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A Sciambere: Sindacali palle sulle alte mura dei Palleschi Medici e sulla Gattaia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 21 giugno 2011

Finalmente! Quando ho visto il titolo, domenica, su Tirreno News, ho pensato che il Primo Cittadino si fosse deciso a rispondere. Era ora, dopo che a più riprese l'avevo accusato di non avere le palle ( per quanto metaforiche) di assumersi la responsabilità di questa bruttura, di non aver orecchie per sentire le voci contrarie né occhi per leggere quanto veniva scritto, non certo solo da me, che lo chiamava in causa. Il silenzio, purtroppo, continua perché non è il dott. Peria che si è dato la pena di scrivere ma un ignoto cronista che non si è firmato. Un redazionale del Tirreno? Una velina di Palazzo (della Biscotteria, beninteso)? Non so ed è triste vedere, proprio adesso che sembra cominci a spirare un vento nuovo, quanto un certo stile di marca Caimano abbia influenzato anche gli uomini di centro-sinistra. Come ha sempre fatto il Cavaliere nei momenti di difficoltà si evita il confronto e si mettono in giro comunicazioni impersonali che diano l'impressione di un'ufficialità che non hanno, raccontando per lo più balle col tono di un pacato buon senso. Nell'articolo dell'ignoto(o ignota?) scrivente c'è una mezza verità e ci sono due balle veramente umoristiche. La responsabilità, nel pasticcio della Gattaia, della Soprintendenza, responsabilità che il Comune ha sempre sventolato come totale e determinante, è a mio avviso solo una mezza verità e questo attiene sia ai limiti oggettivi che questa istituzione ha sempre avuto sia al perverso intersecarsi di altri fattori ed attori. Quanto alle argomentazioni spassose la prima è che le Fortezze si reggano sulla Gattaia. Anche tralasciando le proporzioni, per cui all'elefante Fortezze potrebbero dare ben poco aiuto i muri formica della Gattaia, è la Gattaia che si regge sulle mura e non il contrario! Viene in mente la barzelletta dell' ubriaco appoggiato al lampione che quando si decide a staccarsene dice agli astanti “Adesso tenetelo fermo voi, perché traballa tutto!”. La seconda balla è ancora più bella. Con un tono che sembra promettere inattese meraviglie si annuncia che verrà: “ripristinata l'antica scala in pietra rosa che porta ai piani superiori”. Bel verbo “ripristinare ”, dovrebbe voler dire riportare allo stato o alle condizioni iniziali e si riferisce pertanto a qualcosa che c'è, che esiste, sia pure trasformato o mal ridotto. Ma la “l'antica scala” è un oggetto che appartiene allo stesso livello di realtà dell' “antico vaso” dell'Amaro Montenegro, si colloca nella metageografia della Valle degli Orti. Ripristinando ripristinando, sulle ali della fantasia potremmo ripristinare un po' di tutto. Di questa stagione potremmo anche ripristinare l'antica foglia di padre Adamo, quella che gli tornò comoda quando si accorse di essere nudo. Chissà se c'è al mondo un qualche organismo governativo che si occupi di antichità, diciamo una Soprintendenza, che sia disposto a validare questi “ripristini”. Per la foglia sarei subito pronto a fornirne una così ripristinata che sembra nuova ma non avrei difficoltà a ripristinare, a richiesta, anche l'antico albero del Giardino dell'Eden e volendo perfino il serpente. Così potrei magari ripristinare anche il mio conto in banca. Fatemi sapere! Maurizio Tavanti Collocazione dell'articolo obbligata, più a sciambere di così...


gattaia lavori 2011

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