Ringrazio vivamente la Redazione di Elbareport per la pubblicazione della mia lettera in merito a “Quello che non va nella gestione del Circolo Nautico Cavese” e per aver concesso al CNC l’opportunità di replicare. In effetti “La replica del Circolo Nautico Cavo” del 27 aprile scorso è stata la prima risposta che ho ricevuto alle numerose lettere da me inviate a partire dal 2009 al Presidente del Circolo per segnalare fatti che a me apparivano essere gravi irregolarità. Mi piace quindi l’opportunità che mi viene oggi fornita di un confronto con il Circolo, aperto ai lettori di Elbareport. La replica del Circolo parte con l’affermazione “Nulla di quanto scritto corrisponde al vero”, ma oltre a questa affermazione estremamente sintetica e violenta, in tutta la lettera non viene fornita alcuna argomentazione per asserire la falsità di alcuno dei “fatti da me esposti”. Ammetto ed apprezzo il fatto che si possano avere opinioni differenti, ma non posso ammettere che alcuno affermi (senza fornirne prova) che i fatti oggettivi da cui si dipartono i miei ragionamenti siano falsi. Quindi approfitto della opportunità che Elbareport mi offre per porre al Circolo qualche precisa domanda e chiedere una pubblica risposta sui “quattro fatti seguenti“, che mi appaiono di estrema importanza, qualora si volesse aprire un vero confronto. FATTO 1: VIOLAZIONE DELL’ART.21 DELLO STATUTO DEL CIRCOLO. In data 29.3.10 il Collegio dei Probiviri (composto da due avvocati ed un magistrato) segnalò come per variazioni dello statuto del Circolo l’art. 21 del vigente statuto imponesse la convocazione di una assemblea straordinaria. Ciò nonostante nella assemblea ordinaria del 5.4.10 fu deliberato uno Statuto completamente nuovo. FATTO 2: VIOLAZIONE DELL’ART. 21 DEL CODICE CIVILE. La legge italiana per variazioni di statuto di “associazioni riconosciute” richiede la presenza di almeno tre quarti degli associati. Una sentenza della Cassazione del 1993 ha stabilito che detto art. 21 sia applicabile in via analogica alle associazioni, quali il Circolo Nautico Cavo. All’assemblea ordinaria nella quale fu approvato il nuovo statuto erano presenti 44 soci su 127 aventi diritto al voto. L’art. 21 richiede la presenza di almeno 96 soci. FATTO 3: VIOLAZIONE DELL’ART. 21 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA. La nostra Costituzione stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Ritenendo (magari per mia ignoranza) che sussistano le due violazioni su menzionate come “FATTI 1 e 2”, dopo aver esposto il problema a tutti gli organi del Circolo senza aver ricevuto alcuna risposta, ho esposto i fatti e la mia opinione in merito a chi poteva avere un diretto interesse alla conoscenza di questi fatti, cioè ai soci, alla FIV ed al CONI, cui il Circolo è associato, ed alla Amministrazione Comunale di Rio Marina, che ha rilasciato al Circolo la concessione sullo specchio d’acqua del porto del Cavo. Per questa manifestazione del mio pensiero sono stato sottoposto a due successivi provvedimenti disciplinari fino alla espulsione dal Circolo ed a nulla è valso il mio richiamo alla libertà di manifestazione del pensiero garantita a “tutti” dalla Costituzione. Il mio richiamo al diritto costituzionale non è mai stato neppure preso in considerazione. FATTO 4: IMPOSIZIONE DEL VOTO PALESE NELLE DELIBERAZIONI ASSEMBLEARI. Nel 2009 fu imposta nella assemblea dei soci la votazione palese per appello nominale per deliberazioni di ratifica degli atti compiuti dal Presidente e dal Consiglio Direttivo al di fuori del loro mandato, nonché per l’approvazione del rendiconto economico. Nel passato queste deliberazioni erano state sempre assunte con voto segreto. In particolare nell’assemblea del 2009 erano state distribuite ai soci le schede per procedere alla votazione segreta. Solo al momento del voto avvenne l’improvviso cambiamento di rotta. Per comprendere il significato di questa variazione improvvisa, più che i miei commenti può essere utile un resoconto dei fatti avvenuti quel giorno. Conclusa la relazione del Presidente ed aperta la discussione, chiesi la parola per esporre il mio punto di vista prima che si procedesse alla votazione. Non appena ebbi introdotto l’argomento sul quale avevo alcune domande da porre ed alcuni commenti da fare, mi fu tolta la parola, impedendomi di concludere l’intervento. Fu quindi deciso di procedere immediatamente alla approvazione del rendiconto di cassa introducendo l’innovazione del voto palese per appello nominale. Il tutto fu fatto con un apparente rispetto della forma democratica, ma evidente violazione dello spirito della democrazia. Prima fu chiesto che alzassero la mano