità di ripresa) che fuoriesce prepotentemente da queste relazioni interpersonali prossime. Penso che, nel nostro tempo (del digitale e del virtuale, dell'incertezza e della paura indotta, dell'illusione dell'individualismo e dell'identità di consumatori), questo sia un elemento che deve farci riflettere e portarci alla scoperta o ri-scoperta del valore delle persone e delle relazioni umane. Grazie. Nunzio Marotti L'altro sera alla fine di una riunione di SEL, che sta proprio sotto i tuoi piedi (nel senso che la sua sede è collocata sotto casa tua), ho fatto una riflessione ad alta voce: "Stasera mi avete dato ragione in troppi... devo avere proprio sbagliato qualcosa" Credo che nel mio carattere ci siano delle componenti "ursine" (o più semplicemente Tardò) che mi portano naturalmente a manifestare imbarazzo e perfino timidezza di fronte a quei piccoli riconoscimenti o complimenti che ciascuno di noi si merita (perchè hai ragione, la gente è sostanzialmente, complessivamente bella e positiva). Sono ovviamente felice della tua analisi e contento della sua puntualità, non sul valore del mio lavoro (che non spetta a me giudicare) ma sulle intenzioni, realizzate o meno, che ci stavano dietro. Quindi da buon plantigrado ti rispondo: "Sgrunt"


Uliano Copertina

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