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A Sciambere di un melanconico tramonto

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 14 giugno 2011

Nel fausto pomeriggio di lunedì, del risonante mar di Norsi lungo la riva, mentre Tatiana e Antonella tenevano fede al loro impegno di mescere aggratisse il primo bicchiere di vino a quelli che si presentavano al banco del loro bar, dimostrando, certificato elettorale timbrato, di aver votato, ci siamo staccati per un attimo dalla piccola folla festante che man mano ivi si andava radunando, per rivolgere un commosso e reverente pensier. Ed in solitudine, davanti alla linea dell’orizzonte a Sud abbiamo levato il nostro calice alla barba (ops!) alla salute del primo cittadino (feguramoci l’utimo .. disse Tardò) di un picciol borgo marinaro che sull’opposta settentrionale sponda dell’insula si sta. Tre volte quel grande capo-condomino subì il Velenoso attacco di chi chiedeva un suo pronunciamento contra la bella energia dell’atomo, tre volte resistette eroicamente, tre volte sdegnoso rifiutò, ignaro che gli infidi marinesi suoi (già macchiatisi di tortolinicidio) lo avrebbero pugnalato alle spalle risultando, tra gli elbani, i più feroci affossatori referendari di nucleare e berlusche favate collegate. Povero Cimabue, stella appena sorta che già si scolora e tramonta, coinvolta nella ruina, nello spengersi crudel del mentore suo, che sempre su più flaccida chiappa si siede. Una prece


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