Comitato VOTA SI per fermare il nucleare: Dopo la vittoria Cari e care dei comitati territoriali e delle associazioni aderenti, ce l’abbiamo fatta a fermare il nucleare, oltre ogni speranza. E’ stato un risultato bellissimo per noi e per tutto il paese. Sentiamo di aver dato un piccolo contributo a scrivere questa pagina straordinaria. Il contributo più grande però è arrivato dalla mobilitazione che i comitati territoriali e le associazioni sono riusciti a mettere in piedi in pochi mesi, non possiamo che ringraziarvi. Perdonateci per qualche disguido, ce l’abbiamo messa tutta per darvi una mano e ci sentiamo molto fortunati per avere avuto questa opportunità. Siamo stanchi ma ci siamo divertiti molto. Dopo l’esultanza di ieri (mandateci foto delle vostre piazze) stiamo già cominciando a impacchettare per lasciare la sede del Comitato nazionale di Via Colonna Antonina a fine settimana. Continueremo a tenere aggiornato il sito e i social network fino a quando il coordinamento nazionale non si incontrerà e valuterà se e come continuare. Nel frattempo fate arrivare le vostre riflessioni sull’esperienza di questi mesi, sulle relazioni costruite, su tutto ciò che sarebbe opportuno non disperdere di questa straordinaria partecipazione civile. Qui a destra una immagine da far girare: Era nucleare, ora non lo è più. Il 12 e 13 giugno, fermato il nucleare. Vi salutiamo con affetto e gratitudine. Alessandro, Daniele, Domenico, Ettore, Fabio, Federico, Francesco, Gianpiero, Judith, Maria, Marianna, Roberta, Rosita. Nunzio Marotti: Un “Fronte unico a difesa dell’Elba”. Esprimo apprezzamento per il risultato delle elezioni referendarie. Relativamente al quesito sul nucleare, faccio notare che, a Portoferraio, si registra una significativa convergenza fra tale risultato (la maggioranza dei cittadini si è espressa contro il nucleare) e la scelta compiuta nel 2009 (e ancora valida) dal Consiglio Comunale che dichiarò il Comune territorio denuclearizzato. Per la nostra isola, forse potrebbe essere opportuno un simile pronunciamento da parte degli altri Comuni (se non ancora fatto). Tanto per dare un segnale nei confronti di eventuali tentativi di stoccaggio delle esistenti scorie radioattive sul nostro territorio. Insomma, in attesa del Comune Unico, fare un fronte unico contro ciò che non giova all’Elba. Roberto Barsaglini: Ha vinto il buon senso, non la paura Il giornale di Silvio, stamattina, titola che “Ha vinto la Paura”. Sembra la barzelletta della pulce a cui lo sperimentatore toglieva gradualmente a due a due le zampe e, ordinandogli ogni volta di saltare, finiva per concludere che la pulce senza zampe diventava sorda! Insomma è solo PAURA quella che si è manifestata nel voto referendario, quindi un atteggiamento codardo e dal connotato negativo, conservatore e antiprogressista, che fa parte del patrimonio culturale degli ignoranti da una parte e dei “coglioni” che votano a sinistra dall'altra... Ciò è offensivo a tutto campo! Direi che esattamente il contrario. Nel libro “Jurassic Park” (molto più interessante del film derivatone), il matematico si sforza di far capire al vecchietto proprietario che la natura è sicuramente meno prevedibile di quello che sembra, e che ogni tentativo di controllarla finisce inevitabilmente per naufragare. L'energia nucleare, nonostante tutte le conoscenze che crediamo di averne, è ancora oggi e forse per sempre, qualcosa che va oltre le nostre capacità di imbrigliarla e controllarla: i disastri di Chernobil e di Fukushima lo testimoniano. I nostri fior di tecnici ancora oggi sanno soltanto approssimativamente cosa è successo, cosa succede e cosa succederà. Già sarebbe sufficiente per una maggiore cautela per chi si mostra tanto entusiasta, specie per tra gli uomini di bscienza. E, ancora, è solo PAURA il fatto che ancora non esiste un metodo definitivo per lo stoccaggio delle scorie, oltrechè gli altissimi costi di gestione del combustibile esausto? E poi diciamocelo: il rischio di una non corretta gestione degli impianti non è forse un dato