coloro che volessero che potessi completare il mio intervento. Quindi fu chiesto che alzassero la mano coloro che avessero voluto il voto segreto. Alla fine la delibera fu approvata con un solo voto contrario: il mio. La comunicazione dell’assegnazione dei posti barca ai soci non era ancora avvenuta, la si attendeva a giorni. Personalmente, essendo un socio finanziatore, non avevo problemi in quanto il posto barca mi spettava di diritto. Questa votazione fu l’inizio di quella “maggioranza bulgara”, che risponde perfettamente alla domanda posta nella replica del Circolo che qui riporto: Donati “ha ampiamente avuto modo di esporre a tutti (in assemblea e con lettere aperte) le sue posizioni e nessuno, dico nessuno, gli ha dato un minimo di retta. Avrà un minimo di significato tutto questo?”. Il significato esiste, in democrazia la libertà dei votanti è garantita attraverso il voto segreto e la storia ci insegna che, laddove il paese sia dominato da una feroce dittatura, si hanno votazioni con risultato unanime, come ad esempio succedeva in Bulgaria, negli anni in cui era entrata di moda l’espressione “maggioranza bulgara”. VI PUÒ INCURIOSIRE quale fosse l’oggetto del mio intervento, che appare avere scatenato questo sconvolgimento. Volevo la risposta ad una domanda, cui ancora oggi non sono riuscito ad ottenere risposta. Erano sorte gravi controversie con lavoratori dipendenti del Circolo, che erano stati licenziati. Circolavano voci di violazione da parte del Circolo di leggi sul lavoro. Quale socio di una associazione senza personalità giuridica (quindi nella sostanza essendo uno dei datori di lavoro) volevo essere informato dei fatti. Le informazioni richieste non le ho mai avute, ma da uno dei lavoratori licenziati ho saputo di gravi sanzioni pecuniarie applicate al Circolo. DOMANDA I. Può il Circolo smentire o confermare questa voce? Ritengo che, non trattandosi di un dato segreto che solo alcuni debbano conoscere, l’importo della eventuale sanzione applicata al Circolo potrebbe essere comunicato dal Circolo stesso via Elbareport. DOMANDA II. Tornando alla affermazione “Nulla di quanto scritto corrisponde al vero” contenuta nella replica del Circolo, chiedo al Circolo di volere spiegare a supporto della loro affermazione, che ritengo tanto succinta quanto violenta, se i quattro fatti sopra menzionati siano reali o frutto della mia fantasia. Non sto qui a discutere se il Circolo fosse o meno tenuto al rispetto degli articoli 21 dello statuto, 21 del codice civile, 21 della costituzione e se fosse o meno tenuto al mantenimento del voto segreto nelle delibere assembleari. Vorrei che prima di tutto ci accordassimo sulla esistenza dei fatti sopra esposti. Poi potremo consentire ad ognuno di esprimere la propria opinione e lasciare il giudizio finale a chi ne abbia la competenza. LA PROPOSIZIONE DI QUERELA. Si tratta di un fatto che è già successo, quando il Consiglio Direttivo promosse la prima azione disciplinare nei miei confronti e nella stessa riunione deliberò la presentazione di una querela nei miei confronti. Evidenziai allora il grave e dichiarato conflitto di interessi in cui si trovavano il Presidente ed i membri del Consiglio Direttivo. Il Collegio dei Probiviri mi comunicò che, secondo il nuovo Statuto vigente, il Consiglio Direttivo non è tenuto all’obbligo della terzietà e può procedere anche in presenza di conflitto di interessi. Quindi il Consiglio Direttivo emanò il suo giudizio di espulsione, che fu ridotto dal Collegio dei Probiviri alla sospensione di 10 mesi. A questo punto il Consiglio Direttivo rinunciò a presentare la querela deliberata nei miei confronti, non so se perché soddisfatto della punizione inflittami o se fosse in difficoltà nel presentarsi davanti ad un giudice (per cui la terzietà è un principio assoluto) e dover dichiarare che il Consiglio Direttivo con una variazione di statuto si è attribuito il potere di procedere anche in presenza di dichiarato grave conflitto di interessi. In merito alla nuova annunciata querela nei miei confronti, dichiaro la mia piena fiducia nella giustizia e la mia assoluta tranquillità. Il ricorso alle vie giudiziarie può sicuramente essere la via di soluzione di tanti dei problemi esposti, anche se ritengo sia la via da seguire solo dopo aver esplorato le principali vie alternative. Oggi mi appare essere il MOMENTO APPROPRIATO PER UN COINVOLGIMENTO DELLA POLITICA LOCALE. La prossima amministrazione comunale non può non avere un piano per la gestione del porto del Cavo e questo mi appare il momento per portare in piazza tutti i problemi di cui oggi si discute.
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