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La falsità come bandiera

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 04 maggio 2011

In merito ai dubbi dell’On. Bosi sulla competizione elettorale di Rio Marina e Cavo, vale la pena ricordare allo stesso Sindaco uscente che Marcello Barghini è stato candidato nella sua lista (centro-destra) nelle elezioni amministrative del 2001, ottenendo 111 (centoundici) preferenze, risultando così il terzo assoluto. Lo stesso Onorevole Bosi, inoltre, colloca politicamente Cesarina in area (centro-sinistra) ricordando la sua pregressa esperienza politica con Roberto Antonini nel 1997. Precisiamo che Cesarina Barghini non ha mai ricoperto la carica di Assessore se non quella di Consigliere e che le sue dimissioni risalgono a tempi precedenti a quelli a cui si riferisce il Sindaco uscente. Da ciò si desume, e i nostri Concittadini ne hanno piena consapevolezza, che i due fratelli sono “politicamente distanti” e questa pubblica riflessione dell’On. Bosi risulta pretestuosa ed ingannevole. Dispiace e meraviglia molto leggere che il nostro Sindaco uscente sia così duro nelle sue dichiarazioni tese a riesumare il passato per mascherare in realtà le proprie carenze; stupisce il suo accanirsi contro un giovane amministratore di 30 anni (tanti ne aveva Roberto Antonini all’epoca) che, se errore ci fu, non giustifica affatto questa campagna denigratoria con la potenza del vituperio che appare inaccettabile e che non onora nessuno, in primis, il nostro Comune. Relativamente alla candidatura a vice-sindaco dello stesso Roberto, della cui amicizia ci pregiamo, trattasi di ennesima menzogna che denota nervosismo e timore poiché la lista “Forum Cittadino” ha in mano carte vincenti e gioca lealmente ma, a quanto pare, quando si tratta di perdere il potere, tutto si escogita e ciò ci ricorda il famoso assioma del pensatore politico inglese, Lord Acton, secondo il quale “il potere assoluto corrompe assolutamente”. Nel nostro Comune questa degradazione della realtà è chiamata politica come se la politica non fosse altro che manipolazione persuasiva, sacco vuoto, discorso privo di contenuti, insomma utile non a governare i destini, le relazioni e gli interessi degli uomini, ma a scrivere le proprie verità. La questione è critica e tutta politica. Chi ha in custodia le istituzioni dovrebbe tenerne conto perché la credibilità delle stesse si difende anche tutelando quella verità che è la condizione necessaria alla fiducia del cittadino per il proprio Comune. E' la verità - e la responsabilità di affrontarla in pubblico - che rende adeguato il processo deliberativo che sta alla base di ogni democrazia. A chi ha a cuore la democrazia non può sfuggire che le menzogne sottraggono a gran parte degli individui la capacità di giudicare liberamente gli affari pubblici; demoliscono ogni spirito critico; confondono, distraggono, rendono indifferenti il cittadino, lo trasformano in "spettatore di ogni cosa e testimone di nulla". Vale la pena evidenziare lo scandaloso squilibrio che si è creato lungo il “decennio” fra Comune e mercato. Il primo si è chiuso alle imprese locali, il secondo si è dilatato nel più caotico e iniquo dei modi. Il Comune ne esce spezzato e screditato, da ricostruire come dopo un tifone. Quel che sta accadendo oggi non smentisce i fatti a loro imputati. Li vogliono occultare, li negano, vaneggiano un ritorno ad un passato che è trascorso, con il risultato che i cittadini si sentono abbandonati, increduli ma nel contempo assetati di verità…


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