Anche il Sindaco di Portoferraio, Roberto Peria, ha firmato l'appello per dire No alla svendita delle spiagge, raccogliendo l'invito di Legambiente agli amministratori costieri a divenire "obiettori di coscienza". Peria è stato tra i primi a farlo insieme ai suoi collegjhi di Capalbio, Maratea, Villasimius, Senigallia, Noto, Otranto, Ostuni, Pollica, Favignana, Isola Capo Rizzuto e Posada, che così chiedono di impedire la "svendita" del litorale prevista dall'articolo 3 del Dl sviluppo. «Un decreto - dice l'associazione ambientalista - grazie al quale si profila la concessione delle spiagge per un tempo lunghissimo, consentendo anche di aggirare le normative di tutela per legalizzare le costruzioni abusive e aprendo le porte a nuove edificazioni nella fascia dei 300 metri dalla battigia». A schierarsi per un turismo di qualità, contro le speculazioni edilizie costiere e per il libero accesso alle spiagge sono alcuni tra i sindaci delle più belle e rinomate località turistiche: Roberto Peria di Portoferraio (Elba, Li) Luigi Bellumori di Capalbio (Gr), Caterina Girasole di Isola Capo Rizzuto (Kr), Corrado Valvo di Noto (Sr), Mario Di Trani di Maratea (Pz), Luciano Cariddi di Otranto (Le), Domenico Tanzarella di Ostuni (Br), Stefano Pisani di Pollica (Sa), Salvatore Sanna di Villasimius (Ca), Roberto Tola di Posada (Nu), Lucio Antinoro di Favignana (Tp),. Maurizio Mangialardi di Senigallia (An) e, in rappresentanza delle aree marine protette, il presidente di Federparchi Gianpiero Sammuri. Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente, sottolinea che «Le località costiere che hanno puntato sulla qualità respingono al mittente il decreto del Governo. E' la prova che quel provvedimento non fa bene al turismo e uccide il paesaggio. I sindaci che hanno firmato il nostro appello rappresentano, peraltro, alcuni dei comprensori turistici più importanti del Paese, con numeri di arrivi e presenze significativi. E' la prova, quindi, che il turismo in Italia non ha bisogno di ulteriore cementificazione e deregulation, quanto piuttosto di qualità e tutela dell'ambiente». Ecco il testo dell'appello Spiagge libere che si può firmare sul sito www.legambiente.it Appello per fermare la privatizzazione delle spiagge italiane! Il paesaggio costiero rappresenta un patrimonio inestimabile che appartiene a tutti gli italiani. Le spiagge e le coste devono essere accessibili e fruibili da tutti i cittadini e non possono essere cedute ai privati in cambio di pochi euro allo Stato o alle amministrazioni locali. Se fino ad oggi alcuni imprenditori balneari hanno guadagnato somme enormi pagando al Demanio cifre irrisorie, con il Dl Sviluppo approvato dal Governo, le spiagge verrebbero concesse per quasi 100 anni (*) senza alcuna gara o controllo. Attraverso il diritto di superficie, inoltre, si potranno aggirare le normative di tutela legalizzando persino costruzioni abusive e aprendo le porte a nuove edificazioni nella fascia dei 300 metri dalla battigia. Tutto ciò senza che i Ministeri dei Beni culturali e dell’Ambiente siano in alcun modo coinvolti nelle autorizzazioni, parchè a gestire il tutto sarebbe l'Agenzia del Demanio, con Regione e Comune che si spartirebbero gli introiti. La Commissione europea è già intervenuta per chiedere che le concessioni demaniali agli operatori balneari siano affidate con gare pubbliche e trasparenti e tempi limitati, in modo da garantire sia gli imprenditori onesti che il diritto dei cittadini a poter fruire delle spiagge e degli scogli. Firma anche tu per il rispetto dei tuoi diritti e chiedi con noi di: - fermare le previsioni del DL sviluppo che riguardano il demanio costiero italiano - stabilire l'obbligo delle gare per tutte le concessioni balneari, con un tempo massimo delle concessioni di 6 anni. - garantire che almeno il 50% delle spiagge in ogni Comune sia lasciato per la libera fruizione dei cittadini - tutelare le coste italiane da qualsiasi nuovo intervento edilizio Legambiente (*) Nelle ultime ore si è appreso che per intervento del Quirinale il testo del DL è stato modificato in particolare per quanto riguarda la durata delle concessioni ridotta da 90 a 20 anni, (che è comunque un tempo più lungo della media europea). Rimangono comunque nel provvedimento le altre misure che hanno generato le proteste degli ambientalisti e l'appello sottoscritto dai primi cittadini.
barca alle Prade portoferraio