reale? A fronte dei due incidenti più eclatanti sopra citati, quanti incidenti mancati e quanti piccoli incidenti di cui non è stata diffusa notizia, o sui quali l'informazione ha ampiamente “glissato”? Un paio di anni fa una fuga di trizio (l'isotopo radioattivo dell'idrogeno) nella centrale di Karvar (India - per la cronaca vicinissima a luoghi turistici molto frequentati) ha avuto qualche trafiletto sui quotidiani indiani ma la ricerca anche in Internet di notizie al riguardo è stata difficilissima. Inoltre, a distanza di tempo, sono scomparsi gran parte dei già pur miseri notiziari che avevo trovato al riguardo ai tempi dell'accaduto. Vogliamo chiamare PAURA tutto ciò? Direi che in tal caso di sana PAURA si tratta, ma che assomiglia moltissimo a sana RAGIONE, con un po' di sana PREVENZIONE e di sano BUON SENSO. Giorgio Kutufà: Il Governo non rappresenta più la maggioranza del paese “Il nettissimo risultato dei referendum dimostra inequivocabilmente che Berlusconi e il suo governo non hanno più la maggioranza nel Paese”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Provincia, Giorgio Kutufà, alla luce dei risultati definitivi della consultazione referendaria. “Berlusconi – ha aggiunto Kutufà – deve trarre immediatamente le conseguenze di questo dimettendosi. L’Italia non può essere più governata da forze minoritarie, incapaci di guidare la nazione sul terreno del rilancio economico”. Sull’esito della consultazione nel territorio provinciale, il presidente ha, poi, sottolineato che “Livorno e la sua provincia sono stati, come sempre, battistrada della svolta politica”. Lorenzo Marchetti: Sono i giovani i veri vincitori L'Elba ha raggiunto il quorum: affluenza al 51,4% e nei quattro referendum stravince il Sì. Questa la partecipazione popolare nei comuni elbani: Marciana Marina 57,98%; Portoferraio 54,25%; Rio Marina 52,33%; Rio nell'Elba 52,27%; Porto Azzurro 50,77%; Campo nell’Elba 50,74%; Marciana 49,28%; Capoliveri 47,59%. Ogni qualvolta sono andato ai seggi ho trovato molti giovani, qualcuno votava per la prima volta! Sono loro i veri vincitori di questa consultazione referendaria giocata sia col passaparola ma essenzialmente su internet. Si è sprigionata, inaspettatamente, una voglia di cambiamento, una riscossa civica che ha coinvolto tanti cittadini, d’ogni età e stato sociale, i quali hanno così manifestata la voglia di decidere il proprio futuro. Spetta ora ai partiti riformisti saper leggere i cambiamenti intervenuti in questi ultimi mesi nella società italiana, e quindi, serenamente e pacatamente, riuscire a raccogliere qull’energia che si è sprigionata in tutto il paese. LEGAMBIENTE:Festeggiamo l’eolico e la vittoria del referendum contro il nucleare A due giorni dalla vittoria contro il nucleare, Legambiente scende nelle piazze italiane per festeggiare la giornata mondiale dedicata all’energia eolica promossa dall’Ewea, l’associazione europea dell’energia eolica e dal Gwec, il Global Wind Energy Council, e insieme ad Anev (Associazione nazionale energia del vento), organizza iniziative in tutta la Penisola per promuovere questa fonte pulita, rinnovabile e inesauribile. Gli oltre 6mila MW di eolico installati in Italia e diffusi in oltre 340 Comuni convincono di più delle politiche poco lungimiranti del governo. Grazie a questi impianti, infatti, si producono ogni anno nel nostro Paese oltre 10,8 miliardi di kWh di energia elettrica, in grado di coprire il fabbisogno di oltre 4,3 milioni di famiglie e di risparmiare in atmosfera oltre 6,4 milioni di tonnellate di CO2. Numeri che dimostrano quanto l’eolico, grazie anche alle diverse tecnologie, sia fondamentale nel ripensare un modello energetico sostenibile e democratico. “L’eolico e le rinnovabili rappresentano proprio quel modello nuovo e concreto in grado di far raggiungere importanti risultati rispetto ai fabbisogni energetici - commenta Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente -. Sono 220 i Comuni dove già oggi si sono raggiunti obiettivi importanti, ovvero dove si produce più