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La camera iperbarica dell'ospedale di Portoferraio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 17 maggio 2011

Presso l’ospedale di Portoferraio, di fianco al pronto soccorso, è presente una camera iperbarica, funzionante, donata anni orsono da un ingegnere che perse il figlio proprio nelle acque dell’Elba. Già in precedenza era presente una “storica” camera Galeazzi, monoposto, che attualmente è esposta nell’ingresso principale dell’Ospedale. Al servizio iperbarico accedono i subacquei che incorrono in incidenti o i pazienti in fase acuta di intossicazione da monossido di carbonio. Diversi sono stati i medici che si sono occupati di tale servizio, ma in realtà ben pochi quelli che se ne sono occupati e sono stati impiegati in tale struttura, aventi le specifiche competenze. Molti di questi medici specialisti, di cui almeno due negli ultimi anni, venuti a lavorare sull’Isola proprio per lavorare in camera iperbarica, oltre che in pronto soccorso, ed entrambi appassionati di mare e medicina subacquea, hanno preferito licenziarsi o non rinnovare il contratto, piuttosto che continuare a vedere inutilizzata rispetto alle possibilità la camera iperbarica. L’ultima decisione della sanità livornese, interrotta solo dall’inizio della stagione ormai alle porte, era proprio quella di chiudere il servizio, dove ormai è rimasto solo un medico qualificato a svolgere i servizi di guardia, più altri due che sembra non abbiano il titolo né una specifica preparazione. E proprio nei primi giorni di maggio, quando la direzione della ASL aveva ben visto di non redigere nessun calendario dei turni di reperibilità, si è verificato il primo incidente subacqueo e il paziente ha avuto la possibilità di essere ricompresso solo perché “casualmente” è stato rintracciato uno dei tre medici che svolgevano le reperibilità fino al mese precedente. In effetti, vista la diaspora degli specialisti nel settore, sembrerebbe più semplice, anche se meno logico, chiudere il servizio, anziché implementarlo per invogliare i medici iperbarici a rimanere sull’isola. Per quanto attiene alla casistica, è vero che i numeri attualmente totalizzati dall’iperbarica Elbana non sono così alti (circa 20-25 persone all’anno), ma c’è da fare due considerazioni: a) I casi di ricompressione di subacquei, totalizzati nei 3-4 mesi estivi superano i casi del servizio iperbarico di Pisa e Grosseto messi assieme (nell’isola d’Elba, nei mesi estivi, con i soli diving center si arriva a una media di 700-900 immersioni giornaliere, con picchi più alti nei week end) b) Non solo i subacquei o gli intossicati da monossido potrebbero usare la camera iperbarica, ma tutti i pazienti con ferite difficili (vedi piaghe da decubito, ulcere diabetiche, infezioni estese di difficile risoluzione, fratture che non si riescono a solidificare), tutti pazienti che dall’Isola d’Elba o non ricevono nessun trattamento (nemmeno per queste patologie per le quali la camera iperbarica, a livello “mondiale” è riconosciuta come trattamento d’elezione e d’eccellenza), o sono costretti a essere trasportati a spese proprie presso il centro iperbarico di Pisa o Grosseto. C.E.D.  Consorzio Elbano Diving 57037 Portoferraio (Li)  Via del Fosso di Riondo, 37 Mobil: +39.335.6825081  presidenza@elbaced.it  www.elbaced.it C.F. 91013730493 La camera iperbarica attualmente presente è perfettamente funzionante nonché regolarmente manutenzionata e controllata, può ospitare un paziente barellato (e quindi critico) o 2 pazienti seduti, più ovviamente il personale di assistenza interna. Con l’acquisto di 2 sedili interni, in plastica, da sistemare sugli alloggiamenti già predisposti, e con l’acquisto di un filtro per l’aria compressa che diventerebbe pertanto “medicale” (in ottemperanza alle nuove disposizioni in materia), e soprattutto con l’impiego di personale “qualificato” che certamente non si farebbe fatica a trovare, la camera iperbarica dell’isola d’Elba potrebbe svolgere, oltre al servizio d’emergenza, anche tutte le routine che non trovano altra soluzione, portando alla ASL anche il rimborso regionale, non solo per gli abitanti dell’isola (la cui alternativa sono 2 ore di viaggio, mare permettendo, in andata e ritorno, giornalmente per almeno 60-70 sedute di un’ora!!!!) ma anche per gli abitanti di Piombino che forse potrebbero più agevolmente spostarsi a Portoferraio per le sedute piuttosto che a Grosseto o Pisa (come tempo sicuramente c’è un guadagno). Sotto l’aspetto dell’immagine che stiamo cercando di dare a un turismo subacqueo, esigente e di qualità, la minaccia di chiudere la camera iperbarica a Portoferraio, non può fare altro che allontanare questa preziosa risorsa di turismo (destagionalizzato), limitando di conseguenza, lo sviluppo e le prospettive di investimento di centinaia di attività che direttamente o indirettamente vivono di subacquea, con un conseguente impoverimento dell’economia Elbana. In questi ultimi anni, alcune amministrazioni hanno dimostrato una forte sensibilità alla riqualificazione e alle problematiche legate al turismo subacqueo, vedi Barbetti a Capoliveri con “Linea di boe” (un progetto a tutela dei subacquei in immersione), Portoferraio con gli ormeggi verdi allo scoglietto, e altre interessanti iniziative in fase di progetto come a Marciana Marina, tutti impegnati a voler rilanciare e veder crescere l’immagine della subacquea all’isola d’Elba. Se venisse confermata la chiusura della camera iperbarica, il tam tam negativo che ne deriverebbe, sia in Italia che all’Estero, rischierebbe di vanificare gli sforzi di queste amministrazioni lungimiranti, considerato che la sicurezza è un tema molto sentito dal grande popolo subacqueo. Il futuro di Portoferraio e la volontà della direzione dell’Azienda Sanitaria Livornese non lo conosciamo perfettamente, ma abbiamo l’impressione che si voglia far chiudere la camera iperbarica il più rapidamente e silenziosamente possibile. Noi operatori e istruttori di diving, sappiamo cosa sia un’embolia, e quanto sia importante la velocità con la quale deve essere questa tratta in camera iperbarica da personale qualificato, e non ci piace proprio che in caso di un incidente, l’unica prospettiva sia rivolgerci a Pisa o Grosseto. Con la presente, facciamo appello a tutte le amministrazioni perché chiariscono, intercedano e risolvano questo problema con la Asl, considerato che questo è un problema di tutti, che se trascurato, può portare gravi conseguenze.


Camere iperbariche sub embolia

Camere iperbariche sub embolia