Quando, a Bagnaia, diversi anni fa, morì Carlo il Carbonaio, i parenti prima di disperarsi dovettero decidere dove, ufficialmente, Carlo era morto e soprattutto dove doveva essere composto. Se fosse stato deposto nel suo letto sarebbe morto a Rio nell’Elba, se invece veniva acconciato nel tavolo di cucina moriva a Portoferraio. Bisogna riconoscere che, al tempo di Carlo, per essere interrati a Rio, da Bagnaia si veniva portati a braccia con grande dispendio di forze e soprattutto di soldi per chi pagava, mentre un morto portoferraiese, dati i costi contenuti del trasporto (via mare/costa a costa) pesava per meno di un quarto nel bilancio familiare. Fatti due conti gli eredi dichiararono Carlo morto sul tavolo di cucina, essendo (sostennero) sua notoria abitudine schiacciarvi un pisolino. Il dottore non potè che certificare il morto portoferajese e il bilancio di famiglia tirò un sospiro di sollievo. Oggi, per preservarci in salute, io e il Bagnino del Volterraio siamo andati a berci un bel mezzo litro d’acqua a testa al di là del confine, alla faccia dei marocchini ferajesi che si stavano avvelenando con l’arsenico. Il Bagnino e la Cozza PS – mantriando: chiudiamo questi otto pollai, chiudiamo questi otto pollai, chiudiamo questi otto pollai, chiudiamo questi otto pollai, chiudiamo questi otto pollai, chiudiamo questi otto pollai, chiudiamo questi otto pollai, chiudiamo questi otto pollai ...
mola pollaio