energia di quella necessaria alle famiglie residenti grazie alla cosiddetta generazione distribuita, mix di fonti su piccola scala, in grado di coprire i fabbisogni energetici elettrici e termici. Un modello che si contrappone alla scelta nucleare che il governo avrebbe voluto portare avanti, a vantaggio di pochi, e che avrebbe condannato l’Italia a non poter investire sulle rinnovabili”. “E’ importante, ora, che il governo porti avanti politiche che diano maggior forza al settore eolico. Il raggiungimento dell’obiettivo di 16 mila MW al 2020 è una sfida interessante per il nostro Paese, ma sono necessarie fin da subito scelte strategiche e coraggiose che facilitino lo sviluppo dell’industria dell’ eolico e di tutti i benefici che questo porterà: posti di lavoro, lotta ai cambiamenti climatici, qualità di vita. Se l’obiettivo al 2020 sarà rispettato il solo ‘settore del vento’ sarà in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 11 milioni di famiglie”. L’elenco completo degli appuntamenti è consultabile su www.legambiente.it Paolo Di Pirro: A proposito del nucleare...e non solo Puntualmente, in Italia così come in altri Paesi per la verità, al presentarsi dell’ennesima catastrofe umana ed ambientale ovvero dell’ennesima emergenza, si attiva la corsa frenetica, ed inevitabilmente poco lucida, alla ricerca della soluzione “magica”, facile ed immediata penalizzando serenità di analisi ed ottica di osservazione dei problemi. E’ stato così per la tragedia del Vajont (centrale idroelettrica), in Italia, ed è così anche per l’ucraino disastro nucleare di Chernobyl e per quello giapponese di Fukushima, peraltro innescato da un terremoto di inimmaginabile intensità (oltre il 9^ grado della scala Richter , equivalente, più o meno a circa 100 miliardi di tonnellate di tritolo). Ed allora, via con la gara per le più fantasiose proposte di soluzioni alternative, di politiche “a fiuto” e di creative valutazioni velleitariamente tecniche. Quando frequentavo il corso di Ingegneria Nucleare circolava una curiosa storiella su Enrico Fermi, uno dei riconosciuti padri della cosiddetta “energia atomica”: alla domanda rivoltagli da qualcuno circa la possibilità di difendersi dalle radiazioni, pare che Fermi abbia semplicemente risposto “Standone il più lontano possibile !”. Quindi, non fosse altro che per il rispetto dovuto a cotanto “parere”, la contrarietà all’utilizzo delle fonti nucleari per un ripristino del programma energetico italiano, è scontata e convinta, pur nella coscienza di non avere risolto, con ciò, alcun problema. Il ricorso alle centrali nucleari presenta, pur nella oggettiva e perdurante ricerca della massima sicurezza di esercizio possibile, notevoli problemi connessi alla natura stessa del processo termonucleare, alle scorie ed alle perdite radioattive, all’uso militare di certi “sottoprodotti” ed all’approvvigionamento del “combustibile” ; ma, purtroppo, non è tutto, dovendo prendere anche atto che gli effetti della radioattività praticamente non conoscono né distanze né tempo. A riprova di ciò, per quanto riguarda lo “spazio”, basti pensare che, in Italia, abbiamo risentito degli effetti del disastro di Chernobyl (circa 4.000 km di distanza) ed anche di quello recente di Fukushima (circa 10.000 km di distanza) con conseguenze, in questo ultimo caso, ancor più immanenti se solo le condizioni atmosferiche fossero state di altro tipo. Le conseguenze della “invasione radioattiva” connesse al disastro di Chernobyl del lontano 1986, non sono affatto scomparse : a suffragare ciò basterebbe considerare che i tempi di decadimento (riduzione del 50% della propria attività, non certo cessazione, come il termine italiano potrebbe indurre a pensare) dei più comuni elementi radioattivi varia da decine a milioni di anni. Anche tralasciando l’incontrollabile macro-contesto asiatico, a quanto sopra si aggiunga che permangono in esercizio, entro i confini della vecchia Unione Sovietica, una decina di centrali simili a quella di Chernobyl e, nell’Europa Occidentale, circa 150 centrali nucleari attive situate, tra l’altro, nelle vicinissime Francia, Germania, Spagna e Svizzera con un tasso di rischio, da parte dell’Italia, quasi pari a quello che si avrebbe con le centrali nucleari “in casa”. Si aggiunga, ancora, la perdurante confusione di indirizzi e decisioni unilaterali, da parte di numerosi governi, dettate dal tragicomico ping-pong tra incombenti e ricorrenti emergenze energetiche ed improvvise resipiscenze ambientaliste : moratorie unilaterali, sospensioni temporanee, rilanci produttivi e reazioni post-disastri. Quasi nessun Paese ha rinunciato a questo ping-pong, neanche la stessa Germania od addirittura il Giappone che, nonostante il disastro recente, ha confermato il proprio programma nucleare. Tutto ciò porta a definire inefficace qualsiasi posizione unilaterale in tema di ricorso alle fonti nucleari, e, invece, necessario un “governo” mondiale sul tema, sulla scorta di quanto faticosamente si è fatto e si sta facendo per il problema del cosiddetto “effetto serra” e della CO2. : una “Kyoto nucleare”, quindi, o meglio ancora, una “Kyoto dell’energia” In realtà, una maggiore onestà intellettuale dovrebbe ispirare un approccio più generale riguardante il completo e complesso tema dell’energia. Le varie altre modalità produttive di produzione di energia elettrica diverse dal nucleare (centrali termoelettriche convenzionali ed idroelettriche, ma anche impianti fotovoltaici ed eolici) sono state e sono oggetto, anch’esse, di numerose e motivate valutazioni negative connesse agli importanti impatti ed ai costi ambientali delle filiere, ai rischi diretti per l’uomo, alla disponibilità delle risorse, alla sudditanza geopolitica degli approvvigionamenti, ai costi crescenti, alla continuità/discontinuità produttiva, al generale problema delle scorie tossiche, alla oggettiva incompatibilità ed invasività degli impianti con il diffuso pregio del territorio italiano e del patrimonio architettonico, paesaggistico ed agricolo (con buona pace dei poetici termini, ad esempio, di “orto solare”, “laghi di luce” o “campi solari” che, invece, nascondono quasi sempre l’abbandono di colture pregiate in nome della maggiore redditività del verde “conto energia”). Quando ci si trova in queste situazioni apparentemente senza soluzione, il più delle volte significa che si sono commessi degli “errori di lettura” del problema stesso. Infatti, quando comunemente si parla di “energia” ci si riferisce immediatamente ed esclusivamente alla “produzione” , così trascurando colpevolmente la sua natura di “sistema complesso”: un sistema caratterizzato da numerose variabili quali, soprattutto, la “produzione”, il “consumo”, la “qualità di vita”, il “modello di sviluppo”, la “disponibilità in proprio delle risorse” , i “costi al consumo” ed altre ancora. Così, accettare di “inseguire i consumi” crescenti senza agire sugli stessi e su tutte le altre variabili, non può che condurre ad una forzosa e spesso cieca rincorsa ad una sempre maggiore produzione di energia a tutti i costi, magari di nuovo ricorrendo, in emergenza, a fonti energetiche pericolose e ad alto impatto ambientale. Un secondo aspetto sul quale , senza voler qui ricordare note leggi della fisica e principi della termodinamica, sarà bene mettersi l’animo in pace una volta per tutte, riguarda la non-naturalità di metodi “ambientalmente gratuiti” per produrre energia. Per un problema così complesso, allora, una soluzione seria non potrà che essere altrettanto complessa, sulla base di un impegnativo e coraggioso progetto politico strategico, ponendo le basi di nuovi sistemi di vita e di modelli di sviluppo ed economici più “verdi”, differenziando e personalizzando i sistemi di produzione energetica, anche attuando una sorta di “federalismo energetico” finalizzato ad un più diretto e responsabile impatto dei consumatori con l’eventuale dispendio energetico. Saprà l’attuale politica, fin troppo abituata al miope immediato, lanciare e gestire una sfida così strategica e di lungo e faticoso ritorno?
ERA NUCLEARE