La discussione di questi giorni sull’istituzione di aree contigue al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che nelle intenzioni del presidente della Comunità del Parco, il Sindaco di Capoliveri Ruggero Barbetti, condivise a quanto pare da diversi suoi colleghi dei comuni, dovrebbero servire a rivedere (e restringere) i confini del Parco a terra (magari compensandoli con una estensione a mare che cozza con la stessa legge che prevede iter istitutivi completamente diversi) è abbastanza assurda e si basa forse su una cattiva conoscenza, o più probabilmente su un voluto stravolgimento, conoscendo la competenza e l’esperienza di Barbetti, che è stato anche per lungo tempo Commissario del Parco Nazionale e che è il vero artefice/revisore dell’attuale Piano del Parco che la sua proposta rimetterebbe completamente in discussione. Infatti, all’articolo 32 - Aree contigue – la legge quadro sulle Aree Protette 394/91 recita: «1. Le regioni, d'intesa con gli organismi di gestione delle aree naturali protette e con gli enti locali interessati, stabiliscono piani e programmi e le eventuali misure di disciplina della caccia, della pesca, delle attività estrattive e per la tutela dell'ambiente, relativi alle aree contigue alle aree protette, ove occorra intervenire per assicurare la conservazione dei valori delle aree protette stesse». Quindi è la Regione d’intesa con il direttivo del Parco e gli Enti Locali (e non la Comunità del Parco o i comuni da soli) a promuovere l’istituzione di aree contigue ed a farlo con fini di rafforzamento delle norme di protezione ambientale esterna al Parco e per conservare meglio gli stessi valori dentro i confini del Parco esistenti. Il comma 2 dell’articolo spiega che «I confini delle aree contigue di cui al comma 1 sono determinati dalle regioni sul cui territorio si trova l'area naturale protetta, d'intesa con l'organismo di gestione dell'area protetta», quindi le aree contigue (proposte dalla Regione, la legge non prevede alcun potere in tal senso da parte della Comunità del Parco) possono aggiungersi al Parco, non certamente essere utilizzate per ridurlo o cambiarne il perimetro come vorrebbero fare Barbetti e i suoi colleghi sindaci. Le aree contigue potenziano e “allargano” il Parco, non certo ne diminuiscono area e vincoli, tanto più in un’isola come l’Elba, dove le Zone di protezione speciale (Zps) e i Siti di importanza comunitaria (Sic), istituiti dal governo sulla base delle direttive Ue uccelli ed habitat, comprendono praticamente tutto il Parco Nazionale e nel Massiccio del Capanne si estendono anche oltre i suoi confini, in un’isola ritenuta integralmente Important bird area (Iba). E’ chiaro (ma evidentemente non per la Comunità del Parco) che una riduzione dei confini del Parco nei Sic/Zps, senza una “compensazione” di territorio con uguale o maggiore valore ambientale (e fatta si base scientifica), si ridurrebbero le tutele e quindi basterebbe un ricorso all’Unione Europea per bloccare tutto. Che le cose stiano così lo sanno bene i cacciatori elbani che per paura di nuove regole fuori dai confini del Parco (sbagliando perché li favorirebbero) si sono sempre opposti all’istituzione di aree contigue. Infatti il comma 3 dell’articolo 32 della legge 394/91 recita: «All'interno delle aree contigue le regioni possono disciplinare l'esercizio della caccia, in deroga al terzo comma dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 968, soltanto nella forma della caccia controllata, riservata ai soli residenti dei comuni dell'area naturale protetta e dell'area contigua, gestita in base al secondo comma dello stesso articolo 15 della medesima legge» e il comma 4 sottolinea che «L'organismo di gestione dell'area naturale protetta, per esigenze connesse alla conservazione del patrimonio faunistico dell'area stessa, può disporre, per particolari specie di animali, divieti riguardanti le modalità ed i tempi della caccia». Barbetti ha però ragione su una cosa: le aree contigue non servirebbero a costruire di più ma estenderebbero le competenze “faunistiche” del Direttivo del Parco anche fuori dai confini dell’area protetta normata dall’attuale Piano del Parco, una cosa che sarebbe molto interessante per il contenimento di due specie come il cinghiale e il muflone. Proprio sul Piano del Parco sorge un altro problema rispetto alla impossibile e strana proposta “compensatoria/riduzionista” avanzata dalla Comunità del Parco. La legge all’articolo 12 – Piano del Parco – dice esplicitamente che: «6. Il piano è modificato con la stessa procedura necessaria alla sua approvazione ed è aggiornato con identica modalità almeno ogni dieci anni», quindi i tempi sono lunghissimi, visto che per fare l’attuale Piano ci sono voluti quasi 10 anni e che la Comunità del Parco non è ancora riuscita ad approvare il Piano di sviluppo economico e sociale che, riguardando anche le aree esterne al parco, è più che necessario per poter iniziare a parlare di aree contigue. Invece di pensare ad improbabili aree contigue sostitutive del Parco, la Comunità del Parco farebbe bene a non tentare di stravolgere il senso della legge con nuove e ormai stucchevoli “anomalie all’elbana” e Barbetti dovrebbe ricordare a sindaci come quello di Marciana Marina che il comma 7 dell’articolo 12 della legge sui parchi dice che «Il piano ha effetto di dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza e di indifferibilità per gli interventi in esso previsti e sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione» e che il comma 8 conclude: «Il piano è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e nel Bollettino ufficiale della regione ed è immediatamente vincolante nei confronti delle amministrazioni e dei privati». E’ su queste basi che si può, e secondo Legambiente si deve, discutere seriamente dell’istituzione delle Aree contigue, che servono a rafforzare il parco esistente e non certo a mutilarlo. Per questo chiediamo alla Regione di accogliere l'invito di Barbetti ed avviare l'iter per istituire le aree contigue in tutto l'Arcipelago Toscano non compreso nel Parco